La casa – Il risveglio del male, secondo horror diretto da Lee Cronin (Hole – L’abisso), prodotto da Warner Bros Pictures e New Line Cinema e disponibile su Now, riprende l’universo narrativo del celebre film di Sam Raimi del 1981 La casa (Evil Dead) riportando gli spettatori a fare i conti con i Deadite partoriti dalla fervida immaginazione del cineasta statunitense.
La trama
Nei sotterranei di un condominio di Los Angeles prossimo alla demolizione viene ritrovato un misterioso libro malefico che condurrà all’evocazione di un antico demone che metterà a dura prova una famiglia composta da una madre, i suoi tre figli e sua sorella.
Il “Requel” e l’industria hollywoodiana contemporanea
Negli ultimi anni sono comparsi nelle sale una lunga serie di film che inseriscono le proprie narrazioni all’interno di universi e immaginari cinematografici già esistenti e che facevano riferimento a lungometraggi, trilogie o saghe del passato di enorme successo. Basti pensare a operazioni come la nuova trilogia di Star Wars, a Terminator Genesis, Creed, Jurassic World o Matrix Resurrections.
Per descrivere tali film si potrebbe facilmente far utilizzo di termini come “sequel”, “prequel”, “remake” oppure “reboot”, ma quello che riesce meglio a spiegare tale fenomeno è “requel”. Ovvero un “reboot” che al tempo stesso funge anche da “sequel” per la saga, inserendo gli eventi narrativi nello stesso universo del film originale e che prevede la presenza sia di personaggi del passato che di nuovi.
La definizione è divenuta popolare soprattutto grazie alle giocose intuizioni metacinematografiche di Scream (5) del 2022. Non a caso la proliferazione di tali prodotti ha trovato terreno fertile in particolar modo nell’horror e nella contemporanea ossessione per gli anni ’80 e ’90.
Le differenze de La Casa
Tuttavia, il film di Cronin presenta alcune differenze dallo Scream (2022) appena citato e altri “requel” (Halloween, David Gordon Green, 2018) degli ultimi anni.
Se è vero che si tratta a tutti gli effetti di un reboot della saga di Raimi e che Cronin porti, esattamente come un sequel, gli eventi narrativi avanti nel tempo rispetto ai film originali, è altrettanto vero che sono assenti dei personaggi appartenenti all’universo cinematografico di riferimento. A fare la loro comparsa ci sono esclusivamente i demoni che si sono impossessati dei poveri ragazzi del film del 1981, anche se non mancano gli elementi iconografici della saga come il Necronomicon e la ormai mitica motosega del protagonista di La casa.
Ciò dimostra che, mentre tutte le altre saghe citate avevano bisogno di riportare in scena personaggi del passato del franchise, La casa ha la sua forza non nei personaggi veri e propri, quasi trattati come semplici funzioni narrative, (fatta eccezione per quello di Bruce Campbell), bensì nelle creature malefiche partorite dalla mente di Raimi e nel suo inconfondibile stile di messa in scena.
La casa 40 anni dopo
Riprendendo le ultime parole del precedente paragrafo, non si può infatti far a meno di citare i titoli di testa de La casa – Il risveglio del male. Essi citano apertamente il trademark registico dell’autore di Evil Dead attraverso la soggettiva del demone che corre attraverso i boschi e che giunge in una sperduta baita di montagna su un laghetto. Tuttavia, qui Cronin inserisce il primo scarto dal film originale perché tale soggettiva si rivela essere quella di un drone, e non quella dell’entità che vedremo nel seguito del film. Inoltre, ciò che accadrà nella citata baita di montagna non farà altro che da prologo a ciò che vedremo subito dopo l’apparizione del titolo del film. Infatti, in seguito La casa – Il risveglio del male ci porta in un fatiscente condominio di Los Angeles.
Tali scelte descrivono chiaramente la volontà di Cronin di sottolineare le differenze tecnologiche che intercorrono fra l’universo narrativo del suo film e quello di Raimi. Nonostante ciò, la tecnologia sembra non venire in soccorso ai protagonisti, interpretati fra gli altri da Lily Sullivan e Alyssa Sutherland, perché la lotta in spazi angusti a cui saranno sottoposti dai demoni evocati dal Necronomicon sarà identica a quella vissuta anni prima dai giovani di Evil Dead.
I punti di interesse
La casa – Il risveglio del male dunque, non si discosta tanto narrativamente dall’opera originale. La sceneggiatura alla fine si rivela solo uno spunto per mettere in scena i deliri dei protagonisti alle prese con i Deadite e le differenze sono per lo più nell’ambientazione, però non enfatizzata e caratterizzata così tanto. Soprattutto nella presenza di una famiglia, composta da quasi solo donne, (Danny, il figlio di Ellie, colui che evocherà il demone, è l’unico maschio della famiglia) come gruppo di personaggi principali .
Proprio la famiglia si rivela essere il punto di interesse di Cronin, che ne mostra gli aspetti più complessi e disfunzionali (i figli dovranno sfuggire dalla madre posseduta e a sostituirla ci sarà la loro zia Beth, che si scopre essere in dolce attesa). Dunque, in un film in cui i corpi si modificano e si annientano, il ruolo materno verrà ricoperto da un “corpo” diverso, cioè quello della zia, vera eroina dell’opera.
Ironia e drammaticità
Tuttavia, la differenza estetica principale fra La casa (1981) e La casa – Il risveglio del male risiede nella scelta di Cronin di non far utilizzo della tipica ironia visiva di Raimi che ondeggiava fra il gore e il cartoonesco, fra lo splatter e la commedia. Il film del 2023 decide di prendersi terribilmente sul serio eliminando quasi del tutto la componente giocosa, furibonda e creativa del suo predecessore conducendo l’opera ad arenarsi nel corso della seconda parte e a ridurre il tutto solo ad un’esplosione di sangue e citazioni.