Italo Calvino nelle città è il nuovo docufilm diretto da Davide Ferrario e ripercorre le città in cui ha vissuto Italo Calvino, mostrando inoltre i momenti più significativi della sua esistenza. Nel film troviamo Violante Placido che evoca una realtà altra, leggendo alcuni brani dello scrittore. Accanto all’attrice e cantante italiana troviamo Valerio Mastandrea, Filippo Scotti e Alessio Vassallo che incarnano la figura di Italo Calvino nei vari anni. Il documentario verrà presentato il 18 ottobre, ore 20:30, alla Festa del Cinema di Roma.
Il film è nelle sale italiane il 28, 29 e 30 ottobre distribuito da RS Productions.
Un viaggio tra i luoghi di Calvino
Italo Calvino è sicuramente una figura complessa e affascinante, che ha lasciato una traccia indelebile nella letteratura italiana. Attraverso questo documentario, come suggerisce il titolo, Ferrario si occupa dei luoghi che hanno segnato la vita dello scrittore. Infatti, nato a Cuba nel 1923, ma cresciuto a Sanremo, nel corso della sua esistenza Calvino si sposta in numerose città, per poi morire a Siena nel 1985. Durante questo lasso di tempo, in Italia e nel mondo accadono numerosi avvenimenti, che segneranno concretamente Calvino. Ecco che il documentario, quindi, ci mostra in che modo essi hanno impattato la vita del protagonista e la sua letteratura. Oltre a questo, una lettura evocativa de Le città invisibili accompagna lo spettatore nel corso di tutta l’opera.
Le città (in)visibili
Italo Calvino nelle città si snoda attraverso due diversi approcci.
Dapprima, si introducono documenti storici (testi, interviste, fotografie di Calvino e di chi l’ha conosciuto) che illustrano il celebre scrittore. Alle testimonianze si aggiungono letture di brani dell’autore, interpretati rispettivamente da Filippo Scotti, Alessio Vassallo e Valerio Mastandrea, che risultano il suo alter ego durante le varie fasi della sua vita. Accanto a ciò, vengono mostrate le numerose città in cui Calvino ha speso parte del proprio vissuto. Partendo da Cuba e passando poi per Sanremo, il documentario ci illustra i luoghi attraversati dallo scrittore, includendo così Torino, New York, Parigi, Roma e la pineta di Roccamare, in Toscana.
Scopriamo così della grande passione di Calvino per il cinema, il suo approccio alla guerra (che lo porterà poi a scrivere il suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno), il lavoro presso Einaudi ottenuto grazie al suo “maestro”, Cesare Pavese. Tuttavia, comprendiamo anche come il nomadismo di Calvino fosse dovuto ad una percezione di “assenza di radici”, sentendosi come uno straniero, spesso fuori luogo.
Questa scelta, che mostra le città “visibili” che hanno fatto parte di Calvino, si alterna ad una visione più cinematografica ed “onirica”. Infatti, attraverso la lettura ed interpretazione di Violante Placido, vengono evocate le città “invisibili” presenti nell’omonimo romanzo dell’autore.

Tra sogno e realtà
La rievocazione di Le città invisibili risulta senza dubbio la parte più interessante del documentario. Innanzitutto, il testo si presta benissimo ad una reinterpretazione in chiave moderna. I romanzi di Italo Calvino hanno il potere di risultare profondamente attuali, nonostante siano stati scritti nel secolo precedente. Questo lo rende un autore visionario. Oltre a ciò, i vari capitoli di Le città invisibili sembrano essere delle scene cinematografiche sotto forma di romanzo. Un aspetto sicuramente è a favore dell’adattamento del testo.
Ecco, quindi, che vengono scelte alcune città da rappresentare sul grande schermo, evocando uno spazio e un tempo che si distaccano dalla realtà. La presenza di questi intervalli, formati dalle “città invisibili”, permette allo spettatore di accedere ad un mondo altro, aderendo quella dimensione fantastica che stava tanto a cuore a Italo Calvino. Importante è notare il termine “invisibili”, presente nel titolo del racconto. Infatti, esso suggerisce una dimensione che non si manifesta materialmente e non può essere visionata ad occhio nudo.
La porta per accedere a questa dimensione “altra” si apre attraverso una scena particolare: sono mostrate immagini della natura, ma con i colori alterati, utilizzando il negativo. È proprio qui che ci avviciniamo all’ingresso di una dimensione irreale, fantastica.
Le successive scene, in cui le “città invisibili” assumono forma, sono fortemente suggestive. Sebbene siano ambientate in luoghi più o meno riconoscibili, danno l’impressione di appartenere ad un altro mondo. Un mondo che nella realtà effettivamente non esiste, ma che può essere creato attraverso la fantasia (nel caso della letteratura) e grazie alla finzione cinematografica. Un mondo che, di fatto, si trova nella mente del lettore-spettatore.
Una città unica e continua
Nel mio libro ‘Le città invisibili’, in cui c’è questo trasformarsi delle singole città in una città unica, è un po’ la vita che facciamo oggi. Tanto i viaggi internazionali, quanto i percorsi all’interno delle città sono delle parentesi di spazi vuoti. Non è più il viaggio attraverso una serie di luoghi diversi. È lo spostamento da un luogo all’altro con un vuoto in mezzo.
-Italo Calvino
La visione del documentario è senza dubbio un’occasione per apprendere curiosità, aneddoti ed informazioni solitamente non così note. È un ottimo spunto se non si conosce l’autore, la sua vita e alcune sue opere. Inoltre, incuriosendo lo spettatore, può essere il punto di partenza per (ri)scoprire un gigante della nostra letteratura.
L’alternarsi dei due approcci sopra illustrati sembra perfettamente combaciare con la descrizione di Calvino: essi costituiscono un’opera unica, in cui realtà e finzione sono fusi perfettamente, così come accade nelle opere dello scrittore.
Tuttavia, Italo Calvino nelle città non vuole essere una mera raccolta di testimonianze sulla vita di Italo Calvino. Ciò è evidente nelle sequenze squisitamente oniriche. Si può dedurre, allora, che il docufilm mira a riflettere sulla dimensione fantastica ed immaginifica. La letteratura e il cinema possiedono sicuramente questo enorme potere.
In un mondo ormai quasi anestetizzato, dove i sogni e la fantasia sono sostituiti da ansie, preoccupazioni e in cui alle persone manca qualcosa in cui credere, è necessario più che mai recuperare il nostro bambino interiore, capace di sognare. Solo in questo modo è possibile sopravvivere alla realtà.