Kjærlighet (Love) di Dag Johan Haugerud, film norvegese presentato in concorso alla 81esima mostra del cinema di Venezia, è parte di una trilogia. Secondo capitolo di Sex Drømmer Kjærlighet, il film del regista approfondisce uno di questi concetti, quello dell’amore, dopo aver parlato di sesso nel primo capitolo. E lo fa attraverso dei dialoghi onnipresenti e densi di significato che aiutano il progredire della storia più della storia stessa.
La trama di Kjærlighet (Love)
Marianne, una dottoressa pragmatica, e Tor, un infermiere compassionevole, stanno entrambi evitando le relazioni convenzionali. Una sera, dopo un appuntamento al buio, Marianne incontra Tor sul traghetto. Tor, che spesso passa lì la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini, le racconta di esperienze di intimità spontanea e di importanti conversazioni. Incuriosita da questa prospettiva, Marianne inizia a mettere in discussione le norme sociali e si chiede se tale intimità casuale possa essere un’opzione anche per lei.
Kjærlighet è parte della trilogia Sex Drømmer Kjærlighet. (Fonte: Biennale)
La recensione
Con una scansione temporale che vede il susseguirsi di giornate casuali in un agosto indefinito, il film è come diviso in capitoli, ognuno dei quali mostra un’evoluzione della concezione dell’amore nei personaggi.
Fin da subito sbattiamo contro di loro, contro la realtà e contro una realtà che loro in particolare, medico e infermiere, ci vogliono mostrare e dimostrare.
Tutto inizia con un’inquadratura fissa su quello che si scopre essere un paziente al quale viene diagnosticato un tumore alla prostata. Mentre vediamo il suo volto interrogativo che non riesce a capire cosa sta succedendo, sentiamo la voce della dottoressa che spiega la diagnosi. Questo ci introduce all’approccio dell’intero film: un cambio di prospettiva. Dall’amore, in tutte le sue forme, in tutte le sue declinazioni e in tutti i suoi generi (le relazioni queer sono sempre centrali nella trilogia di Dag Johan Haugerud) alla voglia, ogni volta, di sperimentare un punto di vista differente. E questa prima scena anticipa quello che poi sarà centrale nel film e nella trilogia.
Addirittura fa da trait d’union tra il precedente film e questo la spiegazione delle opere d’arte cittadine che richiamano, secondo la visione di quella che dovrebbe essere una sorta di “guida” in quel momento, un’idea della sessualità, della libertà sessuale e dell’amore.
L’importanza dei dialoghi
Se Anna, l’amica di Marianne, ha il compito di instradare lo spettatore in questo nuovo capitolo, arriva poi subito a farsi da parte nel momento in cui entrano in campo Marianne e Tor come nella significativa inquadratura sul traghetto che la pone in disparte, intenta solo ad ascoltare quello che i due dicono.
Il primo dei tanti dialoghi che i due hanno nel corso dell’intero film e che hanno poi anche con altri personaggi, in grado di farli dubitare delle proprie certezze.
Le parole in Kjærlighet (Love) assumono un significato più importante delle azioni e la quantità di dialoghi serrati che si alternano nel film ne è la chiara dimostrazione. Un aspetto significativo, indice anche di un tempo che, senza parole, senza dubbi, rimane statico, facendo scorrere le giornate senza nemmeno accorgersene.
Parole che tagliano come lame e che inducono riflessioni ben più grandi di quanto si possa pensare, come dimostra il commento, anche un po’ sprezzante, di Anna nei confronti dell’amica che ha trascorso la notte con uno sconosciuto. A insinuare il dubbio in Marianne e a farla mettere in discussione diventano quindi le parole e il giudizio della donna piuttosto che l’azione in sé.
Amore e corpo: due elementi imprescindibili
Il corpo è un campo di battaglia.
E come tale deve essere pronto ad accogliere, accettare e rifiutare. Perché se in Kjærlighet (Love) le parole sono centrali, lo è allo stesso modo anche il corpo, qualunque esso sia. Anche quello di uno sconosciuto o di un paziente che ha solo bisogno di cure e attenzioni. Amore e corpo sono due binari che viaggiano in parallelo così come i personaggi di Marianne e di Tor che, seppur in maniera diversa, cercano di evadere da una normalità e una quotidianità che stanno loro strette.
Scegliendo direzioni diverse si ritrovano, però, entrambi confinati in un traghetto che rappresenta in qualche modo il luogo degli incontri, fortuito o meno, che il destino (o qualche app di incontri) è pronto a riservare loro, ma anche una critica socioculturale al modo di approcciarsi e di vedere amore e sessualità nel contemporaneo.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli