I neonati urlano, ti risucchiano e ti tolgono le energie. In parole povere ti uccidono. E’ questo il sunto di Baby Ruby, opera prima della drammaturgaBess Wohl, già presentata al Toronto Film Festival 2022 e adesso visibile su Netflix. Un thriller psicologico che cattura tutte le paure materne, sottoponendo l’orrore della neo-genitorialità a una lente d’ingrandimento spaventosamente efficace.
La Trama
Baby Ruby racconta la storia di Jo, un’imprenditrice di successo in attesa della prima figlia. Ma subito dopo la nascita della piccola, le cose iniziano a non andare per il verso giusto. C’è qualcosa che non va in lei? C’è qualcosa che non va in Ruby? E perché le mamme del quartiere, apparentemente perfette, sono così restìe a fare amicizia con lei? Mentre Jo lotta per proteggere se stessa e la sua bambina, sprofonda in un sogno febbrile ad occhi aperti in cui tutti diventano una minaccia e niente è come sembra. Alla fine, dovrà confrontarsi con la verità e con la sua stessa oscurità.
Depressione e paranoie
Baby Ruby è il film d’esordio elegante e teso di Bess Wohl, candidata al Tony. Il film racconta la storia di Jo (Noémie Merlant), una blogger francese di lifestyle che vive con il marito Spencer (Kit Harington), e Ruby, la bimba appena nata. Per nove mesi la donna ha aggiornato con grande entusiasmo il suo popolarissimo sito web postando foto e condividendo ogni dettaglio della sua gravidanza. Ma, dopo un parto estenuante, la visione di Jo è cambiata drasticamente, così come il suo stile di vita. Ha perso letteralmente la cognizione del tempo. Si rende conto che è passato un mese e non ha condiviso una sola foto di sua figlia. Una blogger di lifestyle, che ha sempre messo tutta la sua vita personale online, monetizzando, sembra quasi essere sparita. Come se non bastasse, la donna inizia a vedere cose che sono profondamente inquietanti.
Baby Ruby parla di depressione e psicosi post-partum. Per tutto il film, Ruby è percepita dalla madre come una creatura malvagia e furiosa, quasi infernale. Sente che il bambino la sta “punendo” per qualcosa, c’è un difetto nel carattere di Jo che solo Ruby percepisce. La donna non riesce a scrollarsi di dosso la sensazione che stia succedendo qualcosa di terribile. E la sua paranoia aumenta. Continua a chiedersi se non ci sia qualcosa di sinistro in corso. La sua prospettiva frammentata ci consente di vedere solo ciò che vede lei. Di lei sappiamo solo ciò che sa lei. La sua paranoia è crescente e influenza anche il pensiero dello spettatore: sembra quasi di sentire un sussurro inquietante e costante per tutto il tempo.
Ambiguità e dettagli inquietanti
La protagonista portata in scena dalla regista è una donna fragile e terrorizzata. Il suo disagio è percepibile in modo visibile, grazie ai tanti tagli shock ed elementi allucinatori che non permettono di distinguere cosa sia reale da cosa non lo sia. La possibilità che l’intero film sia un’allucinazione aumenta ogni momento di più. Gli incubi la portano in alcuni luoghi strazianti a cui Noémie Merlant, con i suoi occhi seri e la sua fisicità, dà vita in un modo espressivamente selvaggio. Ci sono due momenti estremamente accattivanti: l’ombra di Jo sul muro e il suo riflesso alla finestra. Si tratta di momenti carichi di un enorme peso simbolico. Sfortunatamente, questi elementi sono presentati più come rumore di fondo che come evento principale. Tutto diventa ripetitivo. Jo, scena dopo scena, vede cose orribili e poi si sveglia realizzando che, forse, era tutto un sogno.
Le immagini che si accumulano nella sua mente mostrano che c’è qualcosa che non va in Jo. La donna inizia a sospettare di tutto e di tutti: dalle motivazioni di suo marito a quelle della sua adorata suocera Doris (Jayne Atkinson). Ostili diventano persino le mamme che fanno jogging. I mostri sono ovunque. I tagli bruschi e le immagini sconcertanti diventano uno strumento manipolativo che la regista usa con grande maestria. La sua protagonista appare confusa, e la narrazione si snoda in una trama sconcertante che, però, funziona. Questa ambiguità su cosa sia reale e cosa no, fornisce abbastanza dettagli inquietanti che continuano ad alimentare quello che lo spettatore ha iniziato a immaginare nella sua testa. Baby Ruby è iperbolico, e con le sue strategie narrative fuorvianti esagera in modo eccellente gli ‘orrori’ della genitorialità.
Il trailer di Baby Ruby
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