Nel 2010 fu il film Noi Credevamo di Mario Martone a riportare Cristina Trivulzio di Belgiojoso all’attenzione di una patria che lei stessa contribuì ad unire. È la straordinaria Anna Bonaiuto, la stessa interprete che le dava anima e corpo nella pellicola, a restituirci oggi la sua memoria, al Teatro Vascello fino al 24 febbraio. Un ritratto appassionato e intimo quello che emerge dal monologo scritto e diretto da Gianfranco Fiore, a cui l’attrice friulana dona senza riserve tutta la sua grinta, ma anche quel carattere confidenziale capace di incuriosire lo spettatore e guidarlo alla scoperta di una personalità che, nonostante la sua influenza e importanza, è stata cancellata dalle pagine del nostro Risorgimento.
Tormentata da una salute cagionevole che curava con sanguisughe e oppio, la principessa di Belgiojoso è stata la prima donna patriota d’Italia: molto legata ai temi dell’educazione e alla cura del popolo, la facoltosa nobildonna, invisa agli austriaci e perseguitata dal capo della polizia Torresani, finanziava con il suo patrimonio la distruzione dell’oppressione in nome degli ideali repubblicani. Instancabile scrittrice, giornalista e studiosa di scienza, arte, musica e filosofia, dietro l’immagine della belle joyeuse Cristina celava un istinto libertario senza pari, che gli oppressori amavano confondere con una naturale propensione al libertinaggio. La vita da esule, affrontata un po’ per scelta e un po’ per costrizione, dopo un difficile matrimonio, la mise a contatto con i maggiori intellettuali e uomini di potere del tempo, tra cui Delacroix, Mignet, Listz, Heine, La Fayette e altri ancora. Tutti, stregati dalla bellezza emaciata e autoritaria, oltre che dalla enorme cultura di Cristina, non esitavano ad intercedere per la causa italiana. La sua più grande delusione fu Napoleone III, che prima le promise l’aiuto francese contro l’oppressione austriaca e che una volta ottenuto il potere diventò piuttosto tiepido nei confronti del destino dell’Italia. Quanto a Papa Pio IX, che le diede della “sfacciata meretrice”, la principessa non tardò a rispondergli facendo notare a Sua Santità che la bassezza delle offese non è ridotta dalla posizione sociale.
Quella della belle joyeuse è una figura che andrebbe riscoperta, non solo come personaggio femminile d’avanguardia e per la sua vita avventurosa, ma anche come patriota risorgimentale con una visione rivoluzionaria completamente diversa da quella mazziniana e per certi versi più concreta.
Francesca Tiberi
La belle joyeuse
Dal 14 al 24 febbraio 2013
Spettacoli: dal martedì al sabato h 21; domenica h 18
Al Teatro Vascello, via G. Carini 78
Info 06 5881021 – 5898031