‘Quando tutto tornerà a essere come non è mai stato’ Fra favola surreale e amara realtà

Quando tutto tornerà a essere come non è mai stato segna il ritorno alla regia dell’autrice tedesca Sonja Heiss, la quale si era già fatta notare per i lungometraggi Hedi Schneider steckt fest (2015) e Hotel Very Welcome (2007). L’artista decide di mettersi dietro la macchina da presa per raccontare la storia di Joachim Meyerhoff, la cui autobiografia è stata di spunto per la sceneggiatura.

La pellicola è stata presentata alla Berlinale 2023 nella sezione Generation ed è stata prodotta da Komplizen Film, Warner Bros. Film Productions Germany, Frakas Productions e Beside Productions. Disponibile in esclusiva su RaiPlay dall’8 giugno 2024.

Un coming of age in tre tappe

Il film segue la vita di Joachim Meyerhoff e della sua famiglia suddividendo il percorso in tre momenti. Il primo è quello dell’infanzia del giovane Josse, vissuta con leggerezza in mezzo ai pazienti psichiatrici del padre. Sono gli anni del conflitto con i fratelli maggiori, che lo maltrattano a causa della sua svogliatezza. In una Germania ancora divisa dal muro di Berlino, il padre di Josse cerca di far accettare la cura dei pazienti psichiatrici usando una modalità accogliente e non emarginante.

Il secondo periodo vede il protagonista adolescente, in un 1983 ben rappresentato dalla colonna musicale internazionale – fra i brani troviamo Felicità di Al Bano e Romina Power e Enola Gay degli Orchestral Manoeuvres in the Dark. Sono gli anni dei primi amori e dei primi lutti importanti. Il giovane vive fra sali e scendi emotivi che lo temprano e gli fanno prendere consapevolezza delle difficoltà della vita. Il suo sguardo cambia, da sognatore a fortemente realista. Un mutamento avvenuto a seguito di una crisi isterica che lo ha portato ad essere ricoverato nella clinica del padre.

L’ultima fase è quella dell’età adulta. Josse oramai è parte integrante di quella comunità che l’ha sempre circondato con affetto. Inoltre, inizia ad avere un rapporto diverso con i genitori, una protezione amorevole accentuata dalla malattia del padre.

L’uso appropriato di modalità rappresentative diverse

Sonja Heiss è sicuramente agevolata da una storia che è già abbastanza funzionale. Ciò nonostante, non si adagia sul racconto e invece lo arricchisce con delle rappresentazioni che coinvolgono in maniera differente. La regista tedesca mantiene una linea sobria dal punto di vista meramente rappresentativo. La fotografia, la scenografia e i costumi sono tre aspetti non esaltati, ma ciò va a vantaggio della linea autorale.

Se le immagini, di per sé, non sono impattanti, le riprese invece lo diventano. Heiss usa la macchina da presa, fra movimenti e angolazioni, per significare i tre momenti di vita di Joachim. E se nella prima tranche del film si viene immersi in una favola quasi surreale, con i personaggi della clinica protagonisti tanto quanto la famiglia Meyerhoff, nelle altre l’autrice ci riporta a una cattura espressionista di immagini.

Quando tutto tornerà ad essere come non è mai stato – Josse e Marlene interpretati da Arsseni Bultmann e Pola Geiger

In tutta la seconda parte di Quando tutto tornerà a essere come non è mai stato si vedono primi piani – medi o pieni – che costringono ad empatizzare con il protagonista. Un gioco più sottile che vede un brusco rallentamento narrativo funzionale, però, all’emotività che si vuole rappresentare. L’ultima tranche, invece, è più immediata, sbrigativa, normalizzata. Definisce una chiusura con buoni sentimenti, romantica e, anche in questo caso, Heiss gioca la carta delle espressività, oltre che dei contenuti.

Un facile “gioco” anche grazie a bravi giocatori

La regista è riuscita nel suo intento grazie anche agli attori che ha avuto a disposizione. Non c’è un personaggio fuori posto, neanche fra quelli minori. Camille Moltzen, Arsseni Bultmann e Merlin Rose, gli attori che interpretano Josse, sono perfettamente calzanti con i tre momenti di vita del giovane protagonista.

I genitori del ragazzo, interpretati da Laura Tonke e Devid Striesow, riescono a non cadere negli stereotipi macchiettistici e, invece, danno un buon spessore emotivo anche nei momenti che paiono più leggeri. Anche i giovani attori che interpretano i fratelli e la giovane innamorata di Joachim mantengono una ingenua pulizia recitativa, funzionale ed efficace.

Da tenere presente che alcuni degli interpreti dei pazienti della clinica sono stati selezionati tramite la compagnia del Thikwa Theater di Berlino, nota perché è composta da persone con disturbi psichiatrici o disabilità.

Per amor di pignoleria

Quando tutto tornerà a essere come non è mai stato non è esente da qualche lacuna. La sproporzione di tempo dedicato ai tre periodi raccontati è troppo evidente. Se la parte dell’infanzia può essere congrua, funzionale grazie anche alla modalità rappresentativa, la seconda diventa davvero eccessiva. La parte adolescenziale risulta forzatamente prolissa, soprattutto se si considera che eventi più significativi non vengono approfonditi – la dipartita di Marlene, la ragazza di cui Josse si invaghisce, piuttosto che la morte di uno dei fratelli.

Per contro, il momento dedicato all’età adulta è molto ridotto, diventa una chiusa indispensabile per definire la narrazione dei genitori del protagonista. Non si entra nell’evoluzione del personaggio di Josse risultando un facile finale da film commerciale. Questa è però anche la parte che ci regala la scena con i pazienti adulti, un degno congedo portato sullo schermo con una normalità che travalica il woke o il politically correct e proprio per questo si riempie di significato.

Il trailer in lingua originale di Quando tutto tornerà a essere come non è mai stato