Nell’ultima giornata del 33° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America latina passa sugli schermi The Gift con il quale la regista e sceneggiatrice del Kyrgyzstan Dalmira Tilepbergen si è aggiudicata numerosi premi, fra cui alcuni della manifestazione parallela della 5^ edizione del My World Young Festival come il premio per il miglior lungometraggio e il premio della giuria popolare.
The Gift. La trama
Fra le maestose montagne e gli estesi pascoli del Kyrgyzstan vive Arno (Jannat Kuruchbekova), una bambina di sette anni che abita in una yurta insieme al padre Iman (Ruslan Orozakunov), alla madre Ylty (Talaikan Abazova), all’anziano nonno e alle quattro sorelle, in una sparuta comunità di pastori e allevatori di cavalli.
La madre di Arno è incinta e Iman non ha altro desiderio che vedere nascere un maschio. Il non averne è fonte di vergogna e ludibrio, soprattutto da parte del vicino, spesso ubriaco per la morte della moglie ma che ha due figli maschi.
A Iman non serve avere la figlia Arno che non ama vestirsi da femmina e che, infagottata in abiti da maschio, si comporta come tale, provando insofferenza a compiere i lavori da donna. Al contrario la bambina è ulteriore fonte di sofferenza per il padre, per il suo voler essere ribelle, al di fuori dei ruoli precostituiti da una società profondamente patriarcale.
Ma Arno, che ha un neo sulla bocca che la porta a credere di poter esaudire ogni proprio desiderio, non si arrende e, ostinatamente, cerca di affermare la propria identità e il proprio modo di essere.

The Gift. Tutte le immagini sono state concesse dall’ufficio stampa del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina
Un film che la regista ha realizzato partendo dalle proprie esperienze personali
The Gift è un film ben sceneggiato e diretto, che evidenzia, con un linguaggio semplice ma efficace, alcuni problemi radicati nella società kyrgyza, quali la scarsa considerazione delle donne, relegate in ruoli casalinghi e dipendenti dall’uomo.
Nel film questo aspetto è ben evidenziato dal fatto che tutte le figlie di Iman non abbiano nomi reali, ma vengono chiamate dal padre con appellativi che, nella lingua locale, suonano come “nessuno”, “senza nome”, “vuoto”, sancendo di fatto una sorta divieto all’essere della figura femminile.
Dalmen Tilepbergen realizza, con The Gift, un film parzialmente autobiografico a partire da alcune esperienze personali, raccontando lo scorrere della vita quotidiana in una regione del mondo così lontana da tutto in cui la natura incontaminata sovrasta i personaggi e stigmatizzando quanto di negativo ci possa essere, nel suo paese, a livello di società e di cultura. Con un finale aperto, ci lascia intendere come non sia importante il sesso che si acquisisce alla nascita. Ciò che conta è la consapevolezza e la forza di affermare la propria identità di genere.
