Per il suo lavoro svolto per la Chimera (2024) ad Alice Rohrwacher è stato consegnato il premio Filmidee-i film che ti liberano la testa. La chimera è un film che volava fare da cento anni, rivela la regista durante la sua attesa masterclass al Bellaria Film Festival. Un film sull’aura delle cose, con al centro oggetti (i tesori etruschi trovati dai tombaroli) che non sono solo oggetti, ma custodi di una rara sacralità. La stessa sacralità tipica del mondo contadino che durante gli anni ’80 in Italia si è andata sempre più perdendo in favore dell’avvento della società dei consumi.
La chimera: il mio primo film con un vero bacio
Arthur (Josh O’Connor), il chiromante a testa in giù nella carta dei tarocchi che fa da locandina al film, è a tutti gli effetti un eroe romantico proprio per il suo saper restituire il valore originario ai tesori scovati sotto terra. Lo straniero che rielabora la storia etrusca. Alice definisce alcuni suoi film come case infestate dai fantasmi. Il fantasma a cui fa riferimento è l’altrove del suo sguardo, l’invisibile che riesce a cogliere nei quadri realistici che realizza. Il suo modus operandi è quello essenzialmente di cercare la bellezza in un mondo profanato.
Il suo ultimo film La chimera sfugge a qualsiasi definizione, come la creatura mitica da cui prende il nome. É popolare (vedi la scelta della canzone di Franco Battiato per la colonna sonora), ma anche riflesso di uno sguardo autoriale definito. È il primo film con un vero e proprio bacio, scherza la regista, raccontando un aneddoto sulla realizzazione della scena tra Carol Duarte che nel film interpreta Italia e Josh O’Connor. L’attrice brasiliana, a chiusura delle riprese, è tornata in Italia per ripetere la scena del bacio.
La chimera
Non è mancata la riflessione sulla vicenda di distribuzione del film nelle sale. In Italia, inizialmente è stato distribuito in meno di cinquanta sale. In seguito a un video di Alice e Josh inviato da Parigi, in cui invitavano il pubblico a richiederlo nelle sale, il film è volato al botteghino, ricevendo la visibilità che meritava. Riprendendo le parole di Paola Cortellesi usate nel suo discorso ai David di Donatello, Alice Rohrwacher ribadisce che i film sono per il pubblico e che è giusto che questo usi il suo potere
Incontro con Alice Rohrwacher
In tutti i tuoi film ci sono diversi momenti in cui in qualche modo la favola irrompe sulla realtà (la fata bianca in Le meraviglie, il lupo in Lazzaro Felice, il filo rosso nella Chimera). Quanto la favola influenza il tuo fare cinema?
Bisogna staccarsi dall’idea che la favola sia qualcosa di estraneo alla realtà. Il fiabesco non è solo quello narrato da secoli nei libri. La fiaba è qualcosa che è da sempre dentro il reale, non un elemento estraneo che lo contamina. Ogni uomo ha il suo destino fatato collettivo. La realtà è essa stessa una sorta di coppa fatata. Si tratta di un potere germinativo nascosto nelle cose reali, che spesso non vediamo.