È arrivata la felicità di Frank Capra è una commedia del 1936, che tenta di rispondere ad una sola domanda, per tutta la sua durata: una quantità enorme di denaro può fare la felicità?
Protagonisti del film Gary Cooper e Jean Arthur, rispettivamente nei panni del signor Deeds, una persona semplice la cui vita verrà sconvolta da un’inaspettata eredità, e una giornalista volenterosa di affermarsi nel suo campo. A qualunque costo.
La trama
L’esistenza del semplice e buon Longfellow Deeds, poeta e suonatore di tuba, sta per cambiare radicalmente. Lo zio del protagonista, infatti, è morto, lasciando al nipote un’ingente eredità (venti milioni di dollari). Da una vita come tante a una vita eccezionale: l’esistenza lineare di Deeds si trasforma presto, però, in un autentico incubo. Chiunque gli orbiti intorno, vuole impadronirsi di quel denaro. Ed è pronto ad ingannare, mentire e ideare piani subdoli, per raggiungere tale scopo.
Tra questi anche la giornalista Louise Bennett, che si avvicina al protagonista sotto falso nome. Costei, prendendo in giro Deeds, lo ribattezza “Cinderella Man’, così che non solo i giornali ma anche la gente comune potrà deridere l’uomo. Fino a quando, al fine di impadronirsi del denaro in eredità, si tenterà di far dichiarare Deeds insano di mente, in un’aula di tribunale. Solo a quel punto la verità potrà emergere e – in accordo con le caratteristiche strutturali della commedia – assicurare il lieto fine.
È arrivata la felicità non racconta una storia: è la resa di un punto di vista
È arrivata la felicità è solo in parte un film che racconta una storia: nel suo divenire, la pellicola, piuttosto, è impegnata nel mostrare il profondo grado di umanità del suo protagonista. Ogni scena non fa altro che scavare nell’interiorità del signor Deeds, che si rivela tutte le volte limpida. È un’interessante indagine psicologica, caratteriale, prima ancora che volontà narrativa, che si impossessa del film, e lo rende – di fatto – accattivante.
Deeds deve destreggiarsi tra truffatori, bugiardi e avidi: in questa masnada il protagonista non perde se stesso, ma anzi rafforza i propri valori di onestà, generosità ed altruismo. Mantenendo un contegno coerente con il proprio credo interiore, Deeds riesce a fornire un valido esempio comportamentale, anche a chi – come la giornalista – vuole, almeno inizialmente, imbrogliarlo.
Il potere delle parole
Deeds è un poeta: nello specifico scrive versi per le cartoline illustrate. Lavora, perciò, sulla base delle richieste che riceve. Un gruppo di poeti tradizionali, proprio per questo tratto di eccezionalità del lavoro di Deeds, giudicato come inferiore rispetto alla produzione poetica più conosciuta, lo prende in giro. Eppure, è proprio alle parole che Deeds fa affidamento in ogni momento della sua vita, pure quelli più duri.
È arrivata la felicità non è altro che l’espressione di una visione del mondo, quella intima di un giovane poeta sognatore. Lo sguardo di Deeds è penetrante: riesce a trasformare la realtà, perché capace di osservare, esprimere le proprie convinzioni, e rimanere fedele a quelle. In questo modo, con l’esempio della coerenza interiore, Deeds riesce a toccare i cuori di chi gli sta intorno, e a favorire piccole ma importanti rivoluzioni di coscienza.
Frank Capra porta in scena le sfumature: nessun personaggio è buono o cattivo
Nessun personaggio in È arrivata la felicità è completamente buono o cattivo. Come nella vita reale. Capra porta in scena la complessità della condizione umana, nella sua ricerca di un equilibrio tra il soddisfacimento delle esigenze pratiche e l’aderenza ai valori che si sentono come propri.
La giornalista, che in un primo momento si prende gioco di Deeds, lo fa perché ha un obiettivo specifico: ottenere un mese di licenza pagato. È una donna sola in un mondo di uomini, che tenta di affermarsi e creare il proprio spazio vitale. Quando viene a contatto con la bontà disinteressata e la passione poetica di Deeds, però, qualcosa comincia a cambiare. Louise non vuole più ingannare l’uomo, desidera invece spronarlo a parlare, a condividere la sua visione del mondo e sulle cose. Perché è proprio di quella visione, solo all’apparenza banale, che si è innamorata. L’amore e l’onestà risultano due motori trasformativi delle dinamiche del film: sono, effettivamente, due forze in grado di cambiare le sorti dei personaggi.
La giornalista è spiazzata, non sa come comportarsi di fronte a Deeds. Il protagonista la confonde e disarma il suo cinismo costruito in anni – questo lo spettatore lo può immaginare – come difesa alle difficoltà, soprattutto in campo lavorativo. Emerge in lei uno sprazzo di bontà e di ascolto verso l’altro, forse nascosto, chissà per quale ragione. Queste sensazioni sono particolarmente evidenti nel dialogo tra Louise e la sorella, riferito a Deeds:“
“Quell’uomo o è l’essere più stupido, più imbecille e più idiota del mondo o è l’anima più bella che esista sulla Terra. Io non so più giudicarlo (…) Sai che c’è la bontà? Anche tu non lo sai più, lo hai dimenticato. Siamo troppo affannate a voler vivere, per poterci ricordare che al mondo c’è anche la bontà”
È il trionfo dell’umanità, in un mondo di denari, interesse e ambiguità.