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‘Space Monkeys’, i riti della Gen Z aprono la rassegna Extramondi

La proiezione di Space Monkeys, lungometraggio d'esordio di Aldo Iuliano, ha aperto la rassegna sul cinema fantastico italiano Extramondi. Al centro, i riti della Gen Z in una cornice atemporale e allucinata.

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La proiezione di Space Monkeys, il lungometraggio d’esordio del regista Aldo Iuliano (Penalty, Dive) ha aperto la III Edizione di Extramondi, rassegna sul cinema fantastico italiano curata da Matteo Scarfò, Giuliano Giacomelli e Catia Demonte. 

La rassegna, costituita da una serie di incontri, panel e proiezioni al Teatro Flavio di Roma, si tiene dal 2 al 5 maggio 2024 e si propone come una vetrina per l’attuale cinema fantastico in territorio italiano, concentrandosi soprattutto sui film indipendenti, con l’obiettivo di creare sempre più risonanza attorno al cinema di genere.

Clicca qui per conoscere il programma della rassegna. 

Space Monkeys e l’adolescenza

Partiamo con l’affermare che il lungometraggio di Iuliano, proiettato il 2 maggio al Teatro Flavio in apertura della rassegna, è un prodotto coraggioso.

La trama, molto semplice, può essere riassunta così: nell’arco di una notte, cinque adolescenti si lasciano andare a giochi pericolosi all’interno di un’antica villa. A guidarli nel loro viaggio psichedelico, un inquietante e invisibile anfitrione: un’intelligenza artificiale di nome Able.

L’obiettivo del film, come affermato dallo stesso regista durante la discussione avvenuta post-visione, era quello di porre l’attenzione sul significato profondo dell’essere adolescenti, una dimensione della vita in cui si è tutto ma ancora niente.

Tuttavia, è evidente come la fonte di ispirazione primaria sia l’attuale Generazione Z, figlia della tecnologia e di un periodo storico in continua e confusa mutazione. Ispirazione che non si palesa mai a livello iconografico: tolto qualsiasi riferimento a un’era contemporanea, i protagonisti risultano quindi atemporali, esattamente com’è atemporale l’atmosfera che Space Monkeys restituisce, permettendo a chiunque di ricordare la propria adolescenza e il proprio “gioco con la morte”, come asserisce Iuliano.

Il cast è composto da giovanissimi: Souad Arsane, Amanda Campana, Haroun Fall, Riccardo Mandolini Ambrosia Caldarelli.

Drammaturgia semplice, ma potenza d’immagini

Il film ha più punti di forza che di debolezza.

Certo, manca di una certa complessità drammaturgica, con una trama che volutamente rimane al servizio delle immagini; tuttavia la sceneggiatura, curata dallo stesso Aldo insieme a Severino Iuliano Alessandro Giulietti, mantiene una sua ragione d’essere e svolge il compito preciso e voluto di creare un prisma di sensazioni visuali e, perlopiù, angoscianti.

Anzi, in realtà un filo conduttore che delinea una traccia di storia c’é, ed è riconducibile al personaggio di Justine (Arsane), ragazza francese silenziosa e schiva, e unica tra tutti a rimanere in disparte, ancora collegata alla realtà, a osservare, come occhio dello spettatore, la discesa progressiva degli altri personaggi, al contrario totalmente assuefatti dal gioco della notte.

Risultano assolutamente vincenti la scenografia psichedelica di Paki Meduri (Gomorra:la serie, Django), che a tratti ricorda The Neon Demon di Nicolas Winding Refn, e la fotografia di Daniele Ciprìche restituisce perfettamente il senso di illusione (e disillusione) di cui il grande diorama che è la villa si fa contenitore.

Contenitore come lo è, in fondo, il nostro cellulare, elemento onnipresente in scena ma mai, volutamente, inquadrato. L’effetto straniante è profondo e convincente.

Space Monkeys e i riti della Gen Z

Ma perché, alla fine, Space Monkeys

Le “scimmie spaziali”, chiamate così in onore della coppia di primati che tornò illesa dal viaggio nello spazio del 1959 (fun fact: una delle due si chiamava proprio Able), si palesano solo quando i ragazzi, prede ormai della frenesia collettiva, si travestono da scimmie psichedeliche. Non hanno una vera ragione per farlo, come d’altro canto non hanno una vera ragione per fare tutto il resto.

Ma ciò che, personalmente, mi ha colpito di più, è questa immagine: Justine, capelli lunghissimi tanto da farla assomigliare a una Eva contemporanea, accerchiata dai suoi “amici” deliranti e travestiti.

Un vero e proprio rito, completo di vittima sacrificale, e un dio, Able, che scopriamo poi essere presente sotto forma di simulacro palpitante di neon. E questo è stato il momento in cui davvero ho capito l’anima di Space Monkeys. 

Perché, nonostante il progresso e la tecnologia galoppante in cui la Gen Z è immersa, tutto è un continuo ritorno ai riti ancestrali che ancora appartengono alla nostra natura; le dinamiche di branco, le sfide (o challenge), la paura e la sua abnegazione, si trasformano con noi, ma resistono al tempo.

Ed ecco che anche la rappresentazione dell’I.A come un idolo, posto al centro della grande casa che non è nient’altro che un’estensione di esso, ci ricorda che ancora siamo vittime di una sorta di culto animista collettivo, in cui diamo potere agli oggetti e permettiamo loro di insinuarsi sempre più a fondo nelle nostre vite.

Il trailer

In definitiva, un film che, nonostante la semplicità della trama e delle storylines dei personaggi, racconta un concetto potente, servendosi di un’estetica surreale che lascia un’impronta importante sullo spettatore.

Space Monkeys si trova disponibile alla visione su Prime Video.

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Space Monkeys

  • Anno: 2022
  • Durata: 1h 28min
  • Distribuzione: Freak Factory
  • Genere: drammatico, thriller
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Aldo Iuliano