Califano è il nuovo film TV biografico basato sul libro Senza manette, scritto dallo stesso Franco Califano insieme a Pierluigi Diaco. Il progetto segue il film biografico La bambina che non voleva cantare (2021), che racconta la vita dell’artista Nada Malanima. La produzione è a cura di Rai Fiction in collaborazione con Greenboo Production.
Dopo la partecipazione a Sanremo 2023 con la canzone Terzo cuore, Leo Gassmann fa il suo debutto nel mondo della fiction. Il giovane artista ha registrato alcune delle hit del cantautore di adozione romana per la fiction. Inoltre, nella scena finale, vediamo il protagonista suonare insieme ai musicisti storici di Califano: Antonello Mazzeo, Carmelo Zumbo, Stefano Monastra, Alberto Laurenti e Stefano Zaccagnini.
Califano– Un frame con il protagonista
Il racconto romantico della vita di Franco Califano
Il film di Alessandro Angelini inizia con il secondo arresto di Califano, avvenuto al Teatro Parioli di Roma nel 1984. Questo evento diventa l’incipit del racconto della giovinezza dell’autore nella Roma dei primi anni Sessanta.
La rappresentazione si concentra principalmente sull’aspetto romantico del personaggio, esplorando la sua vita familiare, la musica che faceva con gli amici, il lavoro come rappresentante di aspirapolvere e la sua passione per le donne. In una Roma più viva che mai, dal punto di vista artistico, il giovane incontra personaggi che avranno un impatto significativo sulla sua vita.
Edoardo Vianello, per il quale inizia a scrivere canzoni, lo convince a trasferirsi a Milano e qui conosce, fra gli altri, una giovane Ornella Vanoni, che porta al successo il suo brano La musica è finita. Califano diventerà anche produttore discografico, scoprendo, tra gli altri, i Ricchi e Poveri.
Con la fama iniziano però anche i problemi: un primo arresto, nel 1972, per possesso di sostanze stupefacenti, e il secondo, quello dell’incipit, per le frequentazioni con personaggi di malaffare legati alla malavita e alla camorra.
Una troupe che riesce ad eccellere
È evidente fin da subito che Califano non è pensato come prodotto di punta: la parte di produzione è sottodimensionata e non all’altezza delle aspettative. Le scenografie di Silvio Di Monaco e i costumi di Paola Bonucci, sebbene adeguati al periodo, risentono di qualche limitazione nella realizzazione, evidenti anche nella scelta delle ambientazioni.
Questo limite non inficia, però, la qualità tecnica complessiva del film. Il lavoro di Di Monaco e Bonucci si affianca quello degli altri tecnici. La fotografia di Nicola Saraval cerca di mettere in risalto gli elementi che ha a disposizione e le musiche di Giorgio Giampà si amalgamano bene con le canzoni di Califano, senza sovrastarle.
Alessandro Angelini riesce a guidare in maniera più che dignitosa la sua troupe, composta anche da Angelo Nicolini che coordina i passaggi di inquadratura piuttosto che di scena. Il regista cerca di colmare le lacune, ma non riesce a nascondere il fatto che la sceneggiatura è poco coinvolgente e confusionaria.
Una narrazione patinata in odor di sublimazione
Isabella Aguilar e Guido Iuculano hanno cercato di condensare in poco più di cento minuti il racconto di una vita. Lo fanno andando, consapevolmente, a romanzare – elogio a loro che ammettono che la biografia è stata rimaneggiata, per esigenze narrative. Per chi appartiene alle generazioni dei boomer o xoomer o per chi è un fan di Califano, alcune imprecisioni possono risultare evidenti, sebbene siano peccati veniali rispetto alla forte edulcorazione del racconto.
Califano– Valeria Bono e Leo Gassmann nelle parti di Vanoni e Califano
Ciò che viene presentato di Califano è la sua parte migliore: l’uomo deciso a seguire la sua ambizione. Tutto ciò che potrebbe offuscare la sua immagine viene eliminato completamente o appena accennato, spesso con tono goliardico, come il rapporto fra il cantautore e il malavitoso Francis Turatello.
Una narrazione che lo stesso Califano avrebbe respinto, poiché era sempre stato aperto riguardo ai suoi difetti ed errori, rendendoli parte integrante del suo personaggio. Un personaggio che, va dato atto a Califano, non era costruito ma quasi totalmente rispondente alla realtà.
Giovani attori ben diretti, capeggiati da un ispirato Leo Gassmann
Il ruolo di Franco Califano è stato affidato a Leo Gassmann e, inutile nasconderlo, la maggior parte delle persone avrà pensato al classico esempio di nepotismo. Una idea che il giovane artista romano riesce però ad allontanare da sé. La sua interpretazione riesce a evitare l’effetto Tale e Quale: il suo sorriso sbruffone così come i momenti di tensione sono ben equilibrati. E anche quando si ritrova a dover reinterpretare i brani di Califano, evita l’effetto imitazione macchiettistica ma regala un registro di cui lui stesso – Gassmann cantautore – potrebbe approfittare in futuro.
È stato molto difficile interpretare il ruolo di Franco Califano […]. Verrà raccontata la storia di un uomo con le sue fragilità ma soprattutto un uomo con un grande cuore che ha saputo affrontare molteplici sfide. (Leo Gassmann)
Non sono da meno i suoi comprimari, come Giampiero De Concilio, che propone un Antonello Mazzeo – amico di lunga data di Califano – capace di non essere messo in ombra dal protagonista. Stesso discorso vale per Jacopo Dragonetti, che porta sullo schermo un somigliante Edoardo Vianello.
Califano– Una scena dal film tv
Celeste Savino, Angelica Cinquantini e Valeria Bono fanno rimpiangere la loro poca presenza nel lungometraggio e omaggiano decorosamente i personaggi da loro interpretati – Rita De Tommaso, prima moglie di Califano, Mita Medici, sua compagna per alcuni anni, e Ornella Vanoni.
Uno sguardo moderno da non sottovalutare
Alessandro Angelini utilizza la macchina da presa rimarcando, da subito, la valenza prettamente televisiva di questo film. Ciò non è un aspetto negativo, soprattutto visto la commistione con filmati d’epoca presi dalle teche della Rai. Inoltre, ha saputo ben guidare i suoi giovani attori verso delle raffigurazioni che fossero lontane dalle maschere dei personaggi interpretati.
Il racconto non è sempre lineare e chi non conosce alcuni fatti può perdersi all’interno di una storia che, per molti versi, dà alcune informazioni per scontate. Il finale, invece, ha un impatto emotivo non indifferente che non può non colpire i fan dell’artista romano.