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Future Film Festival

‘Four Souls of Coyote’, saggezza indiana dall’Ungheria

Meritatissimo Green Future Prize al Future di Bologna, per il lungometraggio di Aron Gauder

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Tra i lungometraggi d’animazione più apprezzati di questo Future Film Festival 2023 vi è stato senz’altro quello di Aron Gauder, Four Souls of Coyote. Singolare, per certi versi, che sia un cineasta magiaro a condurci nuovamente nelle praterie nordamericane, a caccia non di bisonti (come fecero anche, senza porsi purtroppo alcun limite e così da soddisfare la propria avidità, quei “visi pallidi” giunti da lontano), bensì di suggestive leggende indiane. Attualizzate quanto basta, per rendere quell’antica saggezza un monito ancora più forte, di fronte alle programmatiche, sistematiche devastazioni ambientali in atto nel mondo moderno.
Il risultato di tale operazione risplende in ogni caso di una luce fortissima, sia sotto il profilo narrativo che per la raffinata, fiabesca e classicheggiante qualità dell’animazione. Non è un caso che a Bologna siano arrivati anche i premi…

Meritatamente premiato a Bologna

Durante la serata di premiazione del Future Film Festival 2023, che ha trovato negli ampi e coloratissimi spazi di DUMBO una location inedita e di sicuro vivace, con tante vibrazioni positive nell’aria, la giuria del Green Future Prize ha reso noto il proprio verdetto; riscontrando in Four Souls of Coyote valori tali, sia dal punto di vista estetico che per l’approccio alle tematiche ambientali, da farlo trionfare tra i lungometraggi con una motivazione invero assai esplicativa. Ossia perché: “Racconta con la poetica dell’antica leggenda qualcosa di estremamente attuale con un punto di vista interessante. Ovvero che la sistematica rapina che compiamo ai danni del nostro Pianeta è sì, frutto della cecità, dell’ingordigia e dell’avidità, ma affonda le sue radici nell’incapacità – per molti esseri umani – di vivere in equilibrio e in armonia coi propri simili e con ogni altra specie. O meglio, come ci suggerisce il film, nell’incapacità di trovare il proprio posto nel ciclo della vita”.

Four Souls of Coyote: dalla parte dei nativi americani

Quello dei giurati del festival bolognese è un punto di vista che avvalliamo completamente. Riguardo al lungometraggio ungherese Four Souls of Coyote, che in precedenza aveva già vinto il Jury Award ad Annecy, il fascino e la creatività dei disegni si sposano in effetti con un’etica profonda.
La storia parte ai giorni nostri, con la protesta di alcuni nativi americani e dei bianchi – non così numerosi ma di sicuro combattivi – votatisi alla loro causa, verso gli emissari di una spietata multinazionale; la quale, da tempo, ha messo gli occhi su quelle terre per costruirvi un oleodotto, alla faccia dei vincoli naturalistici e della stessa sacralità che possono vantare, per gli Indiani, i luoghi in questione.
Come in un gioco di scatole cinesi, dal tempo presente si scivola attraverso le parole del più anziano della tribù nel tempo del Mito. La cosmogonia che ne deriva seduce lo sguardo sia per l’incanto creato dalle immagini, sia per il modo brillante, coinvolgente, sognante con cui viene qui rappresentata la Tradizione. A corollario delle immaginifiche sequenze che raccontano, poco alla volta, la Creazione del mondo, si fa apprezzare una struggente colonna sonora in cui è presente anche qualche popolare canto dei Pellerossa: tra questi abbiamo riconosciuto subito Mahk Jchi, brano dalla forte carica emotiva portato al successo negli anni ’90 dal compianto Robbie Robertson, musicista canadese di origine Mohawk.

Il fine ultimo della creazione

La figura del “demiurgo” che con semplicità crea la Terra e i primi animali, quel Grande Spirito cui egli stesso si relaziona con rispetto, un’anatra comparsa prima di qualsiasi altra specie, il possente bisonte che prenderà il nome di Tatanka, un villain singolare come il Coyote dedito a ogni sorta di inganno e la nascita stessa dell’Uomo (non a caso sotto l’egida dell’ambiguo, truffaldino Coyote), sono gli elementi che assieme a diversi altri eventi estrapolati da quel tempo leggendario esprimono un magnetismo raro; magnetismo ben presente nell’animazione sia per il susseguirsi di stupefacenti fondali che per il character design così curato dei personaggi, soprattutto quelli più legati alla Natura e al regno animale. Dialetticamente parlando, questa rappresentazione amorevole e rispettosa delle tradizioni indiane, presente in Four Souls of Coyote, andrà progressivamente a scontrarsi con un divenire storico sempre più disarmonico, soffocante, aggressivo, fino all’inevitabile resa dei conti con la Modernità in un epilogo senz’altro capace di generare ulteriori emozioni.

Four Souls of Coyote

  • Anno: 2023
  • Genere: Animazione
  • Nazionalita: Ungheria
  • Regia: Aron Gauder

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