‘Tremila anni di attesa’: ritorna George Miller, il regista di ‘Mad Max’
George Miller dirige un film fantastico sulla figura mitologica del genio dei tre desideri. Come reagirebbe oggigiorno una persona di fronte alla comparsa di un genio? Cosa succederebbe se un genio non realizzasse uno dei desideri? Il regista riflette su queste domande in un film fantasy dal tono sia epico che fiabesco
George Miller torna alla regia con il film Tremila anni di attesa, a seguito di altrettanta attesa da parte dei suoi fan, ben 7 anni dall’ultimo film del regista australiano.
Il film è uscito fuori concorso alla 75ª edizione del Festival di Cannes il 20 maggio 2022 e distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi a partire dal 31 agosto dello stesso anno, mentre in Italia è stato distribuito su Prime Video a partire dall’8 giugno 2023. Attualmente il film è reperibile grazie al servizio Sky On demand. Sull’aggregatore Rotten Tomatoes il film riceve il 71% delle recensioni professionali positive con un voto medio di 6,5 su 10 basato su 216 critiche, mentre su Metacritic ottiene un punteggio di 61 su 100 basato su 45 critiche. Le riprese del film, come avviene solitamente nel caso di questo regista, sono avvenute in Australia.
La pellicola è l’adattamento cinematografico di uno dei racconti della raccolta del 1994Il genio nell’occhio d’usignolo (The Djinn in the Nightingale’s Eye), scritta daAntonia Susan Byatt. La sceneggiatura del film è stata scritta da George Miller e Augusta Core. I produttori esecutivi sono Dean Hood, Craig McMahon e Kevin Sun. La casa di produzione del film è la Metro-Goldwyn-Mayer. La fotografia è di John Seale, il montaggio è di Margaret Sixel, gli effetti speciali sono di Paul Butterworth, la colonna sonora è stata composta da Junkie XL, la scenografia è di Roger Ford e Lisa Thompson, mentre i costumi sono di Kym Barrett e, per concludere, il trucco è di Lesley Vanderwalt e Sheldon Wade.
Trama del film
Mentre partecipa a una conferenza a Istanbul, la dottoressa e narratologa Alithea Binnie (Tilda Swinton) incontra in maniera fortuita un Djin/genio (Idris Elba) che le offre tre desideri. All’inizio l’accademica pensa di avere un’allucinazione, poi, da esperta di miti e leggende, si rende conto che il tutto è alquanto reale. Ella si sente realizzata e non vuole ricevere alcun desiderio. Pertanto il genio, per convincerla, racconta tre storie incentrate su tre figure femminili forti e incredibili, che nel corso degli anni hanno usufruito dei desideri del genio. Tramite le storie di Saba (Aamito Lagum) e di Salomone (Nicola Mouawad), del Sultano Solimano (Lachy Hulme), di Gulten (Ece Yuksel) e di Zefir (Burcu Goldegar) i caratteri del genio e della narratologa iniziano ad unirsi sempre di più all’interno di questo film molto dialogato.
La mano del regista
Non si può che iniziare da qui, l’impronta di George Miller, regista australiano artefice di una saga iconica come Mad Maxe di tanti altri film spesso sottovalutati dal grande pubblico. Nel corso di quasi quarant’anni di carriera Miller ha lavorato a film che spaziano dalla commedia fantastica fino al dramma, dal thriller-horror fino al film per famiglie, tra cui Ai confini della realtà(1983),Le streghe di Eastwick(1987),L’olio di Lorenzo(1992) i due film di Babe (1995-1998) e i due film diHappy Feet (2006-2011). Nel 2007 ha vinto l’Oscar al miglior film d’animazione per Happy Feet.
È stato candidato ad altri cinque premi Oscar: migliore sceneggiatura originale nel 1993 perL’olio di Lorenzo, miglior film e migliore sceneggiatura non originale nel 1996 per Babe, maialino coraggioso ed infine miglior film e miglior regista nel 2016 perMad Max: Fury Road.
Nel 2022 Miller torna dietro la macchina da presa con questo fantasy abbracciando uno stile registico al servizio della narrazione. Ricorrono espedienti come la soggettiva sfocata in grandangolo sul genio ad esempio, a sottolineare il carattere aleatorio di questo personaggio. Oppure alcune riprese continue volte a mostrare un minimo di scenografie e ricostruzioni fatiscenti, seppur in digitale. I racconti del personaggio di Idris Elba danno vita a sequenze affascinanti, con mondi immaginifici che permettono a Miller di sfoggiare il suo indubbio talento.
Recensione del film
Dal momento in cui irrompe la figura del genio, il film inizia ad essere verboso e dialogato, ma non in accezione negativa. Pertanto alcuni guizzi tecnici, la regia, il montaggio divengono invisibili e al servizio di una narrazione viscerale. La sceneggiatura è ben scritta attraverso dei dialoghi che tengono l’attenzione. In tal senso le interpretazioni di Tilda Swinton e Idris Elba sono riuscite nel dialogo, leggermente meno nel carisma espressivo che sembra leggermente assopito.
Altro leggero limite è la componente visiva che in alcuni punti stona. Più precisamente l’intervento digitale: alcuni effetti risultano posticci e ingombranti. Invece le scene flashback risultano efficaci in quanto a costumi e scenografie. Altro piccolo limite del film è la reazione fin troppo fiduciosa da parte di Swinton durante la comparsa del genio. Per quanto ella sia facoltosa e virtuosa in termini di immaginazione e nella capacità di recepire storie i primi due/tre minuti di apparizione del genio richiedono una grande sospensione dell’incredulità.
Metanarrazione
Il film riflette sulla natura del racconto, infatti attraverso le immagini il pubblico assiste ad un susseguirsi di eventi raccontati dal genio (Idris Elba). Sebbene la maggior parte dei racconti arrivi chiaramente dal genio. Tilda Swinton interpreta una narratologa di nome Alithea, il karma vuole che una figura mitologica si manifesti proprio di fronte una persona assolutamente pronta a credere a tali storie, ad elaborare l’elemento fantastico. E così prende piede il racconto del genio, una creatura immortale che per lunghi anni ha atteso di essere liberata, proprio come i fan di George Miller hanno atteso tanti anni prima di vedere un altro suo film dopo il successo e capolavoro di Mad Max Fury Road.
L’intento metanarrativo è esplicito non solo nella tecnica ma anche in alcune battute. Al minuto 51, ad esempio, un personaggio parla espressamente del tenere in ostaggio il proprio pubblico con lo svolgimento della storia. Difatti è quanto ciò avviene nel film, laddove alcuni spunti tecnici possono vertiginosamente portare fuori dal film e distogliere l’attenzione dal racconto ciò non avviene mai. Il genere fantasy riesce ad aprire la mente e a folgorare attraverso le storie all’interno di una storia.
Il film fantasy in questione si discosta dal panorama blockbuster odierno. Non si tratta di un film che accontenta il pubblico in toto. La messa in scena potrebbe respingere una parte di pubblico, talvolta kitsch e pomposa si manifesta in costumi e scenografie bizzarre, ma coerenti con il genere di riferimento. La durata del film è un pregio ed anche il ritmo è ben gestito, non si percepisce alcuna noia. La figura del genio in versione spettatore, portavoce e poi narratore è gradevole. Il fantasy passa per toni bizzarri fino a sfiorare il grottesco. L’impianto spettacolare e visivo erano meritevoli di una distribuzione in sala, sul grande schermo, cosa che non è stata possibile, almeno in Italia. Infatti il film è stato distribuito da Eagle Pictures direttamente in home video. A maggior ragione Eagle Pictures ha distribuito un formato ultra HD 4k che permette di godere al meglio della spettacolarità visiva del film.
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