How To Save A Dead Friend, è il documentario di Marusya Syroechkovskaya, passato in concorso al Rome International Documentary Festival (Ridf), festival che porta in sala, a Roma, alcuni dei più coinvolgenti documentari italiani e internazionali dell’ultima stagione.
Il film è distribuito da ZaLab al cinema.
Di cosa parla How To Save a Dead Friend
Marusya, regista di How To Save A Dead Friend, nel 2005 ha sedici anni e decide che quello sarà l’ultimo anno della sua vita.
Circondata da amici che uno dopo l’altro si suicidano, pensa che sia il destino comune di un adolescente nella ‘Russia della Depressione’.
Una sera, però, incontra Kimi, ragazzo con le sue stesse ferite e passione per i Joy Division.
Si innamorano e per i successivi dodici anni girano la telecamera sulla loro storia e la loro vita. In How To Save a Dead Friend vediamo il matrimonio, la depressione, le droghe e la morte che riflettono le difficoltà e i malesseri di una generazione perduta in un Paese sempre più autocratico e che ne ignora l’esistenza.
Entrambi cresciuti in famiglie divise, lei da genitori separati, lui da madre vedova, Marusya e Kimi si riconoscono sin da subito simili.
Lei vuole fare la regista. Lui, per lei, è perfetto: studia Storia, è un buon nuotatore, ama gli animali, scrive poesie. La fa ridere e, soprattutto, comprende come si sente.
Ma se Marusya riesce a trovare una via di fuga, il fallimento dell’idea di progresso, futuro e successo trascina Kimi in una spirale di autodistruzione e tossicodipendenza che se lo porterà via per sempre.
‘How to save a Dead Friend’, opera prima di Marusya Syroechkovskaya, è in concorso al Ridf. Ecco la recensione!
Il cinema come testamento
How To Save A Dead Friend, con la voce narrante della regista, le immagini e i filmati d’archivio ripercorre le vicende personali dei due protagonisti insieme alla dimensione sociale e politica.
I discorsi di Capodanno, di Boris Eltsin, Vladimir Putin e Dmitry Medvedev, con le proteste e rivolte in strada, segnano gli anni che passano.
Il dolore, la comunità e le bugie segnano la vita e la realtà di Kimi e Marusya. Realtà che, sebbene piena d’amore, porta con sé la paura e il fantasma della morte.
In una parallela, di realtà, Kimi e Marusya sono ancora sposati e hanno tre figli. Lui lavora, lei le stira le camicie, e forse si odiano.
Forse sarebbero contenti di non vivere in quella realtà. Perché, nonostante tutto, sono ancora insieme.
E se esiste una vita dopo la morte, allora è digitale, come How To Save A Dead Friend. Ed è qui che Kimi ancora vive.