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Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

‘Cocoricò Tapes’: la piramide della trasgressione rievocata nel documentario di Francesco Tavella

Al Pesaro Film Festival 59, in anteprima mondiale, la storia della celebre discoteca di Riccione, nata con la caduta del Muro di Berlino, attraverso filmati inediti di privati in VHS.

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Se il nome della discoteca più pazza del mondo, Cocoricò, nasce dal verso del gallo in lingua francese (il nostro ‘chicchirichì’ per intenderci), e poiché l’anno di apertura, il 1989, coincide con la Caduta del Muro di Berlino, non stupisce che l’incredibile vita notturna che per decenni ha animato le colline romagnole, accogliendo ogni notte migliaia di persone da tutta Italia e oltre, sia legata indelebilmente al segnale del ‘risveglio’, della trasgressione, della provocazione, della rottura da vecchi schemi, come segnale di tempi in evoluzione ed eco di grandi trasformazioni.

Attraverso immagini amatoriali, materiali in VHS ritrovati nei cassetti di frequentatori privati della discoteca, vecchie foto dai colori vintage, il regista Francesco Tavella costruisce il documentario Cocoricò Tapes – prodotto da La Furia Film (Cesena) e Sunset Produzioni (Forlì), e sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission – presentato con grande successo in anteprima mondiale alla 59a edizione della Mostra del Cinema di Pesaro, riuscendo a rievocare l’atmosfera unica di un luogo senza tempo, che ha segnato a suo modo una generazione e un’epoca.

In concorso Martedi 18 luglio a Ortigia film festival

Cocoricò Tapes: tempio, discoteca, simbolo generazionale

Documentario indipendente, Cocoricò Tapes – ideato, scritto e diretto da Francesco Tavella, co-sceneggiato insieme a Matteo Lolletti, con la musica di Matteo Vallicelli – è stato realizzato principalmente con il sostegno di oltre 200 donatrici e donatori che hanno aderito allo spirito del progetto attraverso una campagna di crowdfunding lanciata sulla piattaforma Idea Ginger. Il supporto dal basso verso questo documentario è venuto sia da generazioni giovani, incuriosite dalla storia della discoteca, sia da persone di generazioni che hanno conosciuto e vissuto l’era del Cocoricò,

L’idea di realizzare Cocoricò Tapes è venuta al regista dal ritrovamento casuale di VHS contenenti immagini inedite e amatoriali degli anni Novanta, capaci di raccontare con la stessa forze del momento presente, il ‘tempio’ della musica techno, il suo valore culturale, sociale, politico, e la generazione che l’ha vissuto: miscelando con sapienza repertori di materiali d’archivio inediti ed interviste ad alcuni dei protagonisti di quel periodo, il documentario riporta lo spettatore dentro la Piramide, mettendo in luce la sua natura di luogo di espressione artistica, politica e sociale in grado di riunire persone da ogni angolo di Paese. Un contenitore di desideri, speranze e sogni di un’intera generazione.

“Da subito la cosa che più mi ha interessato – racconta il regista – è stata quella di parlare attraverso il Cocoricò degli anni ‘90 e della generazione che li ha vissuti. Per far ciò ho deciso di utilizzare il più possibile gli archivi originali di quel periodo. In questo modo, si è evitato l’effetto nostalgia dando invece spazio a testimonianze originali e non influenzate dal passare del tempo. L’obiettivo principale è stato quello di creare un flusso visivo e sonoro capace di riportarci indietro negli anni, e far sì che ognuno potesse rivivere attraverso il film le proprie personali emozioni legate a quel decennio, ma anche dare a chi il Cocoricò e gli anni ‘90 non li ha vissuti l’occasione di conoscerli.”

Immagini che raccontano oltre le parole

La forza del documentario è certamente data dall’ampiezza e qualità delle immagini che descrivono l’‘energia’ (una parola chiave, molto usata dagli intervistati), la capacità trasgressiva (il movimento LGBT non poteva ancora esprimersi liberamente e trovava nel Cocoricò un luogo dove sentirsi a proprio agio) e creativa, il trasformismo, la libertà e l’apertura al nuovo e al diverso in ogni forma, come segnale del cambiamento dei tempi. I materiali audio-visivi esprimono ancora meglio delle interviste, pure estremamente interessanti, il significato di una ‘discoteca’ divenuta luogo di culto e di espressione artistica per migliaia di persone.

Cocoricò Tapes non è pertanto un documentario tradizionale ma un viaggio nel flusso di sensazioni ed emozioni caratteristiche di quegli anni, rievocato dalle testimonianze di protagonisti come Loris Riccardi, storico Art Director della discoteca, il direttore Renzo Palmieri, i Pr Silvia Minguzzi e Giuseppe Moratti, di Nicoletta Magalotti aka NicoNote, madrina della sala morphine, e del Principe Maurice, il performer per eccellenza.

Sarà proprio la direzione di Loris Riccardi, che diventa Art Director del Cocoricò nel 1993, a trasformare la discoteca da classica sala da ballo a luogo di provocazione e riflessione dove celebrare la diversità come valore aggiunto. È infatti il contesto storico culturale, presente nel film, a ispirare le scelte artistiche e a trasformare la Piramide del Cocoricò in un simbolo. Il Cocoricò diventa così una delle discoteche più famose d’Europa, tanto da essere invitata a rappresentare l’Italia alla Love Parade del 1996.

I racconti dei testimoni dell’epoca fanno capire bene il perché di tanto successo, oggi difficile da replicare: “Ogni sabato sera 5000 persone si davano appuntamento sotto la piramide del Cocorico a Riccione…. Era come un grosso Luna Park che apriva più tardi … Il successo del Coco era che ciascuno si sentiva protagonista, nessuno si sentiva escluso o a disagio, ci si sentiva liberi …Lì riuscivi a essere te stesso. E forse, dopo una, due, venti volte che riuscivi a essere te stesso lì dentro, riuscivi a essere te stesso anche fuori“.

 

 

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  • Anno: 2023
  • Durata: 66' 31''
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Francesco Tavella