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‘Ma nuit’: giovani in cerca di consolazione nella Parigi notturna
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2 anni agoon
Elaborare un lutto non è cosa facile, specialmente quando si hanno 18 anni e la persona scomparsa è una sorella. Questa la premessa da cui prende vita il film Ma Nuit, esordio al lungometraggio della poliedrica regista francese Antoinette Boulat – già nota come direttrice di casting per importanti film nonché attrice – la quale si cimenta con un tema complesso, quello della perdita e del conseguente smarrimento di senso, ma con uno sguardo delicato e autobiografico: anche la regista, infatti, nella vita reale ha perso una sorella. Il risultato è un’opera penetrante, dal fascino sottile, che racconta la notte dell’anima e quella di una Parigi dura, malinconica e vitale al tempo stesso.
Ma nuit, presentato nella sezione Orizzonti alla 78a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, e selezionato in Alice nella Città al Festival del Cinema di Roma, è disponibile su Amazon Prime Video.
Ma nuit: tutto (o quasi) in una notte
Una storia autobiografica, quella raccontata dalla Boulot, ed è evidente dalla profonda capacità di trasmettere, senza mostrarlo, il dolore della giovane protagonista e le sue impreviste reazioni. Una frase in sovrimpressione, nelle prime scene del film, recita: ‘quando si perde qualcuno ci si sente più distanti dagli altri’ ed è questo il sentimento prevalente in Marion – la diciottenne alter/ego della regista – l’estraneità, che si reifica nel desiderio di solitudine e nel vagare erratico per la città, sul finire del giorno e nella lunga notte simbolica, che trascorrerà fuori casa.
Marion è un’adolescente atipica, che non appartiene a un particolare gruppo di coetanei: vive, riflette e ‘sente’ da sola. Ha amici e conoscenti ma, di fatto, non si lega a nessuno. Eppure, per tanti aspetti, Marion è una ragazza che si comporta come gli altri giovani della sua età, affamati di vita e di esperienze. Il film esplora la contraddizione insita nell’affrontare una prova così importante e ‘adulta’ proprio nell’età in cui la vita sboccia e si apre al mondo e agli altri.
Incontro di solitudini
Marion non trova pace da quando è morta sua sorella, fra rabbia, dolore e malinconia, ma ha anche raggiunto l’età in cui si sente un profondo bisogno di libertà. I rapporti con sua madre, nonostante la perdita comune, non sono del tutto rosei e, il giorno dell’anniversario della morte della sorella, la ragazza preferisce stare in solitudine piuttosto che a casa con le amiche della madre.
Inizia così un viaggio notturno, anche interiore, per le strade di Parigi. In parte Marion sta con le sue amiche, ma poi passa per altri gruppi di giovani, girovagando in una capitale fuori dagli schemi, in cerca di sé stessa e, inconsciamente, con la speranza di dare significato agli eventi della sua vita. Ne segue una notte di incontri tra volti familiari e sconosciuti, in una città dei non-luogo con cui i giovani non riescono più a stabilire legami chiari, finché Marion non si imbatterà nell’impulsivo Alex, un giovane dallo spirito libero come il suo.
Grazie all’incontro di due solitudini, il loro percorso, sensoriale e visivo, si trasforma nel ritmo che scandisce, come un viaggio nella notte, il vagare per una città dalla bellezza segreta – nascosta negli angoli bui, negli antichi edifici, nelle banchine in riva al fiume – puntellato da eventi apparentemente molto seri (il furto di un motorino ai danni di Alex, una brutta caduta che porta Marion ad incontrare, al Pronto Soccorso più vicino, una rassicurante dottoressa, interpretata dalla sempre brava Maya Sansa, che comprende subito lo smarrimento della ragazza), ma in realtà marginali rispetto al senso di perdita e di ricerca di senso, forse di amore, dei protagonisti.
L’errare mitologico in un mondo spezzato
“Il film – racconta la Boulat – affronta il dolore e il modo in cui esso trasforma e distorce la nostra visione del mondo. Per ritrarre una ragazza di diciotto anni e la Parigi di oggi, ho scelto la forma del viaggio sia interiore sia fisico. È come una lontana versione dell’errare mitologico, in cui gli eroi si perdono, si affrontano, alla ricerca di uno scopo stabilito da eventi esterni che loro non riescono a controllare. La notte di Marion a Parigi diventa il riflesso di una generazione che sente di aver perduto per sempre la sua spensieratezza, abbandonata in un mondo spezzato. La ricerca della libertà, o piuttosto il senso di libertà di una generazione che vive nella paura, è il tema centrale di ‘Ma nuit’”.
Molto bravi i giovanissimi interpreti, Lou Lampros (Jacky Caillou, A Night Doctor, De son vivant, Médecin de nuit, Madre) e Tom Mercier (We Are Who We Are, Synonymes), e l’intero cast: Carmen Kassovitz (Heartbeast, Atomic Summer, A Girl’s Room), Emmanuelle Bercot (Goliath, il ballo delle pazze, Polisse, Mon roi) e Maya Sansa (Le mie ragazze di carta, Revoir Paris, Security).
La regista
Antoinette Boulat ha iniziato la sua carriera come direttrice di casting con ‘Ponette’ di Jacques Doillon, film per il quale Victoire Thivisol ha vinto il premio di migliore attrice a Venezia nel 1996. Da allora, ha lavorato in più di 120 film con registi importanti come Olivier Assayas, Leos Carax, Wes Anderson, Sofia Coppola, Emmanuelle Bercot, Benoît Jacquot, François Ozon, Mia Hansen-Löve, Lars Von Trier e Albert Dupontel. Nel 2015, ha condiviso l’EA Award dell’Alliance of Women Film Journalists con i suoi colleghi direttori del casting di ‘The Grand Budapest Hotel’ di Wes Anderson. Nel 2017 ha vinto l’European Casting Award al Locarno Film Festival per ‘Standing Tall’ di Emmanuelle Bercot. ‘Ma Nuit’ è il suo primo lungometraggio.