David Roncone, classe ‘99, ci propone Stuck, un cortometraggio horror dalle premesse accattivanti, una trama attraente e una sfilza di nomination a svariati festival di genere in tutto il mondo.
Tutto ciò, però, non basta a renderla un’opera da pieni voti. In questa recensione scoprirete il perché.
Sinossi di Stuck
Sophia è una giovane e timorosa donna che, durante il trasloco nella suo nuova casa, libera accidentalmente un’entità demoniaca. Deve quindi affrontare il demone, che riflette la sua lotta personale contro l’insicurezza. La trama è sicuramente attraente: accende la curiosità nello spettatore, e lascia aperte tante porte da poter essere esplorate nel corso del film. Nei fatti, però, quello che lo spettatore si trova davanti è esattamente ciò che legge nella trama.
Sophia e la cassa in una scena del film
Come stavo anticipando, la trama è sicuramente attraente: accende la curiosità nello spettatore e lascia aperte tante porte da esplorare nel corso del film.
Nei fatti, però, quello che lo spettatore si trova davanti è esattamente ciò che legge nella trama.
Stuck, la recensione
La scrittura
Il film non va a fondo in quella lotta personale contro l’insicurezza, ma si limita a mostrare una serie di avvenimenti, peraltro tipici dell’horror più classico. Si torna a narrare della candida e pura ragazza della porta accanto, una sorta di final girl che si trova a fronteggiare da sola le forze del male.
Per quanto sia una formula che ha funzionato e può ancora funzionare, ciò che fa storcere il naso è la promessa della trama di qualcosa di più: la paura di un nuovo inizio, il terrore del lasciarsi sopraffare da ciò che reprimiamo, che viene rappresentato dal demone, una sorta di lato oscuro del nostro personaggio.
Sophia in una scena del film.
I concetti sono la paura di un nuovo inizio, il terrore del lasciarsi sopraffare da ciò che reprimiamo, che viene rappresentato dal demone, una sorta di lato oscuro del nostro personaggio.
Queste sono le parole del regista, con cui abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche opinione in merito al suo lavoro.
Secondo noi, le nobili intenzioni di Roncone non riescono ad emergere e ad arrivare efficacemente allo spettatore, a causa della mancanza di un forte sottotesto. Non sappiamo praticamente nulla della protagonista e del suo mondo, e non abbiamo motivi per empatizzare con lei.
L’aspetto visivo
Il punto di forza di questo corto è sicuramente l’aspetto visivo. Sono evidenti una padronanza del mezzo tecnico, la cura per la location e per il trucco.
Il primo incontro ravvicinato col demone
Notevole soprattutto la realizzazione del demone, molto convincente grazie appunto a un buon trucco ma anche a un uso sicuro degli effettispeciali, che non ci saremmo mai aspettati da un corto d’esordio.
Essendo un debutto ho preferito rimanere nella mia comfort zone ma allo stesso tempo ho cercato di evitare i famosi cliché horror, come urla e jumpscare. Ho puntato sul creare attraverso la macchina da presa e la fotografia una sorta di tensione che riflettesse lo stato d’animo del personaggio.
In questo caso ci siamo trovati d’accordo con le parole del regista.
Abbiamo infatti apprezzato la scelta di non utilizzare jumpscare e urla di terrore, metodi ormai visti e rivisti oltre che inefficaci per il pubblico contemporaneo. Tuttavia la macchina da presa manca di quel vezzo artistico che riesca a trasmettere qualcosa oltre a ciò che viene mostrato.
La regia è essenziale, cauta, quasi da manuale: carrelli e inquadrature fisse ci mostrano quello che serve, i dutchangle anticipano le situazioni di rottura, di guai incombenti, mentre durante il confronto con il demone si passa a una camera a mano, più incerta e spaventata. Nulla di sbagliato, ma non riesce a compensare le mancanze della scrittura.
Il discorso è simile per la fotografia, che riprende, seppur egregiamente, il classico mood da horroramericano, ma senza particolari variazioni o scelte autoriali lungo la narrazione.
La location principale di Stuck
Le conclusioni di Taxi Drivers riguardo Stuck
Stuck è un cortometraggio ben confezionato, fatto con passione, che dimostra le conoscenze tecniche e delle regole grammaticali del cinema, ma che non riesce ad arrivare fino in fondo, a catturare lo spettatore, a fargli paura o emozionarlo davvero.
Non possiamo fare altro che augurare il meglio al regista, poco più che ventenne, che ha un’intera vita davanti per affinare il suo stile e le capacità narrative, sicuramente gli aspetti più complessi da padroneggiare.
Ricordiamo infine che il corto è stato selezionato a svariati festival, tra cui: SAN FRANCISCO ANOTHER HOLE IN THE HEAD 2022; HORRORHAUS FILM FESTIVAL 2022; SIN CITY FILM FESTIVAL 2022; ATLANTA HORROR FILM FESTIVAL 2022; POP CORN FRIGHTS FILM FESTIVAL 2022.
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