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Hot Skull: la recensione della serie Netflix

In un presente distopico, il mondo è colpito da un'epidemia che si trasmette con la comunicazione orale portando a delirare con frasi senza senso...

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Hot Skull è una miniserie israeliana scritta e diretta da Mert Baykal , i cui otto episodi sono stati rilasciati il 2 dicembre 2022 su Netflix.

LA TRAMA

Il mondo è sconvolto da una follia epidemica che si diffonde attraverso il linguaggio. L’unico ad esserne misteriosamente immune è Murat Siyavus, un ex linguista che si è nascosto per un lungo periodo ma che ora deve lasciare il luogo dove ha vissuto, inseguito dalle spietate autorità anti epidemia, la IBE.

IDEE COME FULMINI

A volte, le idee delle storie colpiscono così all’improvviso e così profondamente che viene da chiedersi come mai, nella loro imponente semplicità, a nessuno era mai venuto in mente di raccontarle.

Nel caso di Hot Skull, la serie israeliana che mette al centro degli episodi un virus che si diffonde con le parole e che porta chi ne è afflitto a delirare e a dire frasi senza senso, le assonanze con la pandemia del Covid sono palesi ma vengono messe in secondo piano quando si riflette sul virus della narrazione: le parole.

Parliamo di meno per vivere più in sicurezza”: dice lo slogan dell’IBE, la polizia amministrativa di controllo turca che controlla il diffondersi della malattia e cerca di bloccarne l’avanzamento con modalità discutibili; mentre hot skull, il titolo che in originale suona Sicak Kafa, vuol dire testa rovente e rimanda alla condizione del protagonista che, quando viene assalito dalle parole, inizia a sviluppare una forma di febbre altissima che però non sfocia mai nel delirio (la caratteristica primaria degli infettati).

Conseguentemente, ogni parola nella miniserie si carica di un significato che si estende su più livelli, allargando sempre di più l’area di competenza arrivando ad una condizione esistenziale vertiginosa, difficile da raccontare se non con l’aiuto di una metafora così semplice e diretta: per questo, mentre Hot Skull affascina lo spettatore con una trama lineare e facilmente comprensibile (quello che si definisce come high concept, un lavoro drammaturgico che può essere riassunto in una frase sintetica; contrapposto al low concept, maggiormente impegnato nello sviluppo dei personaggi), non appena sorpassato il primo livello di fruizione lo costringe poi ad entrare nel circuito emotivo e intellettuale di un racconto multiforme, a scendere in profondità per capirne ogni aspetto.

Hot Skull parte da ùna metafora semplice e fortissima

Per questo, oltre lo show distopico c’è un’opera articolata che parla di oggi mettendo in scena l’abuso del linguaggio e quindi della comunicazione, mentre si perde via via il vero senso di ogni parola che abbandona il concetto originario per vestirsi di inutilità.

ASCOLTARE, DIRE, PARLARE

Ascoltare è proibito, parlare è pericoloso: in sintesi massima, è questo il nucleo fondante di Hot Skull, serie che si riappropria delle parole per raccontare l’agitazione delle idee. E lo fa in modo incredibilmente profondo e sottile, lucido e cinico, mettendo in scena la crisi della parola nella quale è caduto il nostro presente, cambiando radicalmente la prospettiva dei nostri sguardi in presenza di una bulimia di parole senza senso che ci rendono come sordi.

Oltre a dimostrare l’estrema vitalità dell’audiovisivo turco israeliano, la fortissima originalità dello show non viene scalfita neanche con le assonanze con Cecità, il capolavoro di Josè Saramago (portato al cinema in un film meno potente, diretto nel 2008 da Fernando Meirelles) con cui condivide solo un assunto di base -la perdita (o potenziale perdita) di un senso- per raccontare poi qualcosa di profondamente umano con una forza iconica che si assapora poco alla volta, episodio dopo episodio.

 

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Hot Skull

  • Anno: 2022
  • Durata: 8 episodi, una stagione
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Turchia
  • Regia: Mert Baykal
  • Data di uscita: 02-December-2022