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La Prima Regola: la recensione del film di Massimiliano D’Epiro

Gabriele è il nuovo professore di un corso di recupero, a pochi metri dallo zoo, un campo profughi. Le distanze sociali e culturali saranno un campo di battaglia

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Presentato in anteprima al Festival di Lecce, tratto dalla piece teatrale di Vincenzo La Manna, La Classe, La Prima Regola è ambientato in una scuola superiore di periferia, dove strutture, docenti e studenti sono lo specchio di una depressione sociale ed economica apparentemente irreversibile. Un professore viene chiamato a tenere un corso di recupero, a pochi metri da un centro di assistenza ai migranti (lo Zoo) in mezzo alle case di quartiere che con gli anni è diventato un campo profughi permanente.

LA TRAMA

Gabriel (Marius Bizau) ha scelto di diventare professore perché ha un passato di violenza e sopraffazione: viene dalla Bosnia, e vuole offrire ai ragazzi uno strumento per lottare contro il potere, contro l’ignoranza e contro il populismo.

Anche se questo vuol dire andare contro lo strafottente menefreghismo del preside (Fabrizio Ferracane), che sembra non avere nessuna intenzione di concedere neanche il beneficio del dubbio ai sei ragazzi della classe, cioè Nicolas (Andrea Fuorto), Talib (Haroun Fall), Maisa (Ileana D’Ambra), Vasile (Luca Chikovani), Petra (Cecilia Montaruli) e Arianna (Antonia Fotaras).

LA RECENSIONE

È chiaro che il cinema ami raccontare le storie corali offerte dalle dinamiche scolastiche: che possono essere declinate attraverso ogni tipologia di genere, dal dramma sociale alla commedia, dal coming of age generazionale fino al romanticismo teen.

Più difficile che i film siano poi aderenti alla realtà, nel senso che riescano a raccontare con sincerità uno spaccato esistenziale realmente esistente o plausibile, perché per quanto la scuola sia un microcosmo perfetto e rivelatore, il rischio di scivolare nel dejà vu o nella cartolina patinata è altissimo.

La Prima Regola parte da presupposti non proprio originalissimi: vengono in mente La Scuola di Luchetti o La Classe di Cantet, L’Onda di Gansel e Elephant di Van Sant, giusto per restare sul classico di narrazioni che riesumano uno spaccato sociale drammatico, rappresentativo di uno scontro civile che va al di là dei banchi e delle aule.

Eppure D’Epiro ha dalla sua una direzione sicura e ambiziosa, che non arretra neanche quando si tratta di abusare di luoghi comuni: che sembrano passare in secondo piano per via di dialoghi particolarmente brillanti e una drammaturgia preziosa e con un piglio autoriale che riesce a regalare qualche suggestione particolarmente luminosa.

Tutto molto chiaro, d’altronde, fin dall’inizio, da quel lunghissimo piano sequenza (quasi sette minuti) che apre il film sotto la didascalia che viene ancora prima del titolo, Io sono. Che anticipa la seconda Tu Sei, scandendo il ritmo psicologico, ma è una dichiarazione d’intenti non da poco, come lo sguardo della macchina del regista che richiama la sua supremazia.

La Prima Regola è un film d’autore ambizioso e arrabbiato che non lascia scampo

Perché La Prima Regola è anche e soprattutto, come detto sopra, un film d’autore con il tono arrabbiato, inferocito, sul piede di guerra verso una società che dilania, divide e non lascia scampo: e se tutto è perduto, non c’è altro da fare allora che distruggere e ricomporre, mettersi a guardare e ad ascoltare, cercando un dialogo sulle macerie.

Massimiliano D’Epiro gioca con contrasti forti (violenza e silenzi, introspezione e urla, distruzione e ricostruzione) e inserisce una chiave di lettura metatestuale, rendendo la sua opera prima un insieme inestricabile di forma e contenuto. Così come il piano sequenza iniziale è rivelatore, lo è ugualmente la scena chiave in cui gli studenti decidono di partecipare a un bando europeo riguardante l’Olocausto.

Se infatti il professore è docente di storia, è la Storia, il passato, la chiave di comprensione del presente; così come lo stesso insegnante, lui stesso reduce da un passato di guerra e violenza, rappresenta la figura di un Potere che non vuole “semplicemente” includere ma anche e soprattutto dargli voce. E che trova aiuto solo nel bidello (Dark Peric), altro straniero in terra straniera, ovvero in chi ha realmente sentito sulla propria pelle, col proprio sangue, cosa voglia dire la sopraffazione.

Le musiche, sottofondo necessario all’atmosfera, sono di Boosta e Violante Placido.

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La prima regola

  • Anno: 2022
  • Durata: 94
  • Distribuzione: Notorius Pictures
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Massimiliano D'Epiro
  • Data di uscita: 01-December-2022