Dal 23 novembre Mubi propone la visione dell’ultima pellicola di Kōta Yoshida, presentata nella Big Screen Competition del 50° International Film Festival Rotterdam. Sexual Drive è un trittico visivo che ha per protagonista il cibo. Un solo filo conduttore tiene legati i tre racconti brevi: la coscienza ‘sporca’ e rivelatrice, che assume le sembianze dello squallido Kurita. Un uomo viscido, provocatorio, per nulla erotico.
Nattō
Un giovane e spento designer Enatsu, invita a casa il presunto amante di sua moglie Masumi: infermiera anche di domenica impegnata al lavoro. Bussa alla porta Kurita, che porta addosso i segni fisici di un ictus. Enatsu non crede ai suoi occhi guardando uno storpio entrare. Il dialogo ingaggiato con Kurita, dopo poche battute, improvvisamente si ribalta. La commiserazione e incredulità iniziale di Enatsu si trasforma in accecante gelosia, frustrazione, umiliazione. Kurita non si esime dal raccontare particolari erotici mai associati e associabili alla sua dolce mogliettina. L’odore dei rimasugli Nattō nella spazzatura, ricorda a Kurita l’odore di Masumi: “Tua moglie puzza come il Nattō”, il cibo preferito della donna, pregna di succhi e odori associati ad una sessualità vorace, aspra, ninfomane.
Mapo Tofu
Akene, una giovane donna, si appresta alla guida. Appare timorosa. Scopriamo presto il motivo. Mentre procede, sente un tonfo. Ha urtato un uomo per strada, facendolo cadere a terra. Lo soccorre: è Kurita. Non è più storpio. L’uomo non vuole che arrivi la polizia o l’ambulanza. Vuole essere portato a casa. Durante il tragitto Kurita chiede ad Akene dove stesse andando. “Al supermercato, a prendere il mapo tofu“. Kurita incalza la donna proprio sulla pietanza. La rimprovera di attaccarsi ad offerte di un cibo preparato. Il mapo tofu, di origine cinese, è completamente diverso da quello venduto al supermercato. Akene non deve accontentarsi di questo. Deve soddisfare a pieno i suoi piaceri, perciò è nello stato in cui si trova, preda di un malessere che la costringe a casa. Kurita la incalza, rivelando la sua conoscenza, la sua vera natura, le aggressioni che lui, bambino, ha subito per mano sua, bambina. Le chiede di essere sottomesso, come faceva un tempo.
Ramen
Momoka, attende invano in un bar, il suo amante. Dopo l’ultimo bicchiere, incamminandosi per la città, si imbatte in una bettola dove servono il Ramen. Unica donna, si siede, incuriosita, osservando gli astanti che in silenzio, mangiano. Preda di una inspiegabile euforia, vedendo il cuoco condire la ciotola con lardo e carne, gli chiede esattamente quel ramen untuoso, grasso, e lo comincia a mangiare con crescente tensione erotica. Preda dei forti odori maschili, della ‘brutalità’ che la circonda, fagocita il Ramen sempre più intensamente. Al suo posto è seduto Ikeyama, l’amante guidato al telefono da Kurita, che trasmette all’uomo esattamente le sensazioni che la donna ha provato quella sera, sola e addandonata. Una liberazione, emotiva, sessuale, anche da un amante che la trascura troppo.
Sexual Drive stimola l’eros senza mai mostrarlo nella sua espressione fisica diretta. Il cibo lo coinvolge e lo porta alla superficie, nello scontro tra il reale e l’ideale, tra pulsioni sopite e compromessi esistenziali. Poco coraggio, il timore, la contraddizione, di questo Kurita si fa messaggero, con il suo insolito dono che lascia ad ogni visita alle tre coppie. Visivamente girato nello stile di un videotape (colonna sonora inclusa), volutamente disturbante, troppo attaccato anche nello sguardo ai soggetti su cui la macchina da presa si sofferma, lascia al termine della visione l’ebbrezza e la freschezza di un esperimento, più che la compiutezza di un lungometraggio.