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‘Terminal Norte’ di Lucrecia Martel su MUBI, la musica è un encanto di gruppo

Partito come documentario girato in 4 giorni durante il confinamento, il mediometraggio della regista argentina passa da esperimento domestico e di comunità ad ammaliante esempio di cinema prog, intriso di passione musicale libertaria e incantatrice

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Terminal Norte - Julieta Laso

La macchina da presa segue un gruppo di persone che si fa strada lungo un sentiero sinuoso nella notte, al brillio di qualche lanterna. Di lì a poco, attorno al fuoco, mescoleranno al crepitio delle fiamme un chiacchiericcio morbido, che diventerà persino sensuale, quando al chiaro di luna sarà la voce della coplera Julieta Laso a illuminare, con la divagazione del canto.

Terminal Norte (North Terminal) di Lucrecia Martel, presentato al Festival di Berlino 2021 e ora disponibile su MUBI, è un medio nel metraggio (37 minuti), ma è anche una terra di mezzo nel senso cinematografico: un interludio musicale, per giunta in formato documentaristico, nella filmografia dell’acclamata cineasta argentina. Girato durante il lockdown, segna il ritorno dell’autrice a Salta, la ciudad delle origini. Anche filmiche, visto che ambientò sia il discusso esordio nel lungo La ciénaga (2001), sia il successivo La niña santa (2003). Terminal Norte non sarà ricordato come uno spartiacque nel percorso della regista, ma è uno spartito cinematografico evocativo, un prog-film d’atmosfera.

Il trailer

La trama

Durante il lockdown del 2020, Lucrecia Martel torna a casa a Salta, nella regione più conservatrice d’Argentina. Qui seguì la cantante Julieta Laso, che le presenta un gruppo di musiciste ribelli che si scambiano sguardi, canzoni e idee intorno a un falò. (Sinossi ufficiale di MUBI)

Radici e radicali liberi

A leggere la prima parte dei credits, Terminal Norte sembra schierare una line up, più che un cast. Lucrecia Martel affida infatti alla propria compagna di vita dal 2016, Julieta Laso, il compito di presentare un collettivo di artisti. Per lo più donne, anche indigene. Il palco è nella realtà della casa di campagna, a Salta, dove le due hanno messo da tempo radici: La Calderilla. Nell’amalgama di stili e voci, tanto più piacevolmente partecipato tenendo a mente il confinamento forzoso, il tono roco e vibrante della Laso sa infondere un fremito vitale a classici come Cara de gitana o Muchacho. È il canto tradizionale della zona nord-argentina, la copla – un genere intriso di passione, mesta o allegra, e carnalità, senza remore di carattere religioso. Un canto libero, insomma, il cui afflato più trasgressivo si misura considerandone le origini in una provincia auto-battezzatasi “capitale della fede”.

Terminal Norte, Lorena Carpanchay © Rei Cine SRL

Vi partecipano, di fatto, spiriti liberi come Mariana Carrizo e Lorena Carpanchay, originarie di zone che hanno resistito ferocemente alla colonizzazione fino alla fine del XVIII secolo. La prima si è battuta per il diritto all’aborto, scontando la perdita del lavoro nel proprio ambiente conservatore; la seconda è la prima coplera trans della propria zona, militante per i diritti dei transgender. Nel concerto, a risuonare sembrano prima le vite, che le note: un documentario alternative.

Martellare di suggestioni

Dal senso di comunità che genera la condivisione della propria arte musicale e dei propri animi, nasce quel sentimento che salva Terminal Norte dal terminare in una mezcla di videoclip in salsa latina. Al contrario, il film origina, meglio dei suoi falò, un senso di calore, comunità, prossimità. A questo palpito naturale, si cumula una suggestione soprannaturale. Lucrecia Martel, come già nei lunghi, riesce a creare momenti di destabilizzazione – favoriti dalla camera a spalla – che suonano allusivi, meta-reali. In questo caso, l’evocazione viene soprattutto dalla natura: il volo improvviso di una civetta, il lamento lancinante di un animale nella notte che fa trasalire la cantante, le foglie che frusciano come mosse dal soffio di qualche divinità indigena. Se Julieta fa la coplera con la musica, Lucrecia lavora da hechicera (incantatrice) con il cinema.

Cinema prog

Anche se di passaggio, più che di rito, Terminal Norte non rinuncia, di fatto, alla vena sperimentale che la regista di Salta ha manifestato nella propria opera filmica: dal pugno dei corti di esordio tra anni ’80 e ’90 (culminati in Rey muerto, 1995) al più recente Zama (2017, presentato a Cannes). Una danza notturna, in cui spicca il bailarín Miguel Moreira, è ripresa al ralenti, facendo affiorare il suono (specie il battito delle mani) nella propria plasticità ritmica. In una scena orchestrata come una performance di teatro, la pioggia notturna bagna visi pensierosi, corpi matronali, occhi inquieti, quasi fosse la concessione di un dio pluvio a qualche preghiera musicale. Uno degli spostamenti on the road riprende Macarena e Margarita (della band noise Las Whisky) sul sedile posteriore in time lapse, sotto una luce alcolica. C’è persino un riavvolgimento all’indietro e gioco di dissolvenze incrociate, accartocciandosi come una fantasia lynchiana in un attraversamento delle porte della percezione.

Terminal Norte, Las Whisky © Rei Cine SRL

Non è il solito refrain cinematografico. Nemmeno per un film personale e semi-improvvisato. Nemmeno per una scrittura senza sceneggiatura, levitata al montaggio dopo soli 4 giorni di riprese.

Nel gioco delle distanze, o delle variazioni ritmiche – tra incontro umano e respiro ultraterreno, tra cinema domestico e cinema progTerminal Norte riesce, sia pure come B-side della filmografia della Martel, come documentario dal timbro incantatorio. Vedere – e ascoltare – per credere.

Terminal Norte

  • Anno: 2021
  • Durata: 37'
  • Distribuzione: MUBI
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Argentina
  • Regia: Lucrecia Martel
  • Data di uscita: 21-July-2022