‘Il male non esiste’. Pena di morte e diritti in Iran
Quattro storie di uomini in un sistema corrotto in Iran. Potenza di racconto, unita al coraggioso regista Rasoulof, ottengono non solo l’Orso d’Oro a Berlino70, ma anche tutta la simpatia del pubblico per un racconto netto, chirurgico e geniale.
Il male non esiste: potenza di racconto, unita all’animo coraggioso del regista MohammedRasoulof, ottengono non solo l’Orso d’Oro a Berlino70, ma anche tutta la simpatia del pubblico per un racconto netto, chirurgico e geniale. Finalmente in uscita anche in Italia, distribuito da Satine, sarà nelle sale dal 10 marzo.
“Spinto dalla mia personale esperienza – racconta Rasoulof – volevo delle storie che ponessero semplici domande. Da cittadini responsabili, abbiamo altra scelta quando veniamo costretti a far rispettare gli ordini disumani dei despoti al potere? Da esseri umani, fino a che punto dobbiamo essere ritenuti responsabili dell’adempimento ai loro ordini? Di fronte alla macchina dell’autocrazia, quando si ha a che fare con emozioni umane, come si relazionano l’amore e la responsabilità morale?”.
Mors tua, vita mea: Il male non esiste
Questi sono alcuni degli sconcertanti interrogativi a cui cerca di rispondere Il male non esiste e noi spettatori, di conseguenza. Quattro storie di uomini in un sistema corrotto, collegate da un sottile fil rouge, affrontano una questione fondamentale della società iraniana, costretta da un regime autoritario ad accettare la pena di morte come pratica costante e consolidata.
Un film che solleva dilemmi morali universali che scuotono le coscienze e impongono una riflessione profonda soprattutto in tempi di regimi, non solo in Iran, ma anche in paesi dove si proclamano grandi democrazie, spesso non rispettate. Al dilemma collettivo e dello stato si aggiunge poi quello privato e del singolo cittadino forzato a compiere azioni che non concepisce, non tollera. Estrema attualità e profondo ascolto di coscienza in un film che stravolge la banalità del male.
I festival e i premi vinti
Vincitore dell’Orso d’Oro come Miglior Film alla Berlinale 70 e in numerosi altri Festival Internazionali (Seattle, San Paolo, Hong Kong, Philadelphia, Cleveland, Calgary, Oslo, Valladolid, Montclair, Batumi), finalmente arriva anche nelle sale italiane l’attesissimo Il male non esiste, ultimo capolavoro del pluripremiato regista iraniano Mohammad Rasoulof (già vincitore con Goodbye e A Man of Integrity della sezione Un Certain Regard del Festival del Cinema di Cannes e del Premio Fipresci con Manuscripts Don’t Burn) in uscita il 10 marzo. Il male non esiste sarà distribuito da Satine Film.
La pena di morte
Le toccanti variazioni sul tema cruciale della forza morale e della capacità di opporsi alle minacce, sono apparentemente inevitabili in un sistema politico coercitivo. La potenza e intelligenza di questo commovente e sorprendente film è data infatti anche da una riflessione estesa, dilatata che va ben oltre il solo Iran. Molti sono i paesi che non sembrano chiusi o dittatoriali, ma che proclamano grandi uguaglianze. La pena di morte è stata abolita o non è applicata nella maggioranza degli stati del mondo. Nel 2020, oltre che nel paese già citato, era ancora in vigore in Afghanistan, Antigua e Barbuda, Arabia Saudita, Bahamas, Bahrein, Bangladesh, Barbados, Belize, Bielorussia, Botswana, Cina, Comore, Corea del Nord, Cuba e moltissimi altri stati.
Solo nel 2020 le condanne sono state 483 e l’imbarbarimento di certe nazioni sembra peggiorare sempre più. Il film ha anche il pregio non scontato di gettare una luce nel fitto buio di queste realtà, di cui solo Amnesty International riesce a denunciare e parlare.
La parola al regista e sceneggiatore: Mohammad Rasoulof
Rasoulof, partendo dal dramma della pena di morte, si interroga sui limiti e le possibilità cui è sottoposta la libertà individuale sotto un regime dispotico. Esplora i dilemmi che ne derivano. Con la direzione della fotografia di Ashkan Ashkani, le scenografie di Saeid Asadi, i costumi di Afsaneh Sarfehju e le musiche di Amir Molookpour, Il male non esiste è stato così raccontato dal regista in occasione della partecipazione in concorso al Festival di Berlino 2020: “L’anno scorso ho visto uno di coloro che in passato mi ha interrogato (ricordiamo che il regista ha subito un duro processo dopo essere stato attestato nel 2010 sul set di un film diretto con Jafar Panahi,ndr) uscire da una banca mentre attraversavo una strada a Teheran. Improvvisamente, ho provato una sensazione indescrivibile. Senza che se ne accorgesse, l’ho seguito per un po’. Dopo dieci anni, appariva un po’ invecchiato. Volevo fotografarlo con il mio cellulare, corrergli incontro, rivelargli la mia presenza e urlargli in faccia tutta la mia rabbia. Ma, guardandolo da vicino e osservando i suoi comportamenti, non sono riuscito a vedere il mostro malvagio che credevo fosse.
In che modo i governanti autocratici spingono le persone a divenire semplici marionette al servizio delle loro macchinazioni? Negli stati non democratici e autoritari, l’unico scopo della legge è la conservazione dello stato stesso e non la facilitazione e la regolamentazione delle relazioni tra le persone. Io vengo da uno stato di questo tipo, l’Iran”.
Il male non esiste: la sinossi
Iran, oggi. Quattro ritratti della fragilità dell’essere umano di fronte a scelte obbligate e alle responsabilità che ne derivano. Storie inesorabilmente legate che, pur essendo ambientate nella società iraniana, toccano profondamente la coscienza e la storia di ognuno di noi, ponendoci di fronte a una domanda alla quale tutti dobbiamo rispondere: al posto loro, tu cosa avresti fatto?
Il 40enne Heshmat (Ehsan Mirhosseini), marito e padre esemplare, è un uomo generoso e accomodante con tutti. Svolge un lavoro misterioso per il quale ogni notte esce di casa. Pouya (Kaveh Ahangar) ha da poco iniziato il servizio militare e si ritrova subito ad affrontare una scelta drammatica: come obbedire a un ordine dei superiori contro la propria volontà. Javad (Mohammad Valizadegan) è un giovane soldato che conquista a caro prezzo tre giorni di licenza per tornare al paese della sua fidanzata e chiederla in sposa. Bharam (Mohammad Seddighimehr) è un medico interdetto dalla professione, che decide finalmente di rivelare alla nipote un segreto doloroso che lo accompagna da vent’anni.