Al Roma Fiction Fest vengono proiettati in anteprima internazionale gli episodi 9 e 10 di Borgia, l’acclamata nuova serie di Tom Fontana.
Nella gran mole di fiction e retrospettive italiane (tra cui quelle alla Casa del Cinema rivolte ai comici italiani della tv che fu) si inserisce questo serial francese che, però, di italiano ha tutto: a partire dal nome del suo creatore, fino ad arrivare alla storia, che va a scavare a fondo in uno dei periodi più oscuri ma anche narrativamente affascinanti del Rinascimento italiano.
Borgia è un prodotto televisivo molto curato, sia a livello storico che fotografico e scenografico. Abiti e scenari sono riproposti con una cura maniacale, così come la ricerca dei volti, il più aderenti possibile all’iconografia rinascimentale, nonché estremamente somiglianti ai ritratti ufficiali che ci sono pervenuti dei personaggi storici. Di sicuro, Fontana eccede in alcuni punti, ad esempio in una scabrosità e oscenità di scene e dialoghi che, seppur verosimili, a volte più che dare l’idea della perizia storica sembrano voler trattare quella porzione di storia italiana alla stregua di un fenomeno da baraccone. Ma è un piccolo particolare che si può perdonare, dal momento che lo sguardo di Tom Fontana è esterno: guarda all’Italia rinascimentale e ai Borgia con curiosità, con fascino, con profonda riflessione, scrivendo una sceneggiatura che trabocca di particolari storici, ma avvincente e rivolta a qualunque pubblico. E qui ci si pone una domanda inevitabile: la tv italiana sarebbe mai in grado di realizzare una fiction simile? Curata in ogni dettaglio, registicamente quasi ai livelli cinematografici e a metà tra storia e intrattenimento? La domanda è più che lecita, soprattutto per il fatto che la serie è europea, prodotta dalla Lagardère Entertainment e non, come al solito, americana. Dobbiamo ricordare che nel nostro Paese la tv nacque con intento pedagogico, culturale e divulgativo. Perché non coniugare anche ora l’informazione all’intrattenimento? La cultura per tutti al divertimento? Il discorso storico e sociale al genere narrativo?
Dalla tv italiana emergono quasi esclusivamente fiction che variano sul tema dell’amore, dei rapporti psicologici, delle piccole indagini di polizia. C’è troppa omogeneità nella serialità televisiva italiana che, più che creare un’offerta multitarget, fa pensare alla sola battaglia per l’audience a colpi “di stesse cose”. Tra queste eccelle l’opera della geniale penna di Ivan Cotroneo, Tutti pazzi per amore (al Fiction Fest ne è stata presentata la terza serie) che intelligentemente racconta l’amore riflettendo sui meccanismi di costruzione della storia. Ma vengono in mente i primi sceneggiati italiani, storici o tratti da importanti testi narrativi e teatrali, ricchi di voglia di divulgazione culturale: la presenza di una serie come Borgia deve far riflettere, sia per la qualità che per la creatività delle maestranze televisive. In Italia tuttavia le competenze per creare prodotti nuovi e diversificati non mancano – già lo stesso Tutti pazzi per amore ne è testimonianza, così come l’incontro tra Lucarelli e i Manetti Bros per L’ispettore Coliandro. Borgia e la serialità televisiva americana possono essere un esempio. Certo, negli USA la creazione del nuovo a volte punta sulla sperimentazione (ad esempio, gli autori di Lost hanno presentato al Fiction FestOnce upon a Time, una rilettura in chiave moderna di Biancaneve), ma può essere stimolo per realizzare pure qui prodotti di buona fattura – anche se, tuttora, le emittenti televisive italiane non sembrano essere pronte ad un simile passo, vista l’incapacità di uscire fuori da un atteggiamento che troppo appiattisce la creazione delle narrazioni televisive nostrane.
Veronica Mondelli
Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers