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‘Sotto la Città – 1915’ di Tiburzi al RIFF 2021

Sotto la Città – 1915 è il cortometraggio di Domenico Tiburzi presentato al Riff 2021

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Presentato al RIFF 2021 il cortometraggio Sotto la Città – 1915 è scritto e diretto da Domenico Tiburzi. Il film, con Lino Guanciale e Andrea Venditti, è prodotto da Milo Film.

Un cortometraggio sulla memoria e una profonda riflessione sull’epoca che viviamo.

Sotto la Città – 1915: la trama

Il cortometraggio racconta la storia di Tito (Lino Guanciale) che si trova sotto la città di Avezzano, già colpita dal terremoto del gennaio 1915, che, una mattina, viene svegliato da una fortissima scossa di un nuovo terremoto, avvenuto molto tempo dopo. A seguito di questa nuova scossa resta coinvolto Berardo (Andrea Venditti), finito anche lui sotto le macerie della città.

Sotto la Città è stato scritto in occasione del centenario del terremoto di Avezzano del 1915, in forma di monologo teatrale. Poi è diventato un libro, sempre in forma di monologo e con lo stesso titolo del film, e infine una sceneggiatura cinematografica.

Per un abruzzese, come chi scrive, ma anche per un emiliano, stando solo agli ultimi eventi, e per tutti gli italiani, la parola terremoto evoca sensazioni enormi e spesso indescrivibili. L’esperienza stessa di essere svegliati nel cuore della notte da una violenta scossa è indescrivibile a parole. Il ricordo, al quale fa riferimento anche il film, è quello del terremoto avvenuto a L’Aquila nel 2009.

La memoria sotto la città

Domenico Tiburzi riesce a spiegare con le immagini quello che difficilmente si riesce a dire con le parole, ma va anche oltre e intraprende il percorso della memoria. I due personaggi che si incontrano, sebbene non fisicamente, in quella circostanza, appartengono a due epoche differenti. Tito ha conservato, però, la memoria di un tempo andato, quando le piccole cose come un “ti voglio bene” potevano essere dette tranquillamente. E quando non c’era la fretta di dover correre nella vita di tutti i giorni, tanto da non riuscire a concentrarsi su cose minute che diventano addirittura insignificanti nella frenesia della vita quotidiana.

Il lavoro fatto sulla memoria in Sotto la Città, proprio per la specificità di farlo attraverso un’opera artistica, ha il valore di permettere una elaborazione culturale di vicende che si portano dietro tante questioni da dirimere in altre arene, anche in arene istituzionali. Questi ultimi aspetti non sono trattati nel film, ma sono inevitabili tornando ai giorni del terremoto aquilano, per esempio. Ma non è sempre possibile cercare in luoghi non artistici, uno spazio di comprensione. È quello che è stato definito in ambito sociologico Cultural Trauma. Questo film ha il merito di soddisfare questa esigenza di elaborazione culturale di eventi storici fortemente traumatici.

“Tito […] è come custode delle tradizioni, della storia e della vita in questi luoghi, una vita molto vicina a quella dei cafoni di Ignazio Silone; una vita fatta di braccianti, fatta di uomini che la mattina si svegliavano per andare a lavorare senza sapere se ci fosse stato un lavoro per loro”

La regia

Tiburzi in Sotto la Città ci porta nei sotterranei, nel profondo delle nostre città e delle nostre vite, con un elemento magico che permette di confrontare due epoche diverse. Questo è sottolineato anche dalle scelte di fotografia: i due personaggi sono separati e illuminati uno con una luce calda, Tito, l’altro con una luce fredda, Berardo. Una scelta di opposizione che riflette i contrasti tra le caratteristiche delle epoche di appartenenza dei personaggi e favorisce una profonda riflessione sui nostri giorni.

L’interpretazione di Guanciale è delicata ed emozionante. Lo è nel rievocare i ricordi legati al terremoto e al sapore di tempi vissuti con lentezza, appartenenti ad anni lontani, liberi dalle tecnologie e fatti di sguardi che si soffermano sulle cose e sulla vita per coglierne la vera essenza.

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