In Sala

‘La padrina-Parigi ha una nuova regina’ la recensione

Published

on

Esce nelle sale italiane il 14 ottobre il film francese La padrina-Parigi ha una nuova regina di Jean-Paul Salomé, con Isabelle Huppert e Hippolyte Girardot.

È tratto dal romanzo di Hannelore Cayre, La daronne (2017), che, nella sua edizione italiana, per la casa editrice milanese Le assassine (2020), ha un titolo molto diverso: La bugiarda.

Rispetto alla pagina scritta, il regista Jean-Paul Salomé ha ben lavorato di sottrazione, togliendo drammaticità, addolcendone i contenuti e stemperando l’amarezza. Intreccio e azione quanto bastano per divertire.

Isabelle Huppert in una scena de “La padrina”. Parience è nello studio di casa mentre traduce le intercettazioni

La padrina trama

Patience (Isabelle Huppert), traduttrice specializzata in intercettazioni telefoniche per la squadra antidroga, frustrata e annoiata da un lavoro duro e mal pagato, durante un’intercettazione viene a conoscenza dei traffici poco raccomandabili del figlio di una donna a lei cara. Decide cosiì di dare una svolta alla sua vita e intrufolarsi nella rete dei trafficanti, per proteggere il giovane. Quando si trova tra le mani un grosso carico di droga, non si fa sfuggire l’occasione e diventa La Padrina, una “trafficante all’ingrosso” (dal sito ufficiale di I Wonder Picture).

La padrina del film: una vicenda più sobria di quella del romanzo

Ha detto Jean-Paul Salomé che quando l’autrice del romanzo ha visto la sua Patience al cinema ha esclamato: « È come il libro ma con più emozioni». Noi diremmo che somiglia al libro, ma con meno emozioni negative.

Le tragedie sono scongiurate, i morti vengono ammazzati in un contesto grottesco, i drammi personali quasi tutti già elaborati. La vicenda della dark lady Patience-Isabelle sembra l’ultima parte di un processo avviato in precedenza. All’antefatto della conversione, invece, sulla carta, viene dedicato molto tempo per raccontare com’era lei e cosa ha vissuto prima della decisione di farsi spacciatrice.

La scelta, se pure così stravagante, sorprende meno, perché ci si è soffermati sulle origini della Padrina (il padre dedito a traffici strani; la madre, complice, che comprava solo profumi per sé). Giustificando anche la loro maniacale dipendenza dal denaro:  “Avevano perso tutto, incluso il loro paese natale: non restava più niente della Tunisia francese di mio padre, niente della Vienna ebrea di mia madre. Così hanno unito le loro solitudini” (Hannelore Cayre) e si sono buttati sui soldi.

“E io dovrei provare sensi di colpa? Che barzelletta!”

“La padrina”: Isabelle Huppert con un personaggio e in una relazione molto divertenti del film

Patience diventa la Padrina anche perché non ne può più della falsità, delle maschere, del perbenismo. Non a caso, il film inizia con le scene violente di un arresto e le botte della polizia agli arrestati, perché parlino. Lei ne è testimone e cerca di non guardare, ma nei suoi occhi chiari si vede l’orrore, di fronte al quale gioca poi a fare la cinica per sopravvivere. Con una sorta di sano distacco, che ha maturato fin da piccola per tollerare la ferita dei non amati e per non lasciarsi coinvolgere troppo in storie che potrebbero riaprirla.

L’aridità sociale e l’indifferenza genitoriale hanno affievolito l’ etica di Patience. Niente di strano che pensi alla  sicurezza economica sua e delle sue figlie, e noi con lei.

“I giovani marocchini scontano anni di prigione per aver venduto hashish ai figli degli sbirri che li inseguono, a quelli dei magistrati che li giudicano nonché a tutti gli avvocati che li difendono” (Hannelore Caure).

Philippe il fidanzato ideale (quanto ideale?)

Il mondo nel quale non si riconosce più è rappresentato dal fidanzato Philippe (Hippolyte Girardot), capo del dipartimento antidroga per cui lavora, che nel film ha lo spessore di un personaggio importante, mentre sulla pagina compare solo attraverso i pensieri di lei.

“La padrina”: Hippolyte Girardot è Philippe, il fidanzato di Patience

Philippe è un brav’uomo, ligio al dovere e molto innamorato. Nel romanzo ha un unico difetto, insormontabile: crede in Dio, cosa che per lei equivale a un manifesto disturbo mentale! Ma, come abbiamo detto, il libro ricorre al paradosso molto più del film e si fa scherno persino delle convinzioni religiose.

Nelle due narrazioni, comunque, Philippe è affidabilità. Ma, diciamolo, quanta noia in questa scontata sicurezza! Patience potrebbe andare a vivere con lui, godere finalmente di una protezione affettiva, ma preferisce il copione che conosce, rivivendolo e ribaltandolo a modo suo.

Isabelle Huppert ideale nel ruolo della padrina

Philippe è attratto dalla contraddizione di Patience, tra l’aspetto così delicato e la determinazione del carattere. Lo è molto anche il regista, tanto da aver pensato proprio a Isabelle Huppert  come interprete ideale, e anche noi ne siamo conquistati.

“La padrina”: Isabelle Huppert nel suo travestimento da temibile spacciatrice!

Nessuna, infatti, meglio di lei avrebbe potuto rendere così bene l’ambiguità. I drammi e la leggerezza. L’incoscienza nata dal bisogno di riscatto. Il fascino esotico del travestimento che non può camuffare la grazia della silhouette, mentre cammina veloce dalla periferia al centro, dal centro alla periferia in una Parigi indifferente; mentre contratta con gli stupidi spacciatori in una posa da grande intenditrice di droghe. Beh, di fatto lo è, avendo tradotto per venticinque anni conversazioni idiote di cui trascrive diligentemente ogni parola, anche le bassezze che potrebbe saltare.

“La padrina è un piacevole contraltare europeo e al femminile di Breaking Bad,

appena abbozzato nella sua giocosa nonchalance

 ma sorprendentemente ricco”

Tommaso Tocci, Mymovies.it

Un film divertente, una commedia originale

La padrina non vuole essere una commedia che mette sullo stesso piano tristezze e leggerezze. Le prime vengono addolcite, le altre giocano col paradosso e si fanno umoristiche. Anche il rapporto con la madre in casa di riposo (Liliane Rovère), che pure risente della rabbia accumulata nel tempo, e che passa dalla fretta alla tenerezza, dall’insofferenza al perdono, fino all’accettazione, è trattato con toni misurati.

La padrina, un personaggio ritratto con lievità

È necessario che Patience-Isabelle riviva le stesse esperienze dei genitori come una scelta consapevole. Lei, che da bambina veniva usata per trasportare i soldi in Svizzera, partecipando involontariamente agli intrallazzi dei genitori, guarda caso lavora tutti i giorni come testimone di giri illeciti, registrandoli senza partecipazione mentre stira o chiacchiera, a casa, con le figlie. Però, solo attraversando le stesse esperienze responsabilmente riuscirà a liberarsene, per iniziare, all’alba dei cinquant’anni, davvero una nuova vita.

Un bel percorso psicologico del personaggio, trattato con tanta piacevole e divertita lievità.

La padrina è prodotto da Le Films du LendemainLa Boétie FilmLe Pact e distribuito in Italia da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

Commenta
Exit mobile version