Rimane, ormai, davvero poco da dire su Machete (2010), personaggio creato da Robert Rodriguez e interpretato da Danny Trejo nella pellicola omonima, già protagonista di uno dei fake trailers facenti parte del montaggio originale del Grindhouse (2007), e che arriverà il 6 maggio nella sua forma allungata (105’), dopo il passaggio in grande stile allo scorso Festival di Venezia (fuori concorso).
Non tutti sanno, però, che quello di Machete è un personaggio ricorrente nella mente del suo creatore, che, già mentre era al lavoro su Desperado (1995), iniziava ad essere ossessionato dall’eroe patito di armi da taglio. Il caso volle che, tra gli attori intervenuti ai provini per le parti meno importanti del film del 1995, si presentasse proprio Trejo, personificazione assolutamente perfetta dell’ancora aleatorio personaggio.
Da quel momento, quasi per esorcizzare la sua stessa immaginazione, Rodriguez cominciò ad intessere una fitta collaborazione con Trejo (che prenderà parte a numerosi film diretti e prodotti dal regista), che finirà per evocare il suo Machete, proprio all’interno di Grindhouse, dedicandogli l’ormai celebre fake trailer.
Da allora in poi, però, invece di sentirsi definitivamente libero dalla sua creatura, il regista se ne ritrovò ancora più legato: la schiera di fan che il breve filmato era riuscito a guadagnarsi era la prova tangibile che l’eroe messicano aveva tutte le carte in regola per rivivere in un lungometraggio tutto suo, e lo stesso Trejo iniziava a pretendere a gran voce una prova attoriale degna di un caratterista del suo calibro.
Insomma, Machete doveva ritornare a uccidere. Messa in moto, la macchina produttiva cominciò ad attrarre personalità del calibro di Robert De Niro (interessato a vedere da vicino il lavoro registico di Rodriguez), di Jessica Alba (già attrice di Sin City) e Steven Seagal (veterano di action movie, qui al suo primo ruolo da cattivo).
Estendere il trailer a lungometraggio si sarebbe, però, potuta rivelare un’arma a doppio taglio: vuoi per la poca incisività di una trama costruita come pretesto alla carneficina già annunciata, vuoi per un rischioso riproporsi del regista all’interno del già ampiamente abusato modus operandi del “riciclaggio del cinema anni ‘70”, su cui si fondavano A prova di morte (Quentin Tarantino) e Planet Terror.
C’è da ammettere che i timori si sono rivelati più che concreti: Machete insiste spudoratamente sulla linea tracciata da Grindhouse, e la trama fa da scheletro rigido (anche se di certo molto ben strutturato) intorno allo svolgersi di scene maestosamente truculente, di uno splatter volutamente sopra le righe, che arriva a risultare quasi uno slapstick sanguinario. Ironia della sorte (e lungo occhio da mercante dell’autore): quelli che sarebbero potuti essere delle zone d’ombra, si rivelano, invece, i punti di forza del film dedicato al taurino combattente messicano.
Machete di Robert Rodriguez e Ethan Maniquis è una sincopata raffica di combattimenti e di esplosioni, di decapitazioni, ferite e schizzi di sangue, calati in un perfetto mix di azione ed exploitation, ad altissimo tasso di ironia.
Dato per morto, dopo essere caduto nella trappola di Torrez (Steven Seagal), il re del narcotraffico messicano, l’agente federale Machete, deve dire addio alla sua identità, dopo aver guardato freddare, impotente, la moglie e il figlio. Lo ritroviamo in Texas, mentre si arrabatta a vivere alla giornata, assieme ad altri senzatetto messicani, quando viene contattato da Booth (Jeff Faehy), un tipo misterioso che gli offre 150.000 dollari per eliminare il senatore McLaughlin (Robert De Niro), politico rapace dalle assurde pretese antisemite. La situazione precipita quando Machete scopre di essere caduto in un pericoloso tranello, che vuole farlo diventare il capro espiatorio di una cospirazione governativa messa in atto per far guadagnare punti elettorali a McLaughlin. Machete si troverà, suo malgrado, a dover rivestire i panni di freddo combattente per la giustizia, affiancato da Luz (Michelle Rodriguez), giovane messicana a capo di un gruppo di rivoluzionari, da suo fratelllo, un prete dal grilletto facile (Cheech Marin,) e dall’angente Sartana Rivera (Jessica Alba). Machete non impiegherà troppo tempo a capire che, ancora una volta, a capo dei suoi guai si trovi Torrez.
Nonostante fosse già perfettamente riassunto all’interno del fake trailer, Machete riesce ad essere un titolo irrinunciabile, dal ritmo perfetto, e a regalare divertimento al sangue, carico di un’ironia affilata.
Luca Ruocco
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