Dopo l’esordio al Biografilm 2020 e il passaggio al Soundscreen, Gli anni che cantano di Filippo Vendemmiati, arriva al Mente Locale Festival. Prodotto da Filandolarete e Be Open di Open Group, distribuito da Genoma Films, il film è un affettuoso e nostalgico racconto musicale dove la politica fa da perno alla ricostruzione di una storia di artisti, di militanti, di emiliani.
Vendemmiati, attraverso la storia di questo gruppo politico e musicante, il Canzoniere delle Lame, ci ricorda che gli italiani, un tempo, erano tutt’uno con la politica, il senso civico e l’impegno sociale. Tanto da mettere le proprie idee e le proprie battaglie in musica, facendo militanza e politica in giro per le sagre, quando ancora i social media si vivevano faccia a faccia.
Gli anni che cantano di Filippo Vendemmiati: la trama
Gli anni che cantano racconta la storia del Canzoniere delle Lame, gruppo musicale folk comunista che esordisce nel 1967 e porterà la canzone politica nostrana, fino al 1983, in Italia e in Europa, con oltre mille concerti. Il film esordisce con le parole di una efficace front-woman e fondatrice del gruppo, Janna Carioli: ci mostra il suo incontro con il passato, ad un mercatino di Parigi, ritrovando una foto di se stessa sul palco. E qui si autodefinisce con orgoglio, “vintage”.
Così si parte in viaggio sul pulmino rosso con un nugolo di emiliani che lì per lì, pare la gita del centro anziani. Niente di più sbagliato: questo road movie nelle campagne, è una rivisitazione folkloristica e modernizzata della fervente vita del Canzoniere delle Lame, punteggiato dallo straordinario archivio di Home Movies alimentato da Gianfranco Ginestri, co-fondatore del gruppo. Il pulmino lo guida Jack (Giacomo Gelati), un componente di Altre di B, per non risparmiare il tu per tu con chi ha in carico l’eredità musicale ai giorni nostri.
Musica ed impegno politico
Loro, si definivano un “supermercato delle canzoni”, perché il canto così, civile e sociale, era preparato per ogni evento che la storia e l’attualità richiedevano. Una cascata di ricordi di un periodo ben specifico dalla storia italiana, con la voce di Berlinguer, poetica sullo sfondo. Ma il dettaglio più vibrante è il fatto che si parla di impegno, di motivazione gratuita per una causa sentita che si tramuta in attività sociale. L’individualismo si assottiglia e quello del Canzoniere delle Lame diventa un servizio pubblico.
Il viaggio nei ricordi è sostenuto da una varietà di aneddoti e repertori in pellicola. Vendemmiati si mobilita a pieno per recuperare la dignità della canzone comunista: musica al servizio di una causa e poesia politicizzata.
Noi speravamo di riuscire a cantare bene. Col tempo ci siamo riusciti, col tempo e con le voci che sono entrate.
Le feste dell’Unità
Mentre la manager del gruppo – ovvero la barista del quartiere, “Compagna Alba”, la madre di Janna – fissava loro le date dei concerti, gli appuntamenti più importanti restavano quelli delle Feste dell’Unità.
Le feste dell’Unità erano un posto in cui o avevi della grinta o soccombevi. Quando cantavi con le trombe del gioco del tappo a 5 mt e il ristorante a 5 mt e tu eri lì in mezzo, o ti facevi sentire o eri morto.
Nel ‘77 iniziano le lacerazioni della sinistra e compare il terrorismo. Anche il Canzoniere si trova diviso: probabilmente anche loro fino a quel momento, non si erano davvero resi conto dell’imbruttirsi della situazione.
Abbiamo sentito che non eravamo più avanti. In quel momento la politica era cambiata e noi rischiavamo di andare a fare la messa rossa.
Si avvicinano così i giorni nostri e si percepisce come quel tempo è un tempo passato: la passione e l’appartenenza guidavano la crescita delle persone, nella testa di cui germogliavano gli ideali che avrebbero fatto uomo e donna il ragazzo e la ragazza. Quando la violenza arrivò a storpiare il buon pensiero politico (indipendentemente dalla fazione), il Canzoniere decise di scendere dal palco. Perché quella politica non gli apparteneva, non c’era un bel niente da cantare se la gente s’ammazzava.
E hanno fatto bene così: rappresentavano un tempo che non c‘è più. Si passa il testimone nel film di Vendemmiati: altri (qui rappresentati da Lo Stato Sociale e Altre di B) faranno musica-politica, impegnata o semplicemente sentita, al passo con i tempi. Mentre si conserva la memoria, così come ha fatto Gli anni che cantano di Filippo Vendemmiati, con questo lavoro di ricostruzione e riconciliazione.
Un film densamente italiano, ricco di aneddoti, piacevole e sollevato. Ma il cui impegno civile è la medesima emanazione della missione del Canzoniere stesso. Quelli per cui Woytiva era il “papa rock”, quelli che se ti smezzi un pollo con gli Intillimani, poi nasce un’amicizia che dura per sempre; quelli del Quartiere Lame che adesso è Navile, insomma.