Dall’omonimo romanzo scritto da William P. McGiven, una vera e propria pietra miliare del noir in fotogrammi diretta nel 1953 dal grandissimo Fritz Lang. Un altro imperdibile titolo, dunque, a firma del maestro della celluloide autore di classici dell’Espressionismo tedesco quali Metropolis e M – Il mostro di Düsseldorf.
Un imperdibile titolo di cui è protagonista il mitico Glenn Ford, impegnato a concedere anima e corpo al sergente Dave Bannion.
Un sergente che vede trasformarsi in un incubo le indagini riguardanti il suicidio di un collega, in quanto finisce per ritrovarsi minacciato dalla malavita. Mentre i suoi superiori cercano di convincerlo ad abbandonare il caso, e la moglie, invece, viene uccisa in un attentato. Tragedia che, in maniera inevitabile, scatena in lui il desiderio di dovere a tutti i costi punire i colpevoli.
Nel corso della coinvolgente circa ora e mezza su cui si costruisce Il grande caldo. Coinvolgente ora e mezza che cala Lee Marvin nel ruolo di cattivo e il cui titolo originale The big heat ha un preciso significato. Nel gergo della malavita americana, infatti, è un termine utilizzato per indicare l’elevarsi del livello di guardia della polizia nei confronti della criminalità.
Del resto, l’operazione non può fare a meno di rivelarsi una cupissima riflessione sulla corruzione, la vendetta e i limiti della legalità.
Un’operazione che ha praticamente anticipato tutto il moderno filone cinematografico poliziesco riguardante poliziotti sospesi dal servizio e destinati a risolvere i casi a modo loro. E, considerando la genialità di colui che si trova dietro la macchina da presa, non manca, ovviamente, neppure il momento da antologia. Perché de Il grande caldo è rimasta nella storia l’allora violentissima sequenza in cui Gloria Grahame viene sfigurata tramite caffè bollente lanciatole sul volto.