Reviews

31° Trieste Film Festival: Ivana the Terrible di Ivana Mladenović. Un’opera tanto personale quanto intelligentemente iconoclasta

Ivana the Terrible di Ivana Mladenović: filmando in soggettiva presente e passato prossimo dei Balcani

Published

on

Una “zarina” ribelle

Al temibile Zar Ivan IV di Russia saranno fischiate le orecchie, durante l’ultima edizione del Trieste Film Festival. Avvalendosi di tale titolo la regista Ivana Mladenović ha infatti deciso di fargli spudoratamente il verso.

Terribile lo è di certo, in senso buono, la Ivana dei Balcani, nel senso che i suoi film sono destinati ad aggredire con intelligenza il senso comune, a far discutere, come ricorderà chi ha visto il precedente Soldiers. Story from Ferentari, premiato proprio a Trieste con il CineEuropa Prize.

Con Ivana the Terrible (Ivana cea Groaznică, in rumeno), la Mladenović ha quasi realizzato un mockumentary su se stessa, operando in soggettiva su un lavoro cinematografico che, seppur declinato attraverso la prima persona, riesce a parafrasare beffardamente i rapporti interetnici e interculturali vigenti in un angolo dell’Europa danubiana interessante di suo.

Borderline

Un’anima divisa in due. La cineasta stessa può vantare un background decisamente particolare, essendo nata a Kladovo, cittadina serba di confine, ma avendo mosso i primi passi nel cinema oltre quel confine, a Bucarest, dove ancora oggi vive e lavora.

La nativa Kladovo, posta sulla riva destra del Danubio, è uno di quei luoghi di frontiera che affascinerebbero di sicuro Claudio Magris, grande esploratore dell’immaginario mitteleuropeo.

Ivana Mladenović l’ha scelta quale ambientazione di un ipotetico, temporaneo rientro a casa, da attrice/cineasta di successo, laddove le vicende private vanno ad intrecciarsi inesorabilmente con la partecipazione, da celebrity locale, ad un festival culturale serbo-rumeno descritto sin dall’inizio con toni ampiamente caricaturali.

Giocando in primis con la propria immagine, Ivana la Terribile si presenta morettianamente in scena con tanto di malesseri fisici dalla dubbia origine, turbe sentimentali, discussioni coi genitori, tutto rappresentato con grande spigliatezza e levità grazie al generoso supporto di famigliari ed amici, che si sono prestati amabilmente al gioco.

Da incorniciare i duetti della regista (e protagonista) con la nonna. E ancor più da brividi la dedica finale ad un’amica vera, scomparsa malauguratamente dopo le riprese, nell’imprevedibile e a tratti tragico sovrapporsi di finzione e realtà.

Ma questi aspetti così intimi costituiscono anche la piattaforma ideale per avvicinare lo spettatore ad una determinata realtà, di cui vengono mano a mano introdotti i punti di unione e di contrasto, le latenti contraddizioni, sul piano antropologico come anche della storia recente.

E in tal senso il contrappunto offerto dalle immagini di un documentario tronfio, propagandistico, girato all’epoca in cui erano Tito e Ceaușescu a “regnare” nei due paesi confinanti, serve da solo a dimostrare quanta lucida ironia innervi la curiosa, barocca architettura del film di Ivana Mladenović.

Commenta
Exit mobile version