Miserere è il primo documentario di Francisco Rìos Flores, che sceglie una prospettiva affilata, diaristica e disturbante per raccontare la prostituzione maschile a Buenos Aires. In concorso nella sezione Internazionale Documentari del Riff Awards 2019, Miserere si apre e si chiude con alcuni versi della “Prostitución Masculina” di Néstor Perlongher. Il poeta e antropologo argentino la rappresenta con “sguardi osceni” che generano “croste” sul corpo dei “taxi boy” e traccia una linea immaginaria tra città, piacere e autocorrosione.
Se non fosse per la matrice neobarocca e carnevalesca di Perlongher, autoesiliato in Brasile, in alcuni momenti Miserere sembrerebbe evocare qualche frammento delle potenti compulsioni erotiche e distruttive di Cronenberg, qualche gelida eco della dipendenza e della violenza che Burroughs mette al centro già della “Scimmia sulla schiena”.
Ma nel documentario di Francisco Rìos Flores manca, desolatamente, la passione – anche per la droga, quando viene usata. I corpi sembrano fiaccati più dal caldo che dal desiderio, mossi solo dalla sopravvivenza, che sia istinto oppure obiettivo meditato. Miserere è il nome della piazza, sede di una grande stazione, che fa da crocevia alle traiettorie stanche e recidive dei protagonisti, in una Buenos Aires che è tutte le metropoli latinoamericane. Cibo da strada, manifesti pubblicitari che sembrano usciti dagli anni Ottanta dell’Occidente. E gli invisibili, indistinguibili corpi dei giovani uomini che passano il giorno e la notte aspettando o cercando un incontro con ammiccamenti impercettibili, ambigui.
Come a tratti la Piazza Vittorio di Ferrara, piazza Miserere sembra un altro pianeta, con linguaggi altri che il documentario dischiude attraverso il montaggio e i monologhi interiori dei protagonisti. Il legame indissolubile tra promiscuità e solitudine; la carne del porno (sfondo costante, sempre etero, degli incontri in hotel o in sala) e quella degli hamburger che sfrigolano nelle strade; il sollievo sulle labbra di chi ha appena sognato che “il mondo stava crollando”; la domanda che torna nel tempo di nuvole e treni che passano, “Come sarà il futuro? Continuerò ad esistere?”. E’ la realtà dei pensieri e dei movimenti dei giovani uomini protagonisti ad amplificare la potenza del documentario, che cuce insieme concetti e immagini apparentemente semplici, ma di difficile risoluzione e archiviazione per chi guarda.