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Benvenuti a Zombieland: morti viventi, azione e risate in alta definizione

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Se da un lato se ne attende il più volte rimandato arrivo del sequel, che è a quanto pare previsto per l’Autunno 2019, dall’altro il primo capitolo approdò in Italia direttamente in home video, sebbene il notevole consenso di pubblico e di critica raccolto in giro per il mondo nel 2009 avesse lasciato tranquillamente pensare che una distribuzione cinematografica nello stivale più famoso del globo fosse allora più che assicurata.

Primo lungometraggio da grande schermo diretto dal Ruben Fleischer che si sarebbe poi dedicato a Gangster squad e al cinecomic Venom, Benvenuti a Zombieland torna su supporto blu-ray grazie a CG Entertainment (www.cgentertainment.it), che, in collaborazione con Sony pictures Home Entertainment, provvede a renderlo nuovamente disponibile per gli amanti dell’alta definizione.

Un lungometraggio che, fin dal divertente prologo, lascia intuire non solo le notevoli capacità tecniche del regista, ma anche l’abbondante spazio che viene concesso all’ironia nell’inscenare la frenetica fuga attuata dal giovane Columbus e dallo sbruffone cowboy del terzo millennio Tallahassee – rispettivamente con i volti del bravo Jesse Eisenberg di The social network e del mai disprezzabile Woody Harrelson di Assassini nati – Natural born killers – in un mondo i cui abitanti sono stati trasformati da un virus in cadaveri camminanti affamati di carne umana.

Una frenetica fuga che, nel miscelare horror e humour, non guarda né alla comicità da parodia de Il ritorno dei morti viventi 2 di Ken Wiederhorn, né a quella british che ha caratterizzato il chiacchieratissimo L’alba dei morti dementi di Edgar Wright.

E, con martellante hard rock a fare prevalentemente da colonna sonora e salme ambulanti che, anziché richiamare quelle lente e dinoccolate a cui ci ha abituati George A. Romero, corrono seguendo la moda d’inizio terzo millennio lanciata da 28 giorni dopo di Danny Boyle e L’alba dei morti viventi di Zack Snyder, ci si distacca anche dallo splatter demenziale alla base dei primi lavori di Sam Raimi e Peter Jackson.

Perché, con spargimenti di liquido rosso e teste spiattellate tutt’altro che assenti, più che una commedia il film di Fleischer è, palesemente, un action movie immerso in storia dell’orrore e al cui interno i momenti da ridere fanno esclusivamente da nient’affatto fastidioso ornamento al leggero tono generale.

Non a caso, tra flashback e regole utili per la sopravvivenza che vengono ricordate di continuo, non manca neppure un’escursione all’interno della lussuosa abitazione dell’attore Bill Murray nel corso della oltre ora e venti di visione che, dopo il veloce avvio all’insegna della violenza liberatoria e degli smembramenti, passa ad una parte centrale concentrata soprattutto sul rapporto tra i protagonisti, ai quali si aggiungono le poco affidabili sorelle Wichita e Little Rock, ovvero Emma Stone e Abigail Breslin.

Man mano che emergono tematiche quali l’importanza di avere una famiglia e la valorizzazione delle piccole cose e che, prima ancora che si giunga ad un’ultima sorpresina posta al termine dei titoli di coda, ci si concentra nella lunga sequenza finale ambientata in un luna park, che sembra quasi assumere i connotati di allegoria riguardante il film stesso: nient’altro che uno spazio in cui concedersi efficacemente al puro intrattenimento, in mezzo ad azzanna-uomini da bersagliare che qualsiasi spettatore sa benissimo essere soltanto delle maschere.

Con ricca sezione extra che, al di là della traccia picture in picture per visionare i dietro le quinte durante il film, include sette scene eliminate, cinque diversi trailer ironici, quattro sguardi agli effetti visivi, sedici minuti di making of, dodici riguardanti la creazione degli Stati Uniti zombificati e commento audio del regista, di Harrelson, di Jesse Eisenberg e degli sceneggiatori Rhett Reese e Paul Wernick.

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