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“Il set del Gattopardo”, la mostra che in 300 immagini racconta la lavorazione del film di Luchino Visconti

La mostra fotografica segue un itinerario ben preciso, iniziando proprio dai primi sopralluoghi del patron della Titanus Golfredo Lombardo, il direttore della fotografia Giuseppe Rotunno e Gioacchino Tomasi Lanza, per la costruzione del set dell’immaginaria Donnafugata

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Palermo – Sarà inaugurata giovedì 8 novembre 2018 alle ore 16,30 nella Biblioteca centrale della Regione siciliana A. Bombace in via Vittorio Emanuele, 429 a Palermo, la mostra “Il set del Gattopardo in 300 immagini”. L’iniziativa è organizzata dalla Biblioteca centrale della Regione siciliana, da BCsicilia, dal Centro studi La Donnafugata del Gattopardo, in collaborazione con l’Assessorato Beni Culturali e Identità Siciliana, il Dipartimento Regionale Beni Culturali e il Comune d Palermo. Sono previsti gli interventi di Sebastiano Tusa, Assessore regionale Beni Culturali e I. S., di Sergio Alessandro, Dirigente generale del Dipartimento Beni Culturali e I. S., di Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo, di Carlo Pastena, Direttore della Biblioteca, di Gioacchino Lanza Tomasi, Professore di Storia della musica, di Giuseppe Cusmano, Presidente del Centro Studi “La Donnafugata del Gattopardo” e di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia. Il Gattopardo in Biblioteca: a 60 anni dalla pubblicazione del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, la Biblioteca centrale della Regione siciliana ospita 300 foto per raccontare il film capolavoro di Luchino Visconti. L’ingresso è libero. La mostra resterà aperta fino al 7 dicembre 2018. Orari di apertura: da lunedì a venerdì dalle ore 8,00 alle ore 19,00.

La mostra: “Il set del Gattopardo in 300 immagini”
La mostra Il set del Gattopardo in 300 immagini racconta i novanta giorni di lavoro per la realizzazione del Film Il Gattopardo a Ciminna, trasformata nella Donnafugata di metà Ottocento. I backstage della lunga avventura che coinvolse la piccola comunità in quello che sarebbe stato un capolavoro della cinematografia italiana. L’esposizione, realizzata da BCsicilia e dal Centro studi “La Donnafugata del Gattopardo”, è la più grande mostra fotografica dedicata al film capolavoro di Luchino Visconti. I ventisei pannelli, di mt. 3,05 x 1,75, accolgono il materiale, in gran parte inedito, recuperato attraverso un lungo lavoro in giro per l’Italia, con i “fuori scena” della Titanus (oggi Repoters-Associati).

La mostra fotografica segue un itinerario ben preciso, iniziando proprio dai primi sopralluoghi del patron della Titanus Golfredo Lombardo, il direttore della fotografia Giuseppe Rotunno e Gioacchino Tomasi Lanza, per la costruzione del set dell’immaginaria Donnafugata: il palazzo del principe, la balconata della piazza, il palazzo municipale, la casa Sedara, la pavimentazione con ciottoli della piazza, e i primi arrivi a Ciminna di alcuni attori (Paolo Stoppa, Rina Morelli e Claudia Cardinale). Inoltre, la mostra mette in evidenza l’ingresso in paese della famiglia Salina, il corteo, il canto del Te Deum all’intero della matrice dedicata a Santa Maria Maddalena. Nella seconda parte, la mostra espone una serie di foto che riguardano la vita del Principe e del popolo di Donnafugata attraverso le immagini del canto della Bella Gigogin, il corteo, il plebiscito, l’arrivo e la partenza del Conte Chevalley e alcune scene riguardanti la figlia del sindaco, Angelica interpretata dall’attrice Claudia Cardinale. Alcuni pannelli sono dedicati alle due scene esterne nelle campagne di Donnafugata riguardante la caccia del Principe insieme con Ciccio Tumeo.

Infine, la mostra riserva al visitatore una sezione di backstage, con i fuori scena del film dove si scorge il regista Luchino Visconti “spiegare” a Burt Lancaster come aggredire Ciccio Tumeo, lo stesso Visconti che spruzza sul viso di Rina Morelli, nelle vesti della Principessa Maria Stella Salina, moglie di don Fabrizio, del borotalco per far apparire ancora più “realistico” il lungo viaggio in carrozza della Famiglia per raggiungere Donnafugata o la famiglia Salina nella chiesa madre di fronte una miriade di riflettori e operatori. Inoltre una serie di foto di scena delle riprese che mostravano soprattutto il frenetico impegno di Sedara a favore dell’annessione, ma che successivamente furono tagliate dal regista. Altre foto riguardano il grande lavoro che si svolgeva dietro le cineprese e la quantità di persone che partecipavano a vario titolo come comparse, truccatrici, fotografi, elettricisti, ecc. Tutti momenti di una grande avventura di cui non vi sarà mai traccia sul grande schermo.

La preparazione del Film “Il Gattopardo”
Promotore della trasposizione cinematografica del romanzo di Tomasi di Lampedusa fu il proprietario della Titanus, il produttore napoletano Goffredo Lombardo. Fu lui ad acquisire, si dice a caro prezzo, i diritti dell’opera letteraria e a scegliere come regista Luchino Visconti. Un lavoro di grande impegno che riportò in vita gli ambienti dell’aristocrazia siciliana e le atmosfere del romanzo. Ineccepibile il cast di attori, primo fra tutti Burt Lancaster, anche se Luchino Visconti avrebbe preferito Laurence Olivier. Sembra che il regista di nobili origini abbia definito Lancaster “un cowboy o un gangster” e per questo poco adatto a interpretare il ruolo di un aristocratico siciliano. Ad imporgli l’attore americano nel ruolo di don Fabrizio Salina fu lo stesso produttore Lombardo.
Il Gattopardo venne interamente girato in Sicilia, ad eccezione delle scene dell’interno del palazzo di Donnafugata, che furono ricostruite nelle sale di Palazzo Chigi ad Ariccia, un paese non lontano da Roma.

Nell’autunno del 1961 il regista effettuò i primi sopralluoghi in Sicilia, con lo scenografo Mario Garbuglia. Il 14 maggio 1962 iniziarono le riprese. Nelle settimane che le precedettero, Garbuglia si trovò a dirigere, contemporaneamente, diversi cantieri per le realizzazioni delle scene dell’ingresso dei garibaldini a Palermo, mentre allo stesso tempo si lavorava alla casa del principe a Boscogrande, alla sua residenza estiva di Donnafugata, a Ciminna, e all’osservatorio. Le costruzioni di Palermo, fra cui quella della Porta civica attraverso la quale irrompono le Camicie Rosse, furono completate nel giro di quindici giorni. In ventiquattro giorni vennero portati invece a termine i lavori alla villa Boscogrande che venne restaurata in molte sue parti, ricorrendo ad un vero e proprio esercito di stuccatori e decoratori: facciata, pavimenti e soffitti furono rimessi a nuovo, si dipinsero e si tappezzarono le pareti. Solo Palazzo Gangi, sempre a Palermo, dove fu girata la celebre scena del ballo, era in buono stato di conservazione e richiese solo pochi interventi scenografici. «Ma questo è niente in confronto a quello che abbiamo fatto a Ciminna», scrive Garbuglia nel libro La realizzazione in Il film Il Gattopardo e la regia di Luchino Visconti del 1963. «Il paese era stato scelto perché la sua piazza, con la chiesa in fondo, corrispondeva “quasi” in tutto a quella dell’immaginaria Donnafugata, quel “quasi” sta per l’assenza di un piccolo particolare: mancava infatti il palazzo del principe di Salina. E il palazzo l’abbiamo fatto noi».

Come prevedeva il progetto di Garbuglia a circa un metro di distanza dagli edifici più o meno moderni che sorgono a destra della Matrice fu innalzata la facciata del palazzo Salina. Ci vollero quarantacinque giorni di lavoro, superando difficoltà di ogni genere. Anche la piazza di Ciminna venne rifatta e una pavimentazione più antica sostituì il moderno asfalto. Alla fine di giugno, iniziarono le riprese a Ciminna, che “diventò” la Donnafugata del romanzo.

Il film, uscito nel 1963, rappresentò uno dei più grandi trionfi del cinema italiano. Impareggiabile nell’offrire uno spaccato della Sicilia dell’epoca, racconta un mondo scomparso, fotografato in uno dei momenti epocali di trapasso da un regime ad un altro. La storia descritta nel film, tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è abbastanza nota. Nella Sicilia del 1860 le camicie rosse, guidate dal generale Garibaldi, sbarcano sull’isola per cacciare i Borboni e unificare l’Italia. L’aristocratico don Fabrizio (interpretato nel film da un magistrale Burt Lancaster), Principe di Salina, consapevole della fine del predominio della sua casta, vive gli ultimi scampoli di un mondo che sta scomparendo. Anche per allontanarsi da Palermo, in quel periodo di torbidi avvenimenti, parte con la famiglia verso la residenza di campagna: Donnafugata. Qui il nipote prediletto Tancredi (nel film Alain Delon), nel frattempo schieratosi con i garibaldini, conosce e si innamora della bellissima Angelica (Claudia Cardinale), figlia di Calogero Sedara (interpretato da Paolo Stoppa) sindaco rozzo e affarista, rappresentante della arricchita e rampante borghesia. L’unione dei due giovani, ufficializzata durante un ballo organizzato nella sontuosa dimora principesca, sancisce il connubio di potere tra la nobiltà latifondista e la nuova classe emergente, decretando per il Principe l’amara accettazione del cambiamento dei tempi.

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