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Venezia 75: il ritorno di Mario Martone con ‘Capri-Revolution’

Il Giovane Favoloso si chiudeva con Giacomo Leopardi che recitava La Ginestra davanti al golfo di Napoli, e Capri-Revolution si apre proprio sullo stesso golfo, per raccontare vicende di qualche anno più avanti e per continuare quel flusso narrativo-storico che lega gli ultimi tre film di Mario Martone dal 2010 ad oggi

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Il Giovane Favoloso (presentato quattro anni fa a Venezia) si chiudeva con Giacomo Leopardi che recitava La Ginestra davanti al golfo di Napoli, e Capri-Revolution si apre proprio sullo stesso golfo, per raccontare vicende di qualche anno più avanti (siamo nel 1907, all’alba del primo conflitto mondiale) e per continuare quel flusso narrativo-storico che lega gli ultimi tre film di Mario Martone dal 2010 ad oggi.

A conti fatti non sembra un trilogia così campata in aria, quella partita con Noi Credevamo e arrivata oggi a raccontare del pittore Karl Wilhelm Diefembach e con cui Martone vuole narrare quella Storia d’Italia così affascinante e così sconosciuta al cinema seppur ricca di storie e personaggi: perché se Noi Credevamo, già dal titolo in plurale, parlava del senso di comunità, di collettività, in relazione agli avvenimenti storici più rilevanti, e se il biopic sul poeta recanatese invece metteva al centro l’individuo, Capri-Revolution collega l’uno agli altri, parla di una comune ante litteram e di come l’individuo si pone all’interno e dall’esterno, con tutti i riverberi narrativi, psicologici e storici che questo comporta.

La Capri di Martone (ripresa fra la vera Capri e il Cilento) è una terra ancora non toccata dalla modernità, arcaica e violenta, quasi omerica, dal sapore di ossa e terra, colorata col sangue e con il sudore: Laura, giovanissima capraia orfana di padre, abbandona il ristretto tetto familiare per seguire gli insegnamenti, affascinanti e così nuovi per lei, di Seybou, una sorta di leader messianico di quella comunità che sta per diventare comune, un nucleo di persone libere che, contrapposte proprio a Laura e al medico interpretato da Antonio Folletto, mettono in campo, metaforizzandole, le idee socialiste, comuniste e liberali dell’epoca. Ed è proprio in questo particolare teorico e idealistico che si incunea il senso del nuovo, bel film di Martone, ma qui anche si incaglia: se Capri-Revolution è perfetto e sinuoso nel narrare la terra e il suo senso identitario, nel suo sguardo al passato rivelatore del presente, lo è invece molto meno nel confronto dialettico dei suoi protagonisti. Specialmente nei diversi scontri verbali fra lo stesso medico e Seybou, portavoce di istanze antimilitariste e quasi new-age, l’opera sembra arenarsi e scivolare lentamente in una messa in scena a tema; per quanto poi siano invece interessanti le suggestioni che Martone innesta nelle sue storie, e (specialmente in queste ultime tre) un’intuizione particolarmente brillante nel collegare il progresso dell’uomo e il progresso dell’arte, il suo sesto film da regista di fiction non riesce a prendere quota nella parte più apertamente “politica” e meno visionaria del suo testo.

Che poi Martone sia un vero e proprio artista dell’immagine e della narrazione è fuori discussione: è portentoso il suo sguardo mentre inquadra storie e personaggi nel momento in cui diventano idea, forti di un raccontare fluido e potente al tempo stesso, ed è straordinaria la vischiosità che l’autore imprime nelle sue visioni, dense e totemiche. La rivoluzione è la vita declinata secondo l’arte: e Martone sa raccontarla e metterla in scena mentre l’arte, inevitabilmente, si fa movimento di pensiero. Un film fortemente politico, attuale, quasi necessario.

GianLorenzo Franzì

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  • Anno: 2018
  • Durata: 118'
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia, Francia
  • Regia: Mario Martone
  • Data di uscita: 13-December-2018