Reviews

Future Film Festival 2018: Truth or Dare di Jeff Wadlow

Presentato in anteprima a Bologna, nella giornata di chiusura del festival, Truth or Dare di Jeff Wadlow uscirà nelle sale italiane a giugno inoltrato, col titolo “Obbligo o verità”

Published

on

Obbligo o verità? Facciamo così, anche il critico oggi partecipa al gioco e sceglie “verità”, tanto per non avere ulteriori “obblighi” verso il lettore. Sì, ma quale verità? Quando si tratta di cinema ognuno tende ad avere la sua. La nostra verità è che, nonostante le ottime scelte effettuate dalla Blumhouse Productions negli ultimi tempi (basti pensare ad Auguri per la tua morte, Scappa – Get Out e Split, solo per citare i titoli di maggior impatto), lavorando su qualche script di una certa consistenza con cineasti capaci (Jordan Peele) se non addirittura ottimi (M. Night Shyamalan), quello realizzato dal Jeff Wadlow di Never Back Down – Mai arrendersi (2008) e Kick-Ass 2 (2013) poteva apparire, almeno sulla carta, un prodotto più prevedibile. Senz’altro “derivativo”. Perché in fondo di slasher adolescenziali giocati sull’utilizzo distorto dei social media, sulla “rete” che intrappola, sui rischi di una socializzazione affrontata con atteggiamenti superficiali e immaturi, se ne erano visti comunque parecchi. Cruenti riti di passaggio spesso associati allo schermo del computer o al display di un telefonino, come a sublimare i pericoli di internet e del crescente cyberbullismo riproducendone l’essenza in forme estremamente virali, letali, riconducibili visto il genere di riferimento ad autentiche e inarrestabili maledizioni. La tecnologia in espansione e il versante metafisico che vanno un po’ sgraziatamente a braccetto. Se in Truth or Dare tutto ciò ha ovviamente il suo peso, l’approccio in parte insolito tentato da Jeff Wadlow non ci ha lasciato certo indifferenti. Un po’ per come viene condotto l’inevitabile gioco al massacro, ma soprattutto per quelle sottili e caustiche notazioni di carattere etico, inserite con mestiere nella traccia.

Presentato in anteprima al Future Film Festival, proprio nella giornata di chiusura, Truth or Dare uscirà poi nelle sale italiane a giugno inoltrato, col conseguente titolo Obbligo o verità. Trattasi del resto di un riferimento a giochi praticati su entrambe le sponde dell’Atlantico. Avevamo parlato di internet e di social media. Ma qui in realtà il richiamo iniziale è a forme di socializzazione antecedenti all’era digitale: il classico gruppetto di ragazzi che tenterà (con scarso successo) di sottrarsi a un destino atroce viene difatti attirato nella trappola dell’immancabile demone assetato di sofferenze umane, un demone raffigurato qui col “vizio del gioco”, durante quella trasferta in Messico organizzata dagli irrequieti studenti per celebrare degnamente, e cioè tra eccessi, flirt estemporanei e un continuo sballo alcolico, il tradizionale appuntamento con lo Spring break; ossia quella carnascialesca e forsennata festa di primavera particolarmente sentita nella cultura giovanile degli States.

Se però il tempo posto fuori dai canoni della normalità dello Spring break si incontra con una versione particolarmente inquietante di “obbligo e verità”, gioco riformulato qui in modo crudele da una forza demoniaca, allora il ritorno alla vita scolastica non può essere lieto e rassicurante come i protagonisti vorrebbero. Anzi! Comprese abbastanza presto, tutto sommato, le regole della sfida, i ragazzi tenteranno di coalizzarsi per uscirne vivi, ma qualche errore di superficialità e tensioni interne troppo a lungo represse renderanno l’impresa assai difficile. Pur concedendosi qualche banalità lungo il cammino, Jeff Wadlow ha avuto innanzitutto il merito di piegare i momenti di maggiore suspense e orrore incombente ai meccanismi così perversi del sadico gioco. Ma soprattutto, avvalendosi di un cast giovane una volta tanto un po’ più interessante e sfaccettato dei soliti teenager idioti da spedire volentieri al massacro, ha saputo tessere valide sottotrame in grado di far emergere le pulsioni più oscure dei soggetti coinvolti. Con qualche stuzzicante corollario morale tutto da esplorare. Complimenti perciò al demone feroce e sornione ideatore del gioco, perché la sua versione di “obbligo e verità” diventerà strada facendo la cartina di tornasole del comportamento di ciascun personaggio, spinto inesorabilmente verso situazioni estreme. Fino a giocarsi l’innocenza. Il messaggio di morte, recapitato con un certo eclettismo attraverso telefonini o incontri casuali con altre persone, condurrà i malcapitati verso scelte di volta in volta ciniche, vili, inopportune, o al contrario generose e altruiste. Fino a un epilogo che, pur ricordando in superficie tanti altri finali con il Male nuovamente in agguato, sembra più che altro irridere, con sulfurea ironia, le posizioni etiche e solidali baldanzosamente dichiarate, all’inizio del film, da una delle protagoniste. Mood cinematografico alla Eli Roth, volendo. Così da confermare, accanto alla conclamata capacità di sfornare lungometraggi tosti con budget alquanto ridotti, la maggiore maturità – anche a livello di scrittura – delle ultimissime produzioni Blumhouse.

Commenta
Exit mobile version