È un disco in cui a farla da padrone sono di certo i testi. Composti tutti da Ruggero Ricci, i 16 brani (una copiosa produzione frutto del lavoro di due anni) di La forma delle nuvole parlano di vita, di storie che appartengono a tutti e a ciascuno, di fronte alle quali il cantante ci spinge ad elevarci, con un volo libero, per meglio interpretarle: affronterò la gravità/e all’orizzonte fisserò/la forma delle nuvole.
Così canta nel brano che dà il titolo all’album, definendo quell’ideale di libertà che fa lo slalom tra un pezzo e l’altro. È la volontà di riconoscere la frammentarietà di alcune situazioni, la fragilità della nostra esistenza (Perdo pezzi in ogni istante/Altaleno le incertezze, La condizione), l’errore (Succede che ti manchi di rispetto/Succede che hai capito che hai vissuto fino ad ora solo per sentito dire, Succede), guardando e decidendo sulla propria vita dal piano privilegiato di una nuvola, dentro la quale è d’obbligo continuare a sognare.
Si respira positività anche laddove non mancano le critiche al vivere frettoloso e virtuale (Distrattamente, singolo che accompagna l’uscita del disco) e a certi amori, più abbaglianti che profondi (Il giorno della tua festa). Basta voler cambiare, ripartire quando serve, dare valore al proprio essere e non smettere di sperare (Devi toglierti ogni vergogna/e cantare/e sperare, Indietro ancora).
C’è certamente alla base una ricerca e una scelta specifica delle parole da parte del cantautore (non mancano metafore e collegamenti semantici tra i brani). Attenzione che va a controbilanciare il lato forse più debole del disco, le musiche. Arrangiamenti electro pop, e alcune melodie dal sapore estivo che se da una parte ben rappresentano la frammentarietà delle storie raccontate, dall’altra rendono certi pezzi fin troppo radiofonici.
Un disco che così può arrivare a tutti, e forse questo è uno dei suoi obiettivi, ma che pecca un po’ di originalità.
Si segnala infine la presenza di un featuring con un rapper nel brano Invisibile, che accompagna la voce sempre potente del nostro Ruggero Ricci (che a tratti ricorda Marco Mengoni).
Giada Corrà
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