Willie Peyote: Elegia Sabauda, diretto da Enrico Bisi, dipinge un ritratto stratificato e introspettivo del rapper e cantautore italiano Guglielmo Bruno, meglio conosciuto come Willie Peyote.
Il film ripercorre la sua evoluzione creativa, addentrandosi delicatamente nel suo mondo privato: il suo legame duraturo con la città di Torino, il suo attaccamento alla squadra di calcio della città e l’intricata danza tra ego, ironia e insicurezza che definisce la sua arte. Bisi evita sia la creazione di miti che il melodramma, offrendo invece una sottile riflessione su identità, fama e sopravvivenza artistica.
Dal palco al silenzio
Bisi apre il documentario con un momento di resa dei conti: le conseguenze della polemica di Willie Peyote a Sanremo 2021. Quello che era iniziato come un commento spensierato sui social media sfociò in una vera e propria reazione negativa.
Qui, Peyote parla candidamente delle conseguenze e del quasi collasso che ne seguì, dando il tono a un film sulla responsabilità e la rinascita. La tensione tra persona e personaggio – l’artista contro l’uomo dietro le quinte – viene esplorata con sfumature, rivelando il costo dell’autenticità nell’industria musicale moderna.
Un’educazione sabauda alle emozioni
Al centro del documentario c’è Educazione Sabauda, l’album fondamentale nato dal periodo di ritiro e introspezione di Peyote. Rappresenta sia una svolta creativa che una lettera d’amore alla sua città natale.
Attraverso riprese in studio e scorci del processo di scrittura, Bisi cattura la fragile alchimia della creazione artistica: canzoni scritte, rimodellate e reimmaginate, che rispecchiano la trasformazione dell’artista stesso.
Famiglia, fede e difetti
Il peso emotivo del film è sostenuto dalle persone che circondano Peyote: i suoi genitori schietti e la sua “famiglia musicale”, i compagni di band che lo hanno sostenuto con affetto e onestà.
La loro presenza rivela una narrazione più intima, una narrazione sulla resilienza, l’umiltà e l’appartenenza. Per Bisi, la vera “elegia” di questa storia non riguarda la perdita, ma il silenzioso trionfo di coloro che continuano a presentarsi, che imparano a cadere con grazia e a rialzarsi.
Rinascita e Riconciliazione
Dopo un periodo di silenzio, Peyote è tornato sul palco di Sanremo con Grazie, ma no grazie, un titolo che è sia una canzone che una dichiarazione. Ha segnato l’inizio della sua riconciliazione con i riflettori, alle sue condizioni.
Attraverso la direzione sobria ma perspicace di Bisi, questo ritorno è rappresentato non come redenzione, ma come accettazione: la pace che deriva dalla comprensione dei propri limiti, del proprio pubblico e del proprio scopo.
L’elegia di coloro che restano
Willie Peyote: Elegia Sabauda è meno una celebrazione della fama che uno studio sulla perseveranza. Riguarda il coraggio di rimanere umani in un’industria che raramente perdona l’imperfezione. Con arguzia, tenerezza e una sensibilità tipicamente torinese, Enrico Bisi realizza un documentario che cattura le contraddizioni del suo soggetto: un artista che ride di se stesso, lotta con i dubbi e continua a creare comunque.
Alla fine, il più grande atto di ribellione di Peyote potrebbe essere proprio imparare a rimanere fedele a se stesso.