Dopo Felon e Snitch – L’infiltrato , Ric Roman Waugh completa la trilogia dei prison-movie con La fratellanza (The shot-caller), di cui è sceneggiatore, regista e produttore. È la storia di un uomo benestante, Jacob (Nikolaj Coster-Waldau, Jamie Lannister nella celeberrima serie TV Game of Thrones), che vive a Pasadena in California, dalla vita patinata e perfetta, bella famiglia, bella casa, soddisfazioni personali e lavorative, la cui esistenza da sogno si infrange in un attimo, in un incidente automobilistico nel quale resta ucciso un suo caro amico, e a seguito del quale Jacob andrà in prigione.
La prigione si rivela un’esperienza di formazione; nonostante la pena originaria da scontare sia di qualche anno, all’interno del penitenziario Jacob, dapprima confuso e disorientato e preso di mira dai compagni decisamente più smaliziati, si ritroverà ben presto ad avere il rispetto di compagni e guardie carcerarie.
E soprattutto sarà scelto dallo shot caller (da cui il titolo originale de La fratellanza), il leader della gang all’interno della prigione, colui che prende le decisioni riguardanti la vita dentro e le operazioni fuori dal penitenziario. Prossimo alla fine della pena, Jacob/Money viene chiamato dallo shot caller per fare da tramite in una vendi ad un messicano ex-compagno di cella, di armi rubate in Afghanistan. Qualcosa va storto durante la transazione e Money si ritroverà di nuovo in carcere, a vita.
Le trasformazioni irreversibili che attraverserà, cambieranno completamente la sua identità; Jacob diventerà Money, si spoglierà completamente, e non senza dolore, della sua vecchia identità, e soprattutto dei suoi affetti, perché ha capito che non può più tornare indietro e per questo non vuole mettere in pericolo la sua famiglia.
“E’ una storia che potrebbe capitare a chiunque. (…) Potrebbe capitare a me e questo mi ha fatto chiedere ‘cosa farei io in quella situazione?’” Waugh aggiunge che il film nasce anche dall’esigenza di “far riflettere il pubblico sulla popolazione sempre in crescita all’interno delle prigioni del nostro paese.”
Durante la scrittura del film precedente, Waugh è stato un poliziotto sotto copertura per due anni e ha visto da vicino il sistema giudiziario della California: prigioni sovrappopolate, cultura della violenza e soprattutto una struttura gerarchica, una fratellanza invisibile ma molto rigida dentro e fuori le sbarre, sono il terreno fertile per la trasformazione dell’uomo comune come il protagonista Jacob, una trasformazione che avviene, da un certo punto in poi, grazie anche all’impunità di cui godono i gruppi di potere e rafforzata dalla connivenza delle guardie.
Con un budget di dieci milioni di dollari, sebbene ambientato in California, le riprese sono avvenute nel New Mexico, grazie agli incentivi statali per le produzioni cinematografiche e alla possibilità di filmare all’interno di veri penitenziari; uno di questi, la Old Main Prison di Santa Fe, è noto per essere stato teatro di una violenta rivolta nel 1980, durante la quale ci furono 33 morti, più di 200 feriti e 12 guardie tenute in ostaggio, alcune delle quali subirono violenze e abusi.
Per capire l’evoluzione del personaggio e le sue azioni in alcune scene del film è molto utile sapere le misure di sicurezza adottate all’interno del sistema carcerario: i vestiti sono sigillati con nastro adesivo: quando a Jacob viene richiesto di trasportare un oggetto da usare in una rivolta durante l’ora d’aria, questi non può fare altro che nasconderlo all’interno delle sue parti intime. In quel momento Jacob è ancora un’anima candida, un ex broker di Pasadena che per la distrazione di un secondo ha fatto un incidente in cui è rimasta uccisa una persona. Sta tentando in tutti modi di tirarsene fuori, ma entrerà in una spirale di violenza dalla quale uscirà più forte, ma, inevitabilmente, solo.