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Sound of Morocco

Giuliana Gamba torna in sala con questo documentario che esplora le passioni, i paesaggi e la memoria di un popolo da troppo tempo tenuto ai margini del mondo. (fino al 17 giugno al Nuovo Cinema Aquila – Roma)

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Autrice, tra l’altro, dei due drammi a sfondo erotico Profumo (1987) e La cintura (1989), Giuliana Gamba torna in sala con questo documentario che, presentato nel 2009 presso il Festival Internazionale del Film di Roma, esplora le passioni, i paesaggi, i rimpianti e la memoria di un popolo da troppo tempo tenuto ai margini del mondo e che esprime la sua vera anima attraverso la musica, elemento di pace e tolleranza.

Un’operazione volta a condurre lo spettatore dalle scogliere di Tangeri in un viaggio di scoperta culturale e geografica all’interno del Marocco, alla volta di Essaouira, passando per Zri Zrat, Ouazzane, Meknes e Casablanca. Ma, soprattutto, un viaggio di scoperta di un sound esclusivo, delle tradizioni musicali, dalla Jagiuka ai tipici canti spirituali, fino alla Gnawa degli schiavi.

E, con abbondanza di camera in movimento, è accompagnati dal musicista marocchino trapiantato in Italia Nour Eddine che veniamo invitati ad immergerci nel percorso riguardante le varie realtà musicali di un paese che, nelle sue sonorità, esprime la grande trasformazione che sta vivendo. Infatti, da un lato abbiamo il giovane neomelodico Abdellah Ed-Douch, poverissimo berbero che vive nelle  bidonville , impegnato a cantare il sentimento struggente che lo lega alla sua terra, dall’altro i rapper di Casablanca che, con il loro slang marocchino, sparano contro l’occidente che li aggredisce e li vuole fagocitare e globalizzare. Senza dimenticare Omar Sayed del gruppo rock Nass El Ghiwane, ovvero il primo che ha cantato l’orgoglio musulmano e l’unicità dell’anima e della cultura dell’Islam, fino al Festival di Essaouira, luogo da cui partivano i carichi di schiavi che come unico patrimonio portavano nelle Americhe il ritmo della musica Gnawa.

I circa 76 minuti di visione vengono così spiegati dalla regista: “Io sono italiana e sono stata in Marocco solo alcune volte, rimanendone affascinata tanto da voler girare un documentario sulla musica marocchina. Ho cercato di trasmettere soprattutto le emozioni che provavo nello stare con le persone del posto, tutti ragazzi dal talento naturale che, senza aver frequentato alcuna scuola, passano indifferentemente dagli strumenti moderni a quelli più antichi”.

Francesco Lomuscio

Il film è in programma al Nuovo Cinema Aquila (Roma) fino al 17 giugno.

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