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‘10Dance’ 2025: quando il corpo parla, ma il film sussurra

Passione, disciplina e desiderio si muovono in sincro, senza mai perdere l'equilibrio. O forse si?

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Con “10Dance”, Keishi Otomo porta su Netflix una storia che vive di controllo, tensione fisica e attrazione trattenuta. Il mondo della danza competitiva diventa il campo di battaglia emotivo di due protagonisti che si incontrano, si studiano e si sfidano attraverso il linguaggio più diretto che esista: il corpo. Il film parte da una promessa forte: trasformare il movimento in narrazione.  Per buona parte riesce a mantenerla, costruendo un racconto elegante, misurato e visivamente curato. Tuttavia, proprio questa eleganza diventa anche il suo limite più evidente.

La danza è il cuore pulsante del film: le coreografie sono precise, sensuali, mai gratuite. Ogni passo è carico di significato, ogni contatto suggerisce più di quanto venga esplicitato. Otomo filma i corpi con rispetto e attenzione, evitando l’estetizzazione vuota e puntando su un’intimità controllata, quasi trattenuta. Il risultato è affascinante, ipnotico, ma anche distante. Lo spettatore ammira, segue, comprende, ma raramente sente davvero.

10dance. Forma impeccabile, emozione sotto vetro

Dal punto di vista tecnico, “10Dance” è solido. La regia è pulita, composta, spesso elegante fino al minimalismo. La macchina da presa accompagna i movimenti senza invaderli, lasciando che siano i corpi a guidare lo sguardo. Fotografia e montaggio lavorano in sottrazione, creando un’atmosfera rarefatta, fatta di silenzi, sguardi e pause. Tutto è calibrato, controllato, perfettamente in asse con il tema della disciplina che governa la vita dei protagonisti.

Eppure, proprio questa perfezione formale rischia di sterilizzare il coinvolgimento emotivo. I conflitti interiori dei personaggi restano spesso suggeriti più che vissuti. Le loro fragilità emergono a sprazzi, ma non esplodono mai davvero. Il film sembra avere paura di rompere l’armonia, di sporcarsi, di perdere il controllo. Così, anche i momenti di maggiore tensione emotiva risultano composti, quasi anestetizzati.

Il desiderio come coreografia

Il rapporto tra i protagonisti si costruisce su una dinamica interessante: competizione e attrazione si intrecciano fino a diventare indistinguibili. Il desiderio non è mai dichiarato apertamente, ma si manifesta nei gesti, nelle distanze, nei tempi del respiro. In questo senso, “10Dance” è coerente e intelligente: racconta l’amore come una danza, fatta di avvicinamenti e ritirate, di equilibrio precario.

Tuttavia, questa scelta narrativa porta con sé un rischio: quello di rimanere sempre un passo indietro rispetto all’emozione. Il film osserva i suoi personaggi con rispetto, ma anche con una certa freddezza. Li segue mentre si muovono, ma raramente entra davvero dentro di loro. Il risultato è un racconto più contemplativo che coinvolgente, più elegante che travolgente.

Bellezza che non graffia

“10Dance” è un film che si guarda con piacere, che affascina per la sua coerenza stilistica e per l’uso intelligente del corpo come strumento narrativo. Funziona come esperienza estetica, come racconto di disciplina e desiderio trattenuto. Ma quando arrivano i titoli di coda, resta soprattutto l’impressione di qualcosa di bello, non di qualcosa che ha lasciato un segno profondo.

In definitiva, il film di Keishi Otomo è come una coreografia eseguita alla perfezione: tecnicamente impeccabile, armoniosa, affascinante. Ma proprio perché troppo controllata, non osa mai davvero cadere, sbagliare, sanguinare. E senza quella caduta, senza quella frattura emotiva, la danza resta splendida… ma distante.

10Dance

  • Anno: 2025
  • Durata: 126'
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: Drammatico - Sentimentale
  • Nazionalita: Giappone
  • Regia: Keishi Otomo