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‘Città delle ombre’, il lato oscuro di Barcellona

La serie scritta e diretta da Jorge Torregrossa è una serie crime che, pur restando nei più classici canoni del genere, può appassionare i fan dei thriller investigativi, e non solo, grazie a un mistero coinvolgente e ad atmosfere suggestive, che svelano una Barcellona diversa.

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Città delle ombre

Se siete fan del crime, soprattutto in salsa europea, Netflix potrebbe avere in serbo la serie perfetta per voi. Città delle ombre è infatti un serial thriller di produzione spagnola che mette Barcellona sotto una luce nuova, esplorandone gli aspetti più tetri e svelandone i segreti più controversi. Basato sul romanzo El verdugo de Gaudí, scritto da Aro Sáinz de la Maza, la serie scritta, diretta e creata da Jorge Torregrossa vede per protagonisti due detective interpretati da Isak Férriz e da Verónica Echegui, qui nel suo ultimo ruolo prima della sua tragica scomparsa avvenuta ad agosto di quest’anno.

Di cosa parla Città delle ombre?

Barcellona, 2010. La città è in subbuglio in seguito alla macabra morte di un influente magnate dell’edilizia, fatto bruciare viva sulla cima del palazzo La Pedrera, uno dei monumenti più famosi della città, progettato dall’architetto Antoni Gaudí. Due detective di polizia, Milo Malart (Isak Férriz) e Rebeca Garrido (Verónica Echegui), vengono incaricati di investigare sul caso per scoprire la vera identità di questo spietato assassino e per fermarlo prima che possa compiere altri omicidi.

Cittá delle ombre

Cittá delle ombre. Sulle tracce dell’ombra di Gaudí

Città delle ombre, così come la maggior parte delle serie di questo genere, vive di due anime. La prima è quella più prettamente crime e investigativa ed è contraddistinta da un’intrigante premessa, che non può che incuriosire anche coloro che di crime non ne masticano troppo.

Uno spietato assassino rapisce le sue vittime, le tiene imprigionate per cinque giorni e poi le uccide, bruciandole vive, nei pressi delle più importanti opere architettoniche di Antoni Gaudí. Il collegamento tra questi efferati omicidi e i monumenti dell’architetto modernista funziona molto come impatto visivo. Le sequenze delle indagini, così, non risultano mai povere dal punto di vista del setting e permettono, inoltre, di vedere queste opere attraverso una nuova prospettiva, deliziosamente macabra.

Ma sembra esserci un legame molto più profondo tra le azioni di questo misterioso killer e l’arte e la poetica di Gaudí. Sin dai primi sospetti, pare che l’assassino agisca in funzione della visione che l’architetto modernista aveva del mondo. Una visione spirituale in cui l’uomo vive in pacifico e amorevole contatto con la natura, cercando così di avvicinarsi il più possibile verso il trascendentale. Una visione che Gaudí ha provato ad applicare alla città di Barcellona con il suo operato, ma che è stata tradita nel corso dagli anni dalla politica, dalle imprese, dalla speculazione, dall’abuso edilizio, dallo sfrenato desiderio di espansione infrastrutturale e dalla smania per il capitale, a discapito dell’essere umano. In questo senso, Città delle ombre, pur non inventando nulla di nuovo (basti pensare a Chinatown), offre comunque un interessante visione su come il cuore di una città possa essere sfruttato per soddisfare l’ingordigia di pochi.

Una serie che si muove tra certezze e dubbi

Efficace risulta dunque la scelta di inserire filmati di repertorio in alcuni momenti cardine per mostrare al pubblico quella Barcellona segnata ancora da un animo puro e popolare e per raccontarne l’evoluzione segnata da intensi lavori di ampliamento e di ristrutturazione. Valida scelta di un montaggio solido, che riesce a scandire bene il ritmo della serie e a creare anche certi momenti di genuina tensione. La regia di Jorge Torregrossa, caratterizzata principalmente da inquadrature fisse, appare invece abbastanza semplice, anche se pur sempre funzionale, accompagnando un impianto narrativo crime che stimola e incuriosisce, nonostante talvolta possa perdersi durante il percorso con suggerimenti e intuizioni lanciati a vuoto. Ciononostante, la serie di Torregrossa si presenta comunque come un prodotto in grado di appassionare gli amanti dei thriller investigativi. Inoltre, può porsi come possibile punto di avvicinamento per quella fascia di pubblico incuriosita dal genere crime.

Ma si diceva prima che Città delle ombre possiede due anime, la seconda delle quali  più personale e intimista. Ed è qui, purtroppo, che la serie spagnola comincia a convincere meno, fregata forse dall’ambizione di voler trattare temi molto delicati come la depressione, il suicidio, la schizofrenia e la malattia terminale. Peccato solo che non viene offerto il tempo necessario per poter esplorare al meglio questi argomenti, finendo dunque per essere trattati in modo abbastanza superficiale. Molto meglio, invece, il trattamento riservato ai retroscena che condiscono il mistero principale della serie. Alcune dinamiche relazionali risultano inoltre parecchio stereotipate, presentando archetipi e situazioni già note. Ciononostante il cast ha lavorato al meglio, in particolare per il rapporto che si forma tra i due protagonisti, grazie alle ottime interpretazioni attoriali di Isak Férriz e della compianta Verónica Echegui.

 

Città delle ombre

  • Anno: 2025
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: thriller
  • Nazionalita: Spagna
  • Regia: Jorge Torregrossa
  • Data di uscita: 12-December-2025