‘The Housemaid’, scovare il male è sempre più difficile
Paul Feig adatta il bestseller di Freida McFadden, un’opera che oscilla tra toni eccentrici e intuizioni brillanti, tra amore e splatter. Dal 1° gennaio 2026 nelle sale italiane
Torniamo indietro di qualche anno. Nel 2022 il romanzo di Freida McFadden scalò le classifiche in pochissimo tempo, partendo dagli Stati Uniti e diffondendosi rapidamente nel resto del mondo con The Housemaid. Un libro che, in poco più di trecento pagine, riesce a condensare una storia non solo familiare, ma anche legata ai temi della femminilità e della mascolinità, dell’amore e dell’odio, dell’ambizione e del fallimento. Un romanzo che oggi appare di un’attualità quasi inquietante, tanto per i suoi contenuti quanto per il contesto sociale in cui viene letto. Una storia in cui, proprio quando si crede di aver compreso tutto, emerge con forza la sensazione di non sapere ancora nulla.
Millie, giovane donna in fuga da un passato che vuole dimenticare, accetta un lavoro come domestica nella lussuosa villa di Nina e Andrew Winchester. Quello che sembra un nuovo inizio si trasforma presto in un gioco inquietante fatto di segreti, tensioni e manipolazioni sottili. Tra le mura dei Winchester, dove le porte restano sempre troppo chiuse, nulla è davvero ciò che appare: ogni gesto cela un’ombra, ogni sorriso un inganno. E nessuno, in quella casa, può dirsi al sicuro.
The housemaid: quando la sicurezza sembra essere sempre meno certa
Paul Feig dirige Sydney Sweeney e Amanda Seyfried in un racconto di tensione, desiderio e inganni ambientato nel cuore dell’alta società, dove nulla è come sembra e la perfezione si rivela una semplice apparenza. La sicurezza non riguarda soltanto la porzione narrativa, ma si estende anche alle scelte tecniche e registiche, che mostrano una consapevolezza precisa del mezzo.
The Housemaid non si limita alla volontà di colpire lo spettatore attraverso una narrazione solida, intrattenente e coerente, ma ambisce a farlo anche attraverso una ricerca formale riconoscibile. La pellicola attraversa generi, espedienti e registri emotivi differenti, passando dall’apparenza di una storia d’amore extraconiugale imperfetta, arricchita da sottili tensioni di suspense, fino a derive più esplicite, tra splatter audace e thriller di forte impatto.
Nessuna certezza, solo il piacere di mescolare le carte fino all’ultimo frame, prendendo lo snodo narrativo più melenso e apparentemente sdolcinato per trasformarlo in qualcosa di sorprendente e coraggioso. Quando tutto sembra ormai avviato verso una conclusione prevedibile, con la chiusura di un cerchio che pare definitiva dopo poco più di un’ora, la storia viene improvvisamente ribaltata.
Al caos e al paradosso subentra un ordine inatteso e sorprendentemente armonico, figlio diretto di un romanzo che ha conosciuto un successo tanto critico quanto commerciale. Basta immaginare L’amore bugiardo intrecciato con La ragazza del treno per avvicinarsi all’essenza di The Housemaid: punti di vista ingannevoli, psicologie insolite, passato e presente che si confondono. Così come il confine instabile tra buono e cattivo, tra bene e male, prende forma un racconto in cui ogni verità sembra destinata a incrinarsi.
Sydney Sweeney nel trailer “vietato” di The Housemaid, il modo migliore per far dimenticare i suoi ultimi flop
Storia di un (im)perfetto ritratto familiare
Tutte le famiglie nascondono segreti e si muovono all’interno di un caos collettivo in cui, all’apparenza di perfezione, segue soltanto una grande recita sociale. Nell’ultimo lungometraggio di Paul Feig nessuno vive davvero senza ombre: personaggi sporchi, impuri, irrazionali entrano in un bizzarro gioco di maschere sempre più ambiguo. Qui la trasparenza si rivela un’illusione e ogni gesto, ogni sguardo restituisce riflessi contraddittori che lo spettatore fatica a decifrare. L’assurdo diventa così una certezza narrativa: l’imprevisto si trasforma in sorpresa e deviazione naturale del racconto. I personaggi, pur muovendosi fuori dai binari attesi, restano coerenti negli obiettivi che guidano le loro azioni.
C’è chi ha definito il finale del romanzo troppo “scioccante” e chi, al contrario, ne ha elogiato il coraggio;The Housemaid costruisce la propria identità proprio su un gioco continuo di sguardi, rivalità ed errori, capace di rimescolare le carte fino all’ultimo. L’autrice Freida McFadden ha dichiarato che il film superi il libro. Chi conosce l’opera originale percepirà, però, facilmente l’eccesso di questa affermazione. Con un approccio diverso e una visione meno aderente a quella di Feig, la storia avrebbe potuto ambire a diventare un thriller di riferimento. Così com’è, pur lontano dall’essere un insuccesso, il film non sembra destinato a una longevità davvero memorabile.