Filmlovers, arriva nelle sale italiane il 28 dicembre 2025. Il lungometraggio distribuito da Academy Two, è diretto da Arnaud Desplechin. È interpretato da Milo Machado Graner, Mathieu Amalric, Françoise Lebrun, Salif Cissé e Micha Lescot. Il lungometraggio — 88 minuti di racconto drammatico e intimo — si apre con due domande che suonano come una dichiarazione di poetica:
“Che cosa significa davvero andare al cinema? Perché continuiamo a farlo, dopo più di un secolo?”.
Non è un caso che l’uscita coincida con un anniversario simbolico: i 130 anni dalla prima proiezione pubblica dei fratelli Lumière. Desplechin si confronta così con la storia stessa dell’immagine in movimento, interrogando il legame tra la sala e chi la abita, tra lo schermo e gli sguardi che lo attraversano.
Leggi anche: ‘Fratello e Sorella’ conversazione con Arnaud Desplechin
‘Filmlovers’: Paul Dedalus, lo spettatore in formazione tra ricordi e visioni
Al centro del film c’è Paul Dedalus, alter ego ricorrente del regista e già protagonista di I miei giorni più belli e I fantasmi d’Ismael. Seguendo il suo percorso, Filmlovers costruisce una sorta di romanzo di formazione dello spettatore contemporaneo. Paul attraversa prime visioni, sale buie, rivelazioni luminose, incontri e scoperte estetiche. Intorno a lui si intrecciano testimonianze di registi, critici e spettatori comuni, che trasformano il film in un flusso continuo di ricordi, inchiesta, sogno e riflessione. Arnaud Desplechin mescola documentario, autobiografia e finzione, alternando materiali d’archivio a pellicole dimenticate e frammenti di vita reale, in un mosaico che abbraccia la storia del cinema e la memoria personale.

Un’esperienza condivisa che resiste al tempo e alle piattaforme
In un’epoca in cui la fruizione digitale ridefinisce il rapporto con le immagini, Filmlovers si pone come un manifesto poetico e politico a favore della sala cinematografica. Desplechin non indulge nella nostalgia, ma interroga il presente, ricordando quanto l’esperienza collettiva sia ancora insostituibile. Sedersi nel buio davanti a uno schermo significa condividere emozioni, creare comunità, resistere a un tempo frammentato. Ogni sequenza del film vibra di un amore profondo per il cinema, per la sua capacità di custodire memorie e generare immaginazione. Il risultato è un’opera che celebra il potere delle immagini e rinnova la domanda con cui tutto inizia: perché continuiamo ad andare al cinema? Forse perché, come suggerisce Filmlovers, nessun altro luogo sa restituirci la stessa intensità dello sguardo e della vita.