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‘Troll 2’: il ritorno del celebre monster movie norvegese su Netflix

Doppi i troll, doppia la delusione

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Troll 2 è un monster movie diretto da Roar Uthaug e scritto assieme a Espen Aukan. Prodotto da Motion Blur, distribuito da Netflix è attualmente disponibile in streaming sulla piattaforma. Sequel del già noto Troll, Troll 2 tenta di ripetere il successo del precedente.
Girare monster movie non è facile, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti. Potrebbe Troll 2 rappresentare finalmente il primo grande blockbuster d’azione europeo?

Troll 2 – Norvegia nel caos, di nuovo

In una Norvegia ancora scossa dagli attacchi del troll del 2022, un secondo gigantesco esemplare viene rinvenuto e posto sotto il controllo delle autorità del paese. La creatura, però, riesce a fuggire e diffonde nuovamente il panico sul territorio nazionale.

Ci serve un troll più grosso

Troll 2, come molti sequel, tenta di ampliare ogni elemento del proprio predecessore, pur condividendone diverse componenti strutturali. Come il primo capitolo, se non di più, è ricco di riferimenti non solo alla cultura pop, ma anche ai più famosi monster movie. Dai richiami a King Kong si passa a Jurassic Park e, infine, a Pacific Rim. Il riferimento più evidente, tuttavia, resta quello a Godzilla. Se il primo film si ispirava chiaramente al Godzilla di Gareth Edwards o, ancor più, a quello di Roland Emmerich, dal quale riprendeva alcune scene quasi shot-for-shot, questo secondo capitolo si avvicina con maggiore naturalezza ai moderni Godzilla vs. King Kong. In generale, si inserisce nel recente monsterverse, come suggerisce già la locandina.

In un’ottica di espansione, il nuovo film introduce un antagonista principale ancora più imponente: un “megatroll”. È più grande del precedente, affiancato addirittura da un secondo troll alleato dei protagonisti. Il tentativo di realizzare un sequel dell’originale riflette la tendenza contemporanea a creare universi narrativi espansi e saghe seriali. Il finale aperto conferma in modo evidente questa direzione.

È la bella che ha ucciso il troll

Il primo capitolo della saga, pur lontano dall’essere un capolavoro, risultava almeno coerente con i propri standard. Era evidente il tentativo di sviluppare trame “umane” al di là del disaster movie, costruendo un viaggio dell’eroe formulaico ma dichiarato. La perdita del padre della protagonista, Nora Tidemann (Ine Marie Wilmann), la porta a identificare il troll come una figura paterna ferita quanto lei per aver perso un genitore. La ‘resurrezione’ della creatura trova, in questo caso, una motivazione chiara negli scavi all’interno di un’antica montagna, malvisti dalla popolazione locale.

Nel secondo film, invece, cause e conseguenze appaiono meno solide. I pretesti narrativi che sostengono l’intera vicenda sono deboli, quasi inesistenti. Gli eventi si susseguono più per casualità che per causalità, trasformando la narrazione in una sorta di showreel di scene d’azione e avventura poco collegate, privo di una regia tecnicamente capace di valorizzarle sul piano visivo.

Un elemento potenzialmente interessante è il riferimento a King Kong: Nora ha infatti un troll amico che la sostiene nella battaglia. Tuttavia, questa informazione non viene approfondita. Il film non chiarisce né le ragioni per cui la protagonista conosca un troll, né sviluppa un vero rapporto tra i due, come accade, ad esempio, nel King Kong di Peter Jackson.

Gli eventi, nel complesso, risultano sconclusionati e poco logici, a partire dal risveglio del troll da una sorta di letargo. Colpisce in particolare il fatto che il caos scatenato in Norvegia derivi, almeno in parte, dalla scelta iniziale della protagonista di non ferire la creatura per fermarla – protratta per gran parte degli eventi – salvo poi portarla all’implosione nella fase conclusiva del film.

Questa sì che è una bella montagna di troll

Uno degli aspetti più riusciti del film è l’attenzione rivolta a temi e leggende nordiche, europee, lontane dal mainstream statunitense. Tuttavia, il tentativo di renderlo un grande blockbuster filtra questa ricchezza culturale, senza riuscire a rendere pienamente giustizia alle sue ambizioni.

La CGI, di buona qualità, rende l’opera almeno visivamente interessante. La fotografia, che privilegia punti di vista dal basso e una certa distanza dai troll, insieme alla presenza costante di figure umane utili come riferimento, esalta con efficacia le loro proporzioni mastodontiche.

Il rapporto tra il paese, le proprie tradizioni e la natura – con i troll rappresentati come elementi intrinseci alle montagne, alla roccia e alla vegetazione – risulta evidente. Si indebolisce, purtroppo, quando espresso attraverso un impianto narrativo complessivamente mediocre. Sugli stessi temi, Troll Hunter di André Øvredal riesce a restituire queste creature in modo ben più coinvolgente, pur muovendosi all’interno di un’estetica horror e found footage.

Troll 2, in definitiva, è una vetrina affascinante del folklore norvegese, ma rimane una vetrina priva di un reale contenuto.

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