Rome International Documentary Festival

‘When I came to your door’: un luogo che non è più

Una meditazione visiva sul rapporto tra spazio abitato e memoria emotiva

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Il cortometraggio che sta conquistando i festival con il suo occhio chirurgico sui dettagli. When I came to your door è un cortometraggio diretto da Antonio Paoletti. Dopo essersi aggiudicato il premio come Miglior Cortometraggio al Venice Architecture Film Festival 2024, è ora in selezione al Rome International Documentary Festival.

When I came to your door: il progresso inarrestabile

Tra le macerie di un quartiere di Addis Abeba, una donna cerca disperatamente il suo compagno, mentre gli sgomberi forzati travolgono le comunità più fragili della città. When I Came to Your Door unisce realtà e poesia visiva per raccontare la perdita, la resistenza e la dignità di chi viene spinto ai margini da un progresso inarrestabile. [sinossi ufficiale]

When I came to your door

Il dialogo tra spazio e memoria

When I came to your door trascende la semplice documentazione per immergersi in una meditazione visiva sul rapporto tra spazio abitato e memoria emotiva. Paoletti riesce a tessere un dialogo intimo tra i protagonisti e gli ambienti in un dialogo apparentemente silenzioso. Questa prospettiva è stata colta con lucidità dal critico Hugo Emmerzael, la cui riflessione coglie l’essenza del cortometraggio:

“Mentre un numero crescente di insediamenti informali della città viene demolito per liberare spazio per i progetti di sviluppo urbano, le comunità a basso reddito di Addis Abeba si ritrovano sfollate all’interno della propria città. Setacciando le macerie di un quartiere demolito, questo film malinconico lamenta il volto in rapida evoluzione della capitale etiope. Amici, famiglie e amanti vivevano qui. Cosa ne sarà dei loro sogni, delle loro speranze, delle loro preoccupazioni? L’intensità emotiva di questo cortometraggio poetico si acuisce quando ci si rende conto che l’inquietante voce narrante si basa su una lettera d’amore ritrovata tra i detriti di un luogo che un tempo era e non sarà più”.

When I came to your door

La memoria scritta: la lettera

Il punto che fa da mezzo e protagonista del cortometraggio è la lettera ritrovata, un vero e proprio gesto di resistenza ontologica. L’emergere del testo, la lettera d’amore rinvenuta tra i detriti di un luogo che non è più nulla, diviene la voce narrante fuori campo che guida lo spettatore. Di fronte alla logica demolitrice del progresso, il legame umano persiste come l’unica, irriducibile testimonianza della vita.

Questa scelta narrativa si iscrive in una lunga e potente tradizione della narrazione per documento. La quale annovera capolavori come Terramatta di Costanza Quatriglio e il più recente  I diari di mio padre di Ado Hasanović.

Il cortometraggio, attraverso la lettera, diventa un’occasione per riportare al centro quelle vite che lo sviluppo sembra voler spingere ai bordi. Come se la modernizzazione fosse un treno in corsa in cui non tutti trovano posto. È uno sguardo laterale nel racconto del progresso, mette in discussione l’idea stessa di crescita come valore assoluto. Ricorda che tra le crepe degli edifici demoliti si conservano emozioni che il progresso non sa vedere.

Produzione e distribuzione

Il film nasce nel contesto dell’Addis Ababa Living Lab, un progetto dedicato allo studio delle trasformazioni urbane e delle loro ricadute sociali. La prima mondiale si è svolta al Venice Architecture Film Festival nel 2024. La distribuzione internazionale è iniziata con la selezione all’International Film Festival Rotterdam.

Il trailer

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