La maternità può trasformarsi in una colpa? Il quesito è al centro di Mothers, profondo documentario di Alice Tomassini in concorso al 43° Torino Film Festival.
L’accostamento tra la Cambogia, dove una legge ha imposto alle madri di crescere figli partoriti per altri, e l’Italia – che ha recentemente assunto la maternità surrogata a reato universale – apre un dibattito complesso sul senso stesso della vita e la dignità del corpo femminile.
Un’esperienza immersiva nell’intimità delle donne
Il lavoro documenta l’impatto della GPA (gestazione per altri) sulla vita di donne lontanissime tra loro, sia da un punto di vista geografico, che socio-culturale; ne dà una lettura sensibile e attenta, talmente potente da rovesciare qualsiasi preconcetto rispetto ad un tema così delicato.
In Cambogia, l’arresto di trentadue donne a fronte di una legge violenta e assurda impone loro di vivere a fianco di bambini procreati su richiesta altrui; sono madri amorevoli ritratte nei gesti di una quotidianità dolce e gentile. In Italia (paese di note impunità) donne provenienti da varie forme di sofferenza affrontano con determinazione e fatica un viaggio difficile per diventare madri, col rischio di una pena fino a due anni di reclusione e multe che possono giungere al milione di euro.
Mothers si pone come “centro d’ascolto” rispetto a storie dolorose al cui centro c’è la vita, in tutta la sua pienezza.
A far da contrappunto al vissuto delle donne cambogiane e italiane c’è la storia della giovane Lia – figlia di due padri – che rivendica il suo diritto ad esistere evidenziando la pretestuosità di un dibattito parlamentare cieco dinanzi all’urgenza dell’esistenza.Le immagini che la ritraggono sono commoventi, riportano alla mente i versi di una canzone di Paolo Benvegnù: “io sono molto più veloce, e non mi prenderete mai”. Il suo canto libero a conclusione di Mothers è segno tangibile che un’altra prospettiva è possibile.
Come spesso accade, la vita va oltre ogni cosa, ed è chiaro come i diritti delle persone nate attraverso la maternità surrogata siano la priorità assoluta.
La regia di Alice Tomassini dà spazio alle vicende narrate con rispetto e attenzione. Accudisce i protagonisti con senso materno, li accoglie con cura e comprensione; ne protegge le istanze senza il rischio di incorrere in facili giudizi.
L’incontro con la regista al Circolo dei Lettori è stata preziosa occasione di confronto sul lavoro in concorso e il suo percorso artistico. Nastro d’Argento nel 2023 per il documentario Kordon, Alice Tomassini è un’autrice ispirata che merita interesse e sostegno.