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‘Il Messia’ di Roberto Rossellini: un didattico film di Storia

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Sarebbe stato interessante vedere il film su Karl Marx che Roberto Rossellini stava progettando, prima che la morte lo colse improvvisamente nel giugno 1977. Dopo aver presieduto la giuria del Festival di Cannes e aver premiato Padre padrone (1977) di Paolo e Vittorio Taviani, pellicola che s’inseriva – ma con diverse variazioni stilistiche – nel solco del cinema tele-didattico di Rossellini.

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Ad esclusione di due documentari realizzati per la televisione nel 1977, Concerto per Michelangelo e Beaubourg, centre d’art et de culture Georges Pompidou, il punto finale del lungo, accidentato e sperimentale percorso di Rossellini si concludeva nel 1975 con la realizzazione de Il Messia.

Il terminale percorso cinematografico e didattico di Rossellini

Un lungometraggio, per il cinema e la televisione. Un ulteriore tassello di quell’ambizioso mosaico storico-culturale che il regista romano aveva cominciato ad assemblare dalla metà degli anni ’60. Per Rossellini i film dovevano essere un funzionale mezzo per trasmettere la conoscenza. Poiché offriva la possibilità di poter ricostruire epoche lontane e far rivivere i personaggi presi in esame.

Documentari realizzati usando la forma dello sceneggiato, per rendere più fruibili e meno elitari gli argomenti trattati. Dopotutto la televisione è il medium di massa per eccellenza, come lo fu per molti decenni il cinema.

Negli ultimi anni Rossellini si era concentrato su alcune figure chiave della storia dell’umanità. Intellettuali che avevano scardinato la società del loro tempo attraverso il loro pensiero non conforme. Opere lodevoli ed efficaci nel centrare l’obiettivo didattico prefissato, però carenti per quanto concerne la resa tecnica/qualitativa. Con il definitivo passaggio al mezzo televisivo, dopo il dimenticabile Anima nera (1962) e Illibatezza dell’episodico Ro.Go.Pa.G. – Laviamoci il cervello (1963), Rossellini era più interessato al contenuto che alla messinscena, al render chiaro i concetti filosofici e scientifici sviscerati dai vari Socrate, Cartesio o Blaise Pascal. La macchina da presa doveva essere soltanto un pratico registratore visivo.

Pregi e difetti che si notano anche ne Il Messia, ambizioso e personale progetto dopo il lavoro su commissione Anno uno (1974), voluto dalla DC per commemorare Alcide De Gasperi (1881-1954). Sceneggiato assieme a Silvia D’Amico Bendicò, Il Messia nelle intenzioni rosselliniane doveva essere una rappresentazione di Gesù non oleografica ma oggettiva. Attingendo da tutti e quattro i vangeli e facendone un comprensibile sunto. Quest’approccio da storico si può osservare all’inizio, quando c’è una descrizione della situazione socio-politica del popolo ebraico e della Terra Santa prima della nascita di Cristo.

Con tanto di voce fuori campo, di matrice cronachistica, che spiega la situazione politica. Su questa introduzione (base) storiografica prosegue la ben nota storia di Gesù, dalla nascita fino alla resurrezione, passando per le predicazioni e la crocefissione. Rossellini fu accusato che con Anno uno avesse fatto un’agiografia di De Gasperi, in un certo qual modo Messia della Democrazia Cristiana, tanto che anche Il Messia, accolto come definitiva prova del nuovo corso politico del regista, fu tacciato in parte di ennesima deferenza al mondo cattolico/cristiano.

Certamente la pellicola ha molti difetti, però va posto in evidenza come la trasposizione di Rossellini cerchi di rappresentare Gesù come un rivoluzionario più che come il classico “Unto del Signore”. Non si vedono i noti miracoli, al massimo sono demandati alla narrazione di chi ha beneficiato del medesimo (il ragazzo cieco). Oppure il finale, in cui la resurrezione è lasciata fuori campo, con Maria in ginocchio con le braccia levate verso il cielo.

Il Messia e Il Vangelo secondo Matteo

Ne Il Messia Gesù è rappresentato come un giovane intellettuale che cerca di far ragionare i discepoli e il popolo attraverso le parabole. Un ragazzo che ha “costruito” intorno a sé una comune, che insegna mentre umilmente lavora: la costruzione di un aratro o una barca.

Da questo punto di vista Il Messia segue lo stile tracciato da Pier Paolo Pasolini con Il Vangelo secondo Matteo (1964). Sia utilizzando come protagonisti molti attori presi dalla strada e sia (ri)usando la voce stentorea di Enrico Maria Salerno.

Il Messia Va oltre nella già citata elisione dei miracoli. Però per quanto Rossellini abbia – religiosamente – prosciugato la messinscena, volendo anche aderire al tema trattato, la rappresentazione rimane piatta e monocorde, mettendo semplicemente in fila le tappe salienti de il Messia.

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