Medfilm Festival

‘Promised Sky’ Al Medfilm Festival, tra speranza e dramma quotidiano

Promised Sky è il film di chiusura in concorso al 31esimo Medfilm Festival.

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In concorso alla 31esima edizione del Medfilm Festival, proiettato in prima italiana in collaborazione con il FEESCAL – Milano, Promised Sky è un’opera con una forte impronta femminile, che pone sotto la lente di ingrandimento la difficile situazione della comunità subsahariana in Tunisia. Selezionato anche come apertura della sezione Un Certain Regard a Cannes, il film porta la firma di Erige Sehiri, ex giornalista franco-tunisina, al suo secondo lungometraggio. Nata a Lione, sostenitrice della libertà di espressione e dell’alfabetizzazione mediatica, la cineasta classe 1982 realizza qualcosa di potente e trasformante, che si ancora alla realtà ma invita alla speranza.

Promised Sky | La trama

Marie (Aïssa Maiga) vive e lavora in Tunisia come pastora alla Chiesa della Perseveranza (Eglis de la perseverance). Con un passato da giornalista e un trauma profondo che non la abbandona mai, la donna ivoriana porta avanti la sua missione sfidando la sorte. Le autorità e la polizia tunisine sono infatti a caccia di subsahariani, che vengono arrestati e fatti sparire senza un motivo oggettivo. Poco fa possedere documenti o carte studentesche che giustificano la presenza lì. Ne sanno qualcosa anche Naney (Debora Lobe Naney) e Jolie (Laetitia Ky), che vivono insieme a Marie, con cui hanno creato una sorta di famiglia per scelta.

L’arrivo della piccola Kenza (Estelle Kenza Dogbo) crea scompiglio nella loro routine e nei loro piani, per quanto siano sempre sottoposte a pressioni e in balia delle difficoltà economiche. La bambina proviene dal naufragio di un’imbarcazione di immigrati e non si sa nulla di lei. Decisa a tenerla con sè, a rischio delle inevitabili conseguenze, Marie troverà in lei qualcuno che ha perso tanto tempo prima.

Emozioni a flusso continuo

Promised Sky ha dalla sua la mano, lo sguardo e lo spirito di una donna come la Sehiri, che ha particolarmente a cuore le storie che racconta. L’abilità della regista e co-sceneggiatrice – le altre due colleghe sono Anna Ciennik e Malika Cécile Louati – sta nel rintracciare il delicatissimo equilibrio tra dramma e realismo. Attraverso un’atmosfera a tratti sospesa, che gode degli intermezzi “pop” (vedi la scena in discoteca), di una luminosità accecante e della musica che detta il ritmo, oltre alle emozioni, la pellicola emoziona nel profondo. Certo, non si tratta di un’opera per tutti i palati, sia per la complessità che per la struttura narrative. Tempi lunghi, dilatati, silenziosi, rispecchiano la solitudine delle protagoniste.

La distanza uccide l’amore.

Aïssa Maiga, Debora Lobe Naney e Laetitia Ky sono monumentali: il confine tra realtà e finzione si spezza completamente, ponendo le tre attrici completamente al servizio dei rispettivi ruoli. Sono numerosi i momenti in cui le lacrime della sala seguono quelle sullo schermo, in un ideale scambio di sensazioni e stati d’animo. La difficile, se non impossibile, situazione che vivono le porta man mano a dimenticare la bellezza e la semplicità delle piccole cose. Il veleno sale insinuandosi nelle vene, sospinto dalla violenza circostante, dal terrore e dall’inevitabile rabbia. Eppure, il legame tra l’una e l’altra fa sì che riescano non solo a sopravvivere, ma a godersi sprazzi di spensieratezza, mentre il mondo intorno a loro sta per crollare.

Promised Sky non prende posizione ma descrive con lucidità e ardore uno spaccato di vita, nel tentativo forse di spingere all’informazione, oltre che al risveglio delle coscienze.

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

 

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