Festival dei popoli

La resilienza di Gaza emoziona il Festival dei Popoli

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Il documentario With Hasan in Gaza del regista palestinese Kamal Aljafari si è aggiudicato il Primo Premio del Concorso Internazionale al 66° Festival dei Popoli. Il film è una profonda e commovente riflessione cinematografica. Kamal Aljafari, originario di Palestina, ha collaborato con Germania, Francia e Qatar per questo progetto. La pellicola esplora temi universali come la memoria, la perdita e l’inesorabile passare del tempo. Aljafari filma una Gaza intrisa di ricordi, una città che oggi, purtroppo, non esiste più nella sua forma passata. La giuria, composta dalla curatrice Cecilia Barrionuevo e dalle registe Elena Lopez e Mala Reinhardt, ha motivato la sua scelta sottolineando l’abilità del film nell’intrecciare memoria e presente. Si crea così un arazzo di resilienza in cui il ricordo stesso assume una forza politica ineludibile. Le immagini, girate oltre due decenni fa, si ergono a testimonianza potente dell’umanità di fronte all’attuale distruzione. Con uno sguardo coraggioso e senza tempo, il regista affronta la violenza della cancellazione. L’atto del testimoniare diventa così un’autentica forma di resistenza. La cerimonia di premiazione si è svolta l’8 novembre al cinema La Compagnia, celebrando il trionfo di queste opere.

Lo specchio intimo italiano

Il cinema italiano ha visto trionfare Il fantasma che è in me di Michael Beltrami. Il documentario, prodotto da Svizzera e Italia, ha conquistato il Primo Premio del Concorso Italiano. Questo film-diario è una cronaca personale intensa. Il regista Beltrami ha iniziato a registrare la sua vita dopo una diagnosi di cancro nel 2005. Il risultato è un ventennio di gioie e perdite, un racconto intimo che risuona universalmente. La giuria italiana, formata dal produttore Leonardo Barrile, dal regista Haider Rashid e dalla distributrice Anastasia Plazzotta, ha lodato la grande capacità drammaturgica del lavoro. Il film costruisce un racconto libero ma rigoroso, una associazione di pensieri e ricordi. Riesce a restituire momenti tanto intimi quanto universali. Non cede mai alla retorica, mantenendo anzi uno sguardo nitido, a tratti ossessivo. In questo modo, la forma diventa significato e il significato forma. Il coraggio dell’autore di esporsi, superando i confini del privato, è evidente. L’accurato e sensibile montaggio fa tesoro del principio della memoria e della permanenza di immagini e suoni. In sintesi, è un film in cui ogni spettatore può riconoscere un frammento del proprio vissuto.

Un’edizione all’insegna dell’impegno civile

Alessandro Stellino, il direttore artistico del Festival dei Popoli, ha dichiarato che la 66esima edizione è stata caratterizzata da una dimensione profondamente politica. I premi assegnati dalle giurie hanno confermato questa linea editoriale. La selezione ha chiaramente rispecchiato l’impegno del festival nel raccontare un presente segnato da guerre, genocidi e ingiustizie di ogni tipo. Si è reso il giusto tributo a opere che affrontano con grande lucidità e coraggio il tema dell’impegno civile e artistico. Viviamo in un’epoca di sofferenza e di messa in crisi dei più basilari diritti umani. La giuria del Concorso Internazionale ha anche assegnato il Secondo Premio a The Memory of Butterflies di Tatiana Fuentes Sadowski, che indaga le brutalità subite dalla popolazione peruviana durante l’estrazione della gomma. Una menzione speciale è andata a Last Letters from My Grandma di Olga Lucovnicova. Per il Concorso Internazionale Discoveries, il Premio è stato assegnato a Tin City di Feargal Ward, con una menzione speciale per Skin Despair di Mireia Vilapuig. Quest’ultima opera ha vinto anche il Premio Discoveries Giuria Giovani.

Premi speciali

L’edizione non ha lesinato in riconoscimenti significativi, a dimostrazione della qualità delle opere presentate. La Targa Gian Paolo Paoli, per il miglior film antropologico, è stata assegnata a D is for Distance di Christopher Petit e Emma Matthews. Il film italiano White Lies di Alba Zari si è distinto particolarmente. Ha ricevuto la menzione speciale dalla giuria del Concorso Italiano. Inoltre, lo stesso film si è aggiudicato il Premio di distribuzione CG Entertainment “POPOLI Doc”. Ha ottenuto anche il Premio distribuzione in sala “Gli Imperdibili” del Cinema La Compagnia. Infine, Il Premio Distribuzione in sala “Il Cinemino” ha visto un ex aequo, includendo “White Lies” insieme a She (Lei – Storie operaie dal Vietnam) di Parsifal Reparato. Un altro importante riconoscimento è andato a Daniele Gaglianone. La giuria del Concorso Italiano gli ha assegnato una menzione speciale, riconoscendolo come “uno dei più grandi autori di documentari del nostro tempo” per il film Cumpartia.

I protagonisti dei premi di distribuzione e diritti umani

Il focus sulla distribuzione e sull’impegno sociale ha portato a premiare pellicole dal forte impatto. Il Premio “Diritti Umani” – Amnesty International Italia è stato conferito a Slave Island di Jimmy Hendrickx e Jeremy Kewuan. Questo stesso film ha ottenuto il Premio distribuzione on demand CG Digital per il miglior film europeo nella sezione Habitat. Il Premio Distribuzione in sala “Il Cinemino”, oltre a White Lies, è andato a She (Lei – Storie operaie dal Vietnam) di Parsifal Reparato. Quest’ultimo documentario ha anche vinto il Premio AMC, dall’Associazione Montaggio Cinematografico e Televisivo. La menzione speciale del Premio AMC è andata a Il fantasma che è in me di Michael Beltrami. Il Festival dei Popoli, con queste scelte, ribadisce la sua vocazione internazionale e il suo ruolo di piattaforma per documentari che non temono di affrontare realtà complesse. La manifestazione si conferma un punto di riferimento essenziale nel panorama cinematografico, proiettando film che fanno pensare.

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