Ti ricordi di Dolly Bell?, primo lungometraggio di Emir Kusturica, è stato presentato in versione restaurata all’ottava edizione dell’Euro Balkan Film Festivaldi Roma.
La Sarajevo degli anni Sessanta rivive nell’opera prima di Emir Kusturica
Ambientato nella Sarajevo degli anni Sessanta, il film di Kusturica prende l’avvio con l’annuncio dei dirigenti di una Casa del popolo circa la volontà di costituire una band musicale allo scopo di allontanare i giovani dalla strada. Fra i prescelti vi è il sedicenne Dino (Slavko Štimac), che vive con i fratelli, la madre (Mira Banjac) e il padre, convinto comunista fedele al partito (Slobodan Aligrudić).
Per Dino, che sperimenta, fallendo sempre miseramente, l’ipnosi, la vita cambia il giorno in cui Braco (Mirsad Zuli), un malavitoso della zona, gli chiede di ospitare per un certo periodo la sua ragazza (Ljiliana Blagojević), che lavora come spogliarellista in un locale. La giovane, che ha assunto il nome d’arte di Dolly Bell ispirandosi all’entraineuse che compare in Europa di notte di Alessandro Blasetti, si dimostra affettuosa con Dino, iniziandolo alle gioie del sesso e, nonostante venga obbligata da Braco a prostituirsi con gli amici di Dino, aiuterà il giovane a intraprendere il suo personale percorso di crescita.
Un film in cui si percepisce l’affetto che lega il regista al mondo della sua giovinezza
Ti ricordi di Dolly Bell? a suo tempo venne premiato con il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia e fu il film che fece conoscere Emir Kusturica al pubblico occidentale. Kusturica è bravo a raccontare uno spaccato della Jugoslavia di quel tempo. Lo fa con i toni grotteschi e disincantati che lo hanno sempre contraddistinto, utilizzando il microcosmo che ruota intorno a Dino per descrivere una società in rapida trasformazione, grazie all’azione dell’allora presidente Tito che stava intensificando la sua politica di allontanamento dall’orbita sovietica.
I protagonisti vivono la loro quotidianità dibattuti fra il rimanere ancorati alle vecchie tradizioni e alla fede comunista (come il padre di Dino che conduce le discussioni familiari come una sorta di riunione di partito) e il nuovo mondo che sta rapidamente mutando sotto gli stimoli provenienti dall’Occidente e che Kusturica sintetizza con la visione, presso la Casa del popolo, del film di Blasetti con il seno nudo di Dolly Bell che turba ed entusiasma il pubblico maschile e la costituzione della band musicale che suona in continuazione “Ventiquattromila baci” di Adriano Celentano.
È possibile percepire in maniera netta, per tutta la durata del film, la tenerezza con cui Emir Kusturica racconta quel mondo al quale è profondamente legato. Quello della giovinezza vissuta in una città che, di lì a qualche decennio, sarebbe stata travolta dalla devastante guerra civile che ha sconvolto l’intero paese e i suoi abitanti. Ne risulta, così, un’opera non perfetta ma sincera e d’effetto, che deve molto alla tradizione e, soprattutto, all’Amarcorddi Fellini, film che lo stesso Kusturica ha dichiarato di amare incondizionatamente.