50 giorni di cinema Firenze
Fabien Gorgeart e il paradosso di ‘C’est quoi l’amour?’
Super anteprima a France Odeon
Published
2 mesi agoon
Tra i super ospiti dell’edizione numero 17 di France Odeon anche il regista Fabien Gorgeart e l’attrice Laure Calamy per presentare in anteprima il film C’est quoi l’amour?.
Marguerite e Sofiane sono una coppia felicemente sposata che cerca di sopravvivere al caos della figlia adolescente Raphaelle. Ma la loro routine quotidiana viene sconvolta quando l’ex marito di Marguerite, Fred, si presenta con una richiesta urgente e assolutamente assurda: devono divorziare di nuovo… questa volta per annullare il loro matrimonio cattolico! Inizialmente sprezzante, Marguerite acconsente, tuttavia non prende sul serio la procedura. Dopotutto, cosa potrebbe mai andare storto? Il suo atteggiamento superficiale finisce per innescare inavvertitamente una reazione a catena di assurdità burocratiche. Prima che se ne rendano conto, Marguerite, Sofiane, la figlia adolescente Raphaelle, Cloe, la nuova fidanzata di Fred, così come Lea, la figlia adulta di Marguerite e Fred, si imbarcano in un viaggio folle e anticonformista in Vaticano… (Fonte: ufficio stampa)
Nella cornice del festival abbiamo fatto alcune domande a Fabien Gorgeart.
Fabien Gorgeart e il suo C’est quoi l’amour?
Com’è nata l’idea di questo film?
L’idea è nata dal produttore con un altro film che trattava la stessa tematica, ma in modo diverso. Ho fatto una ricerca e un lavoro d’inchiesta, ho incontrato ecclesiastici, sacerdoti, persone che hanno chiesto il processo di annullamento del matrimonio, e ho raccolto del materiale che mi ha permesso di scrivere la sceneggiatura. E in effetti mi sono reso conto che il film veicolava molte tematiche che avevo già apportato in altri miei titoli, come Diane a les épaules e La vrai famile, che era un film che raccontava una storia più personale. Con C’est quoi l’amour? ho cercato di togliermi di dosso l’etichetta di melodramma o dramma in generale e ho provato ad andare verso un’altra tonalità, quella della commedia.
Partendo dall’inizio diciamo che l’amore, oltre che a livello tematico, è presente in ogni momento del film. Fin dalla prima scena si vedono due giovani (che poi scopriamo essere la figlia di Marguerite e il fidanzato) che si baciano e Marguerite li guarda quasi con invidia come a dire che lei non ha vissuto o non sta vivendo questa stessa emozione. Si potrebbe quasi considerare come un riassunto del film stesso.
Sì, e sono molto felice che si percepisca così perché sapevo che il titolo sarebbe andato di pari passo con la questione e bisognava illustrarla nel modo più semplice possibile, ma con una piccola sorpresa. Perché in un certo senso il primo bacio è con uno sfondo generale, e solo dopo capiamo che siamo in un centro commerciale e c’è la madre che guarda. Poi è una storia d’amore che prende molto spazio, e in un certo senso volevo che Raphaelle, la figlia, fosse una sorta di specchio di Marguerite, come a dire che ci potesse essere un parallelismo con quando era giovane, con la storia insieme a Fred, che avevano avuto molto presto. Lei vede sua figlia e le rimprovera che l’amore prende molto spazio nella sua vita, ma alla fine l’amore prende molto spazio anche per lei, nella sua vita. Con questo film voglio dire che l’amore sia forte e presente e che tutti siano in qualche modo toccati dall’amore.
E questa cosa la vediamo nella scena in cui guardano insieme il video del matrimonio di Marguerite. Questo ci porta a pensare che Marguerite sia quella che dovrebbe rispondere alla domanda del titolo, ma in realtà forse è una domanda rivolta a tutti, a tutti i personaggi, ma anche a tutto il pubblico.
Esattamente, avevo voglia di dare l’impressione che il film sarebbe iniziato come una commedia di matrimonio, o una commedia romantica. Mi è sembrata la scelta più giusta, anche se è un genere proprio del cinema americano. Alla fine, a dire la verità, diventa un film corale, nel senso proprio di chiunque a dimostrazione che, come dicevo, l’amore è profondo, e non riguarda solo due persone. L’amore porta una cellula familiare intera che si modifica, cambia. O almeno questo è quello che (mi) raccontavano gli altri miei film, che la cellula familiare cambia anche in funzione del tempo.
La famiglia non è una materia fissa(ta), ma è una materia in movimento, ed è l’amore che genera questi movimenti.
Un amore universale
Non a caso nel tuo film c’è molto amore in tutti i sensi. Vediamo ogni tipo di amore tra chiunque, al di là delle relazioni familiari che nascono di conseguenza. Alla fine considerando matrimonio, separazione, figli, relazioni dei figli e altro ancora, hai descritto un amore universale.
Avevo voglia di divertirmi con tutte le combinazioni possibili e tutte le variazioni possibili. Anche perché sono partito dal fatto che il film si intitola C’est quoi l’amour?.
E la bravura sta nel non fornire una direzione precisa, ma di lasciare la riflessione allo spettatore.
Esatto.
Vorrei tornare sul personaggio di Marguerite che compare inizialmente come colei che spia la figlia che è insieme al fidanzato. All’inizio si vede in un quadro generale, poi si vede che è una ragazza, poi si vede che è la madre. È una descrizione al contrario che, però, rispecchia le contraddizioni di Marguerite e della sua vita. Se dovessi scegliere un aggettivo per descriverla sarebbe caotica e, nonostante l’amore di per sé sia caotico perché scombina i piani, con lei paradossalmente diventa un elemento in grado di portarla sulla retta via, o quantomeno a intraprenderne una.
In effetti, è anche per l’amore per Fred, all’inizio, che prende la decisione di dire che il loro amore non esisteva: un vero e proprio paradosso. Ed è proprio per l’amore per lui che lei gli dice che accetta di provare che il loro amore non esisteva, al punto che comincia a porsi delle domande, fa risorgere il vecchio amore. Lei si perderà anche su ciò che ha sentito, e infatti avevo davvero voglia che la domanda del titolo fosse un interrogativo per tutti.
I quadri spiegati da Fabien Gorgeart
Un aspetto che mi è piaciuto è il tentativo che hai dato ai quadri e ai dipinti che compaiono nel film di comunicare in qualche modo sia con i personaggi stessi che con lo spettatore, quasi come fossero dei messaggi in codice o dei segnali da dare in determinate situazioni.
Avevo voglia che tutto ciò che avrebbe avuto a che fare con la rappresentazione della religione e del religioso, sia i personaggi del prete, sia la pittura, la Vergine Maria, etc., fossero sempre un po’ inseriti a sorpresa, come è stato per me quando ho raccolto il materiale. Per esempio il quadro dell’allattamento mi ha colpito fin da subito, fin da quando l’ho conosciuto la prima volta. Quando l’ho trovato ho ricominciato a scrivere, perché la questione della sessualità è molto presente nella religione ed era interessante trattarla e inserirla nel film. Alla fine il discorso della sessualità è uno dei primi argomenti per vedere se la coppia funziona e anche i preti interrogano le coppie su questo. Quindi la questione della sessualità, anche se non è così presente ed evidente, ho cercato di inserirla in tutti i modi possibili perché lo trovavo divertente.
Com’è stato girare a Roma?
Ci è stata data è stata un’opportunità magnifica che ha dato credibilità alla scena perché solo una sala con quel tipo di magnificenza poteva dare questa credibilità e siamo stati fortunati che il Palazzo Farnese ci abbia permesso di poter girare quella scena. Anche perché è stato complesso girare a Roma a causa del giubileo con lavori dappertutto. Io avevo in mente per esempio la passeggiata in motorino ispirandomi ovviamente a delle scene viste da Bellocchio ma anche da Moretti, ma non ho potuto fare niente di tutto questo. In un certo modo, però, ne sono felice perché Roma doveva essere pensato come un momento meraviglioso anche nella sceneggiatura, un momento di divertimento turistico, invece diventa un momento di frustrazione perché devono sistemare queste pratiche amministrative. Ed ecco perché si vede Roma solo attraverso il vetro della macchina oppure dietro il vetro dell’autobus, in modo tale che non sia così accessibile.